INCANDIDABILITÀ: FATTA (MALE) LA LEGGE SEVERINO, I BERLUSCONES CERCANO (INVANO?) L’INGANNO

Flavia Amabile per "La Stampa"

Ma alla fine Berlusconi è candidabile oppure no? Da giorni questo dubbio è l'incubo e la speranza dei diversi versanti della politica italiana, e ognuno porta a sostegno della propria tesi una diversa interpretazione giuridica.

Netta, la posizione di Dario Stefàno, di Sel e presidente della Giunta per le elezioni del Senato. «I tempi della Giunta dipendono dalle decisioni del relatore - spiega in un'intervista a radio Capital - ma questo cambierà di poco, una settimana in più o in meno, a settembre. Poi l'aula voterà entro il mese di ottobre».

Se, invece, il governo cadesse prima del voto del Senato, Berlusconi potrebbe candidarsi alle prossime elezioni? «Assolutamente no risponde Stefàno - la Giunta decide sulla decadenza dall'attuale mandato. In ogni caso la legge Severino introduce un argomento che sarà ineludibile e a me sembra impossibile che gli organi preposti alla validazione del risultato elettorale, in primis la Corte di Appello, possa validare l'elezione di uno che incorre nelle prescrizioni della legge Severino. Alle ultime amministrative la legge è già stata applicata, vedi il caso di 'Tarzan', Andrea Alzetta, di Sel, dichiarato non proclamabile dopo l'elezione in consiglio comunale a Roma».

Per quel che riguarda il calendario, Stefàno spiega che la riunione che discuterà di Berlusconi è stata fissata per il 9 settembre, ma il 4 settembre si terrà l'ufficio di presidenza «per decidere orari e modalità della seduta, che sarà lunga».

Gli risponde Francesco Nitto Palma, presidente della Commissione Giustizia del Senato (Pdl) che non smentisce le parole del senatore di Sel ma ventila anche la possibilità di un ricorso al Tar: «La legge Severino prevede le categorie di incandidabilità che riguardano quei soggetti incorsi in una condanna e, nell'eventualità si verifichi nel corso del mandato parlamentare, la decadenza. Qualora l'aula non si dovesse pronunciare sulla decadenza in ragione dell'eventuale caduta del governo e dello scioglimento del parlamento, la Corte d'Appello potrebbe assumere il provvedimento indicato, fermo restando che comunque sarebbe percorribile un ricorso al Tar nel cui ambito si possono sollevare tutte le questioni giuridiche già sollevate in giunta».

Secondo l'ex ministro della Giustizia, insomma, quando ci si trova in una situazione di incandidabilità la Corte d'Appello può decidere la sospensione dalle liste elettorali, «ma si può agire davanti al giudice amministrativo e avanzare tutte le questioni giuridiche che sono già state avanzate o che verranno avanzate davanti alla Giunta per le Elezioni».

Di avviso ancora diverso il vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli: «Mi spiace ma sono in completo disaccordo sia con Stefano, che sostiene l'impossibilità della candidatura di Silvio Berlusconi a future elezioni politiche, sia con Palma quando afferma che sull'ammissibilità della candidatura di Berlusconi giudicherebbe la Corte d'Appello e, nel caso di ricorso, il Tar».

Dal suo punto di vista la Legge Severino, «come tutte quelle del governo Monti, è solo una legge manifesto incompleta. Nel vuoto della legge Severino vale solo l'articolo 66 della Costituzione che attribuisce a ciascuna Camera il giudizio sui titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità».

 

 

ANTI BERLUSCONI DAVANTI ALLA CASSAZIONE DARIO STEFANOFrancesco Nitto Palma ROBERTO CALDEROLI CASA jpegTribunale amministrativo Regionale del Lazio IL RITORNO DEI MANIFESTI DI FORZA ITALIA

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