OCCUPY HOTEL! - “IL GIORNALE” GODE E RILANCIA DUE NOTIZIE ANTI-INDIGNADOS: LA PRIMA È CHE IL “NEW YORK POST” HA BECCATO DUE LEADER DI OCCUPY WALL STREET A DORMIRE IN HOTEL DA 500 € A NOTTE (DI GIORNO I CORI, DI SERA SIGNORI) - LA SECONDA È CHE SAVIANO HA PARLATO A NEW YORK MA SE N’È ACCORTA SOLO LA STAMPA ITALIANA: SUI GIORNALI USA “NEMMENO UN TRAFILETTO TRA LE BREVI DI CRONACA. MA ‘REPUBBLICA’ NON HA SAPUTO RESISTERE: “SAVIANO STREGA ZUCCOTTI PARK”...

1 - INDIGNADOS CON SUITE DA 500 EURO A NOTTE
Giorgio C. Morelli per "il Giornale"

Di giorno sono intenti a protestare assieme a migliaia di indignados contro il capitalismo e Wall Street e a rilasciare interviste e comunicati in quel circo mediatico che si chiama Zuccotti Park. Sono i leader di punta di Occupy Wall Street, quindi devono avere il corpo riposato e la mente fresca per pensare e studiare strategie di disobbedienza civile in modo da mandare in tilt il traffico di Manhattan. E soprattutto devono inventarsi ogni giorno azioni non violente per far impazzire i poliziotti newyorchesi e attirare l'attenzione delle televisioni di mezzo mondo.

La sera, però, i leader di Occupy Wall Street lasciano i loro amici indignados a protestare al freddo nelle strade, nelle stazioni della metropolitana o sui ponti e si ritirano in hotel a cinque stelle per concedersi un meritato riposo in suite da 500 e anche da 700 dollari a notte.

I due leader beccati a trascorrere le notti all'elegante W Hotel, a due passi da Wall Street, sono il 24enne Brad Spitzer, un top manager della Deloitte (multinazionale di consulenza finanziaria e risk management) e l'artista Peter Dutro, di anni 35, il quale è uno dei cassieri che amministra i 500mila dollari di donazioni che finora Occupy Wall Street ha ricevuto da ogni angolo degli States.

Il giovane Spitzer, che sembra godere di uno stipendio intorno ai 200mila dollari, pizzicato ieri dai giornalisti del New York Post all'interno del W Hotel non ha fatto una piega: «Ero stanco e avevo bisogno di una doccia. Inoltre la camera l'ho pagata con i miei soldi ed era la prima notte che ho trascorso in albergo».

Brad non è un ipocrita né un egoista e prima di andare a letto, sabato sera, si è fatto un largo giro per Manhattan per controllare che agli altri amici indignados non mancasse nulla: «Ho girato per le chiese e per i rifugi di fortuna dove gli altri ragazzi trascorrono la notte, ho portato cibo e bevande calde.

Poi sono rientrato in hotel perché ero stanchissimo», ha spiegato il top manager della Deloitte, il quale ha la sua sede di lavoro a Los Angeles dove guadagna migliaia di dollari al giorno, per poi trascorrere a Manhattan le sue vacanze a Zuccotti Park dove protesta contro Wall Street. Per intenderci, protesta da due mesi di fila contro quelle multinazionali alle quali il giovane Brad dà consulenza finanziaria.

E il top manager della Deloitte, per non farsi mancare nulla, è un habitué del W Hotel, come hanno scoperto i giornalisti del New York Post: porta avanti la regia di Occupy Wall Street da una suite da 500 dollari a notte, tra lussi e confort di ogni genere. E secondo il personale dell'hotel dividerebbe la camera con altri ragazzi, ogni sera invitando qualcuno. Anche se Brad ha detto di aver ospitato solo un blogger.

Diversa è la storia di Peter Dutro che si occupa delle casse di Occupy Wall Street. È un artista piuttosto famoso, vive a Brooklyn, a pochi minuti di metropolitana da Zuccotti Park. Il suo appartamento dista meno di 15 minuti di taxi da Wall Street. Ma la sera Peter è stanco, non riesce neppure per la fatica a prendere il taxi e si rifugia al vicino W Hotel così la mattina in pochi minuti è gia in pista a protestare.

«Pago la camera di tasca mia, cosa c'è di male! Ero stanco e poi ho invitato altri ragazzi a dividere con me la suite... » ha risposto l'artista di Brooklyn ai segugi del New York Post , i quali lasciano cadere il sospetto che il «cassiere» di Occupy Wall Street possa aver usato a scopo personali i tanti dollari che deve amministrare per i ragazzi di Zuccotti Park.

