INGHILTERRA, SI’ ALLE NOZZE GAY: CAMERON HA PRESO I TORY PER LE CORNA
Enrico Franceschini per "La Repubblica"
Anche i lord sono per il matrimonio gay: la camera alta del parlamento britannico, quella in cui un tempo sedevano i pari del regno, l'aristocrazia feudale, e che ancora oggi è considerata più tradizionalista, ha votato a larga maggioranza a favore della legge sulle nozze omosessuali.
Già approvato alla camera dei Comuni, sia pure dopo una dura battaglia, il provvedimento ha ora superato la prima e la seconda lettura anche alla Camera dei Lord, dove ieri è stato bocciato un emendamento che avrebbe ucciso la legge. La terza e definitiva lettura a questo punto non dovrebbe essere un problema, dopodiché mancherà solo il sigillo della regina, ma nemmeno Elisabetta II sembra intenzionata a resistere a questa rivoluzione del costume, dei rapporti e del diritto di famiglia.
Proprio ieri Sua Maestà ha celebrato il 60esimo anniversario della sua incoronazione con una solenne cerimonia all'abbazia di Westminster: difficilmente avrebbe potuto immaginare, quando nel 1953 le misero la corona in testa, che forse già questa estate da qualche parte dell'Inghilterra due uomini, o due donne, saranno i primi a sposarsi in questo paese con lo stesso rito con cui si erano sempre sposati gli innamorati di sesso diverso.
L'emendamento killer è stato cancellato dai lord con 390 voti a favore e 148 contrari, ben al di sopra della maggioranza minima richiesta di 242 voti. Ma ha spaccato ancora una volta la coalizione di governo, perché a favore hanno votato compatti i laburisti, i liberal-democratici (partner dei conservatori nel governo) e solo una piccola parte dei Tory.
Molti membri del partito di governo si sono ribellati, come era già successo alla camera dei Comuni, a una riforma che giudicano un "tradimento" dell'identità e dei valori conservatori. «Questa legge sconvolge secoli di tradizione e il volere dell'opinione pubblica, oltre che il parere dei nostri leader religiosi », ha tuonato lord Dear, uno degli oppositori del progetto.
Contro il quale, in effetti, si è schierato anche l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, avanzato e aperto su tante questioni, ma non sul matrimonio gay, che «rischia di indebolire l'istituto del matrimonio anziché rafforzarlo», ha detto dal seggio che occupa, come tutti i suoi predecessori nel ruolo di leader spirituale della Chiesa anglicana, alla Camera dei Lord. Ma non è servito.
La Gran Bretagna si sente matura per una svolta che era auspicata dal Labour di Tony Blair ma viene ora portata avanti da un primo ministro conservatore come David Cameron, un po' per intima convinzione, un po' nella speranza di pescare voti nel campo avverso grazie a questa iniziativa. Che gli ha creato, tuttavia, una rivolta nel suo stesso partito e che, sommata alle ansie sull'economia nazionale, secondo alcuni commentatori potrebbe contribuire a fargli perdere la leadership dei Tory.
DAVID CAMERON IN UNA SCUOLA DAVID CAMERON CON JACOB ZUMA DAVID CAMERON E MANMOAN SINGH jpeggayTONY BLAIR