I CONTI (DEI PARTITI) SENZA L’OSTE - IN ITALIA NON C’È NESSUNA REGOLAMENTAZIONE DEI PARTITI, EQUIPARATI A SEMPLICI ASSOCIAZIONI DI FATTO COME NEANCHE UNA BOCCIOFILA - POI NON VI LAMENTATE SE ARRIVA LUSI: ALLA CAMERA GIACCIONO PROPOSTE DI LEGGE CHE PREVEDONO UNA SPECIFICA SEZIONE DI CONTROLLO DELLA CORTE DEI CONTI SUI FINANZIAMENTI - DISSE BENE ALDO MORO: “SITUAZIONE TROPPO CONVENIENTE AI PARTITI STESSI PER PENSARE AD UNA SOLUZIONE”…

Alberto Statera per "Affari & Finanza - la Repubblica"

La grottesca stangata del senatore Luigi Lusi, tesoriere della Margherita oggi nel Pd, che sottrae 13 milioni di euro a un partito che non c'è più senza che nessuno mostri di accorgersene, certifica l'ennesima anomalo paradosso dell'Italia: una partitocrazia senza partiti. Perché da noi, al contrario che nel resto d'Europa, i partiti sono una specie di fantasmi giuridici.

Sono semplici associazioni di fatto, assimilate ad associazioni non riconosciute, prive di personalità giuridica. Come neanche una bocciofila. Per cui al loro interno può capitare di tutto: minoranze che espellono maggioranze, contratti arronzati, tesseramenti e conti fasulli. Ciò che, secondo il giudice Davigo, il quale fu protagonista della stagione di Mani Pulite, ha contribuito a produrre la prima Tangentopoli, che nei successivi vent'anni e fino ad oggi si è esponenzialmente moltiplicata.

L'anomalia è vecchia di più di sessant'anni per la mancata attuazione all'articolo 49 della Costituzione con la regolamentazione dei partiti politici, un sistema di norme che ne dovrebbe disciplinarne lo stato giuridico. "Non la legge deve dettare queste norme tuonò Palmiro Togliatti nel 1946 ma solo la Costituzione deve fissare lo sviluppo pacifico della lotta nel paese".

E così l'Assemblea costituente sancì il diritto dei cittadini ad associarsi in partiti politici senza alcun riferimento all'organizzazione interna, né all'attribuzione di competenze costituzionali, né al rinvio della loro disciplina alla legge statale.
Allora c'erano evidenti ragioni storiche per questa scelta: il recente ventennio di dittatura fascista con il partito unico. Ma nel mezzo secolo e più successivo, ogni tentativo di fare una legge e sono stati decine è andato fallito.

Ne spiegò la ragione Aldo Moro, quando disse in Parlamento: "Il riconoscimento della funzione costituzionale dei partiti presuppone la soluzione del problema della personalità giuridica che ad essi non è stata ancora riconosciuta, ma mai è stato posto rimedio ad una situazione troppo conveniente ai partiti stessi per pensare ad una soluzione".

Alla Camera giacciono in questa legislatura numerose proposte di legge di natura giuridica che sono state censite dal Servizio studi di Montecitorio. Sono firmate da deputati di vari schieramenti, tra i quali Castagnetti, Turco, Pisicchio, Briguglio, Sposetti, Veltroni. Definiscono il riconoscimento giuridico dei partiti e la regolamentazione del loro funzionamento. Alcune contengono una delega per l'emanazione di un testo unico delle leggi sulla disciplina e il finanziamento dei partiti, la creazione di fondazioni politicoculturali collaterali, come in Germania, e anche l'istituzione di una specifica sezione di controllo della Corte dei conti.

Non saranno magari il massimo della vita, ma potrebbero essere la base per un lavoro serio in un paese serio. Ma come diceva Moro la situazione attuale è troppo conveniente per i partiti stessi e per i Lusi che li popolano. Per cui rimarranno nei cassetti. Con buona pace di una possibile rifondazione del patto ormai rotto tra politica e società civile.

 

LUSIPALMIRO TOGLIATTI IN OSPEDALE DOPO L ATTENTATO DI LUGLIO FOTO ANSA Aldo Moro

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