Lui si è difeso: «Le donazioni che riceviamo vengono distribuiti a tutti quei ragazzi che ne hanno bisogno. Ho trascorso al W Hotel una sola notte, lo scorso venerdì, quando abbiamo deciso di organizzare la marcia per occupare il Ponte di Brooklyn. Non ho segui­to gli altri ragazzi perché non volevo essere arrestato di nuovo e ho scelto di andare in albergo». Un ragionamento che non fa una piega.

«E prima di andare a letto, ho gira­to per i vari rifugi per portare cibo e sigarette ai ragazzi», ha aggiunto seccato l'artista di Brooklyn. Ma come mai è finito proprio in una camera da 700 dollari? «È l'unica che ho trovato». Protestare di giorno è trendy. Ma di notte la temperatura a Manhattan scende anche sotto lo zero, quindi è meglio rifugiarsi al W Hotel o anche al Marriott (dove vanno a dormire altri leader di Occupy Wall Street) perché sono alberghi che distano poche centinaia di metri dallo Zuccotti Park e da Wall Street. Così la mattina in pochi minuti si è già in pista a protestare.


2 - SAVIANO GURU A ZUCCOTTI PARK, MA SOLO PER «REPUBBLICA»
IL SUO VIAGGIO IGNORATO DAI MEDIA USA. INVECE PER QUELLI ITALIANI È UN EVENTO
Andrea Cuomo per "il Giornale"

La scorribanda americana di Roberto Saviano elettrizza la stampa italiana ma lascia indifferente quella newyorkese. Nemmeno un trafiletto tra le brevi di cronaca: basta perdere qualche minuto sui siti del New York Times, del New York Post, del
Daily News e del Wall Street Journal per avere il brivido del nulla assoluto. Nessun riferimento alle prove tecniche di Saviano da leader internazionale della protesta, a meno che non fosse davvero ben nascosto. Insomma, una non notizia.

Certo, un po' deve essere la stanchezza della stampa locale per l'eterno campeggio degli indignati a Zuccotti Park, che continuano a protestare di giorno nel giardino a due passi da Wall Street dopo che la polizia ha sgomberato il bivacco notturno qualche giorno fa. Ma molto è che nella Grande Mela di quel ragazzo pelato e un po' spiritato con il giubbotto arancione, il cui libro, negli States ribattezzato Gomorrah , non ha mai scalato le classifiche di vendita, interessa davvero poco. Così come interessano poco i suoi sermoni sulla situazione politica italiana, sempre monocraticamente imperniati su Silvio Berlusconi anche ora che quest'ultimo non è più presidente del consiglio.

Così il blitz con scorta al seguito dello scrittore napoletano in America è diventato un evento mediatico soltanto in Italia, dove i suoi corifei hanno sempre una pagina pronta. Corrispondenti e inviati a New York hanno seguito per filo e per segno il piccolo comizio di Saviano, al quale la pratica del microfono umano- l'abitudine nata dalla mancanza di amplificazione a Zuccotti Park di ripetere in coro gli interventi dello speaker di turno, che fa delle pause strategiche nel suo speech- ha donato un ipnotico andamento salmodiante da messa laica con il quale perfino in Italia nessuno aveva mai pensato di abbigliare i discorsi televisivi dello scrittore anticamorra.

Nessuno tra i giornalisti italiani presenti all'evento ha potuto onestamente raccontare di folle oceaniche giunte ad ascoltare il profeta italiano che narra delle mafie. Anzi, qualcuno ha ammesso pure che tra addobbatori di alberi natalizi e jogger del sabato in quel fazzoletto di erba molto calpestata c'erano soprattutto turisti italiani curiosi. Eppure Repubblica , per cui Saviano è un santo laico, non ha saputo resistere all'iperbole:«Saviano strega Occupy Wall Street», azzarda nell'edizione cartacea di ieri il quotidiano di largo Fochetti.

E sul sito gioca anche sull'equilibrismo giornalistico, ai limiti della patacca: in un video di 2'05" l'audio del discorso newyorchese di Saviano viene infatti accompagnato da una serie di fermi immagine. All'inizio e alla fine c'è Saviano effettivamente a Zuccotti Park. In mezzo tanti scatti degli ultimi due mesi di protesta, alcuni dei quali mostrano folle oceaniche. Qualche anima bella può così pensare che fossero lì per lo scrittore di Gomorra . Ma purtroppo per i savianologi, l'unica cosa che gli States hanno aggiunto al mito dello scrittore campano è un'acca al titolo del suo libro più noto.

 

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