“INTER CAMPIONE, VOTA SARDONE” – NON SOLO VANNACCI, L’ESTRO DA CAMPAGNA ELETTORALE RAGGIUNGE VETTE INESPLORATE NEL CARROCCIO - SUSANNA CECCARDI FA LA “PUBBLICITÀ COMPARATIVA” CON ILARIA SALIS (“O ME O LEI”) – NON E’ DA MENO RENZI CHE PARAGONA I SUOI 80 EURO CON I 100 ANNUNCIATI DAL GOVERNO MELONI - CALENDA MITO DEGLI AUTOSTOPPISTI, IL M5S PER LA PRIMA VOLTA NON EVOCA GRILLO (MA QUEL “CONTE CONTA” HA VAGHE ASSONANZE CON “LA SERVA SERVE” DI TOTÒ)
Tommaso Labate per roma.corriere.it - Estratti
Adesso succede di tutto. Persino che Giorgia Meloni, ovviamente a sua insaputa, diventi testimonial della campagna elettorale di Matteo Renzi. Per lanciare il suo canale WhatsApp l’ex presidente del Consiglio — ultimo della lista degli Stati Uniti d’Europa nelle quattro circoscrizioni in cui il senatore ha deciso di presentarsi — ha pubblicato una vecchia foto sui banchi del governo alla Camera dove alle sue spalle si vede Meloni. «I miei 80 euro, i suoi 100 euro», è il titolo-esca del post.
Chissà se quella in vista delle Europee dell’8 e 9 giugno 2024 sarà ricordata come la campagna elettorale delle pubblicità comparative.
E visto che anche le pubblicità comparative non sono tutte uguali, chissà se e quanto farà scuola in futuro la scelta della leghista Susanna Ceccardi di mettere a fianco le sue foto professionali e rifinite all’interno del Parlamento europeo con i primi piani di un’Ilaria Salis col volto provato da oltre un anno di detenzione in un carcere ungherese.
Slogan: «O me... O lei» (il giochino è stato ripetuto anche con due foto prese a casaccio dal web che ritraggono Elly Schlein e Lucia Annunziata, lo slogan è sempre «O me… O lei», e se a condividere sui social la campagna sono stati più gli avversari della Lega che non i leghisti, ecco, qualcosa tutto questo vorrà dire).
Sarà merito o colpa del fatto che l’attenzione di tutti è puntata sulle mosse del generale Vannacci, sta di fatto che dentro il Carroccio l’estro da campagna elettorale sta raggiungendo vette praticamente inesplorate.
Dimentica del fatto che in campagna elettorale il calcio è materiale pericolosissimo e da maneggiare con cautela, soprattutto se di mezzo c’è un derby, l’uscente Silvia Sardone ha raccolto l’assist dello scudetto conquistato dall’Inter e s’è palesata con una vecchissima maglia dei nerazzurri in un manifesto con la scritta «Inter campione, vota Sardone»
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Nascono evidentemente così manifesti come «Ignoralo» (dedicato a un riconoscibilissimo generale Vannacci, che l’ha trasformato in una maglietta con cui s’è pure presentato in tv) e la super-didascalica campagna comparativa riferita al partito della presidente del Consiglio, «Si scrive Giorgia/si legge novax, omofobi, pistoleri, misogini», che richiede all’elettore lo sforzo titanico di ricordarsi quantomeno un caso di cronaca per ciascuