giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini mes meccanismo europeo di stabilita

IN MEDIAS MES – L'UNICO MODO PER SFANGARE LA MANOVRA È NEGOZIARE CON L’EUROPA UNA DEROGA AL VECCHIO PATTO DI STABILITÀ, CHE, SENZA UN ACCORDO SULLA RIFORMA, TORNERÀ IN VIGORE A GENNAIO: IL GOVERNO, PER CONVINCERE L'UE, POTREBBE RICICCIARE L’APPROVAZIONE DEL MES. LA MELONI A FINE GIUGNO AVEVA SPOSTATO IN AVANTI LA RATIFICA DEL FONDO SALVA STATI, MA ORA POTREBBE TIRARLA FUORI DAL CILINDRO. È L'ULTIMO TABÙ PER LA DUCETTA E SOPRATTUTTO PER SALVINI, CHE PER ANNI CI HA SBOMBALLATO CON LA RETORICA NO-EURO

Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

[…] I tre partiti di governo, e lo stesso ministro dell’Economia, si sono ormai convinti che per avere lo spazio necessario, portando il deficit oltre il 4%, serve una deroga al vecchio Patto di stabilità, che dopo la sospensione Covid ripartirà dal 2024, o un Patto diverso entro la fine dell’anno. Comunque bisognerà negoziare in Europa e in campo, adesso, potrebbe ritornare anche il Mes, il fondo anti crisi europeo che aspetta solo il via libera italiano, e che Giorgia Meloni ha strategicamente accantonato all’inizio dell’estate.

 

Prima di giovedì, quando Giancarlo Giorgetti presenterà in Consiglio dei ministri la Nadef […], dovrebbe esserci un vertice politico tra gli alleati di governo, sollecitato soprattutto da Forza Italia. Dovrebbe servire per pianificare la strategia del negoziato con l’Europa, e per avere contezza dei numeri definitivi […]. Il primo è quello della spesa per i bonus edilizi, soggetta a una valutazione di Eurostat che potrebbe cambiare tutto il quadro dei conti pubblici dei prossimi anni.

 

PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO

Il parere è atteso con ansia. […] Oggi i bonus sono tutti contati nella spesa pubblica dell’anno in cui sono stati concessi, e sono già costati 90 miliardi sul deficit 20202022. Quest’anno, se il criterio di Eurostat sarà confermato, i bonus del 2023 appesantiranno il deficit pubblico di almeno un punto di Pil, dal 4,5 al 5,5%. Venti miliardi, se va bene, più del previsto, ma si scaricherebbero “una tantum” sul 2023.

 

Se cambiasse il criterio, e questo è l’incubo di questi giorni dei vertici di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, avremmo meno deficit quest’anno e di più nei prossimi, col risultato di ridurre ancora gli spazi della finanza pubblica. E ridimensionare i programmi del governo. L’attesa del parere, e il solo fatto che a pochi giorni dal varo la manovra 2024 balli ancora per l’incertezza delle regole contabili europee, è un motivo in più secondo la maggioranza per stringere il negoziato con la Ue sulle regole del Patto di stabilità. E di rimettere in campo a scopo negoziale anche il Mes, già approvato da tutti gli altri paesi Ue, e che Giorgia Meloni a fine giugno aveva messo da parte.

 

matteo salvini claudio borghi

«Non è il momento di approvarlo» disse allora la premier parlando alla Camera. «L’interesse dell’Italia è affrontare il negoziato con un approccio a pacchetto nel quale le regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso, nel rispetto dell’interesse nazionale». Secondo il ministro degli Esteri e vice premier, Antonio Tajani, quel momento sarebbe arrivato. E ormai lo considera quasi ineludibile anche il ministro dell’Economia, che una settimana fa all’Ecofin in Spagna ha dovuto ammettere con qualche imbarazzo che non c’è ancora una maggioranza parlamentare in Italia per approvare l’accordo sul Mes.

 

claudio borghi matteo salvini alberto bagnai

Tajani è sempre stato favorevole e finora si è solo adeguato alla maggioranza. Anche Giorgetti, però, ha fatto capire che il Meccanismo europeo di stabilità non è poi così pericoloso e che, anzi, ha forse più vantaggi che svantaggi. Altra convinzione di Tajani e del ministro dell’Economia, meno degli irriducibili della Lega, è che la miglior cosa da fare, in questo momento, sia rafforzare la credibilità del Paese nei confronti delle istituzioni e dei mercati finanziari. La prima evidenza da rivendicare, in questo senso, è la completa riformulazione della tassa sugli extraprofitti delle banche, passata da «un’estorsione», così la chiamò un banchiere, a un incentivo al loro rafforzamento, in linea con le indicazioni della Bce. […]

SALVINI CONTRO L EUROmatteo salvini claudio borghi foto di bacco giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini salvini europeista meme 12giancarlo giorgetti e matteo salvini

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…