ARRIBA ARRIBA LA PODEMOS DI DESTRA - IN SPAGNA HA SUCCESSO UN NUOVO PARTITO DI MODERATI INDIGNATI CON UN PROGRAMMA ANTI-TASSE E ANTI-CASTA - BIPARTITISMO ADDIO: LA CORSA ORA É QUATTRO
Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”
A fare politica si comincia la mattina, davanti all’armadio di casa. Per le signore la questione è complessa di natura, gli uomini invece, sino a ieri, si limitavano a fare ideologia con il colore della cravatta. Oggi, però, le scelte maschili si sono moltiplicate come i biscotti per la colazione.
Archiviati i funesti velluti alla Bertinotti, l’ homus di estrema sinistra ha a disposizione le camicie fantasia del ministro greco Bruce Willis-Varoufakis, quelle stropicciate dello spagnolo Pablo Iglesias, leader di Podemos, ma anche quelle con maglietta della salute a vista di Maurizio Landini o le classiche, ma rigorosamente senza cravatta, del premier greco Alexis Tsipras.
A destra le opzioni erano fino a pochi mesi fa più limitate. La bandana di Silvio Berlusconi e le T-shirt sudate di Nicolas Sarkozy non hanno mai davvero sfondato, mentre promettevano bene solo le magliette con stampe d’occasione di Matteo Salvini. Attenzione però, perché dalla Spagna è in arrivo un nuovo modello adatto ad una destra che si considera sensata, ma non compromessa con i sacrifici degli ultimi anni, liberale e antitasse e, soprattutto, anti casta. È il centrodestra di «Ciutadans» (Cittadini), che da partitino nato a Barcellona in risposta all’indipendentismo catalano, è diventato «Ciudadanos» e punta in questo lungo anno elettorale spagnolo a diventare un Podemos di destra, la risposta all’indignazione dei ceti medi.
Il leader di Ciudadanos si chiama Albert Rivera, ha 35 anni, e sembra avere tutto quel che serve per sfondare: è fresco, è bello, ha una vita su Internet, parla in modo comprensibile di problemi reali e non ha processi per corruzione in vista. Lo specchio aiuta. Jeans, giacca, cravatta a giorni alterni e taglio di capelli da avvocato per distinguersi bene da quel Pablo Iglesias di Podemos che con la coda di cavallo acchiappa i nostalgici delle estati in campeggio libero sulla spiaggia. Rivera no. Rivera è ordinato, sbarbato, tutt’altra classe sociale, all’apparenza. Borghese, si sarebbe detto una volta. E orgoglioso di esserlo fa capire il bel Rivera.
Podemos e Ciudadanos nascono dal medesimo brodo di coltura: la crisi economica che svela come i partiti tradizionali quando sono al governo applichino le stesse sgradevoli ricette sia che si dicano rossi o che si dicano neri. Podemos e Ciudadanos in Spagna, i Cinque Stelle o la nuova Lega in Italia, Syriza in Grecia, invece, non hanno avuto di questi problemi perché finora non hanno mai tenuto il volante o quando l’hanno fatto hanno finto che fosse di qualcun altro.
Solo Atene rischia di rompere l’incanto con la vittoria di gennaio e sotto l’Acropoli c’è un gran dibattito su come e quanto litigare con chi ha i miliardi che potrebbero servire, ma chiede in cambio la solita austerity. Il bivio per i greci si avvicina. In Spagna e ancora di più in Italia invece la prova del fuoco è lontana e le proposte politiche si sbizzarriscono in promesse e ipotesi a piacere. Podemos ha cominciato poco più di un anno fa e veleggia attorno al 25% delle intenzioni di voto. Ciudadanos ha abbandonato il piccolo ring catalano per l’agone nazionale da pochi mesi e alcuni sondaggi lo vedono attorno al 10%.
Il quarantennale bipartitismo spagnolo, l’alternanza de facto tra Partido Popular (Pp) e Partito socialista (Psoe), è allo stremo. Podemos e Ciudadanos rischiano di annichilire le piccole formazioni che sono sempre sopravvissute all’ombra dei due giganti e contemporaneamente rubare consensi a Pp e Psoe. Ciudadanos si farà le ossa nei diversi voti regionali di quest’anno e punterà alto alle Politiche di fine anno. Rivera fa sul serio e molto sul serio lo prendono tv e stampa spagnola.
Per il suo programma economico, la giovane promessa della destra moderata ha arruolato due guru come Luis Garicano (London School of Economics) e Manuel Conthe (ex presidente della Consob iberica). Il risultato è una sintesi liberal-social-riformista che dice «solo noi sappiamo come cambiare il sistema per rimanere protetti dal welfare e continuare a sperare di diventare ricchi». I problemi per ora sono degli altri, di quelli che le riforme giuste non riescono a farle eppure entrano ed escono dal Parlamento, dai ministeri, dagli aerei di Stato. Sempre noiosamente in giacca e cravatta.
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