AVVISATE IL BANANA, IL PRIMO IMPEGNO 2014 DI LETTA È LA PROROGA DELLA LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSI: DECADE IL DIVIETO DI CUMULARE LA PROPRIETÀ DI UNA TELEVISIONE CON LA PROPRIETÀ DI UN GIORNALE

Francesco Grignetti per La Stampa

A guardar bene il calendario, il 1 gennaio 2014 porta in pancia una curiosa scadenza: decade il divieto di cumulare la proprietà di una televisione con la proprietà di un giornale. E chi ha in Italia delle reti televisive e potrebbe essere tentato dall'acquistare nuovi giornali? La risposta è una sola. Un imprenditore televisivo che è anche un politico. Il Cavaliere.

Bizantinismi delle norme italiane. Accadeva quasi dieci anni fa, nel 2004, con la legge Gasparri, che fu introdotto un divieto a tempo: il divieto di incrocio fra stampa e tv, ovvero il divieto per un editore televisivo di possedere quotidiani e viceversa. Da allora, di proroga in proroga (l'ultima porta la firma di Mario Monti), il divieto c'è ancora, ma pencola. Scadrebbe con la mezzanotte del 31 dicembre. E però il governo Letta si appresta a congelare nuovamente la situazione.

Nel decreto legge che sarà approvato venerdì dal consiglio dei ministri, infatti, nel cosiddetto decreto Milleproroghe «entrerà una proroga sulla questione relative agli incroci di proprietà», come ha spiegato il premier nella conferenza stampa di ieri.

Letta però su questo fronte vorrebbe fare molto di più. E perciò annuncia: «Non ho alcun dubbio che la questione relativa al conflitto d'interessi entrerà nel patto di governo». È una notizia, anzi una notiziona. Ora che il Cavaliere non è più nel perimetro della maggioranza, e c'è un volitivo Matteo Renzi alla guida del Pd, si riaffaccia nell'agenda di governo un vecchissimo refrain che sembrava definitivamente dimenticato: il conflitto di interessi. E sarà musica per le orecchie della sinistra e dei grillini.

Per il momento, dunque, l'antipasto è legato alla paratia tra carta stampata e televisione che fu innalzata nel 2004. All'epoca Silvio Berlusconi fu costretto a vendere la proprietà del quotidiano «Il Giornale», acquistato a tamburo battente dal fratello Paolo. Il divieto, come detto, sarà ribadito nel Milleproroghe.

E Enrico Letta, nell'annunciarlo, ieri s'è dimostrato anche un po' piccato perché qualcuno aveva sostenuto che il governo stava volutamente traccheggiando su questo versante. Addirittura si insinuava di una voluta dimenticanza. «Chi aveva dubbi su questa cosa - è stata però la risposta risentita del premier - non so a quale presidente del Consiglio pensava. Sono temi a cui fare attenzione perché riguardano tanti temi della nostra vita politica e civile».

Silenzio da parte del diretto interessato, che finora è stato più attento alla partita giudiziaria classica, e che forse non s'aspettava una nuova insidia da questa parte. E silenzio anche da parte dei suoi, i falchi di Forza Italia. Forse distratti dal Natale in arrivo.

Esulta invece alla notizia la Federazione nazionale della stampa italiani, il sindacato dei giornalisti. «L'urgenza di intervento - dice dunque il segretario della Fnsi, Franco Siddi - era stata sottolineata nei giorni scorsi dalla stessa Fnsi e dall'associazionismo democratico risultando, infatti, ancora necessaria, nel sistema italiano, questa condizione minima di tutela del pluralismo, fortemente incrinato dai conflitti d'interesse. La proroga è oggi indispensabile. Una soluzione più definitiva del tema dovrà essere trovata con una nuova legislazione sui conflitti d'interesse nell'informazione».

La Fnsi non farà mancare il suo apporto, annuncia ancora Siddi, attendendo «di vedere questo impegno pienamente compreso nel nuovo Patto di Governo annunciato dal premier nel prossimo mese di gennaio».

 

ENRICO LETTA E BERLUSCONI LETTA E BERLUBERLUSCONI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE MARINA E BERLUSCONIconfalonieri con marina e piersilvio berlusconi

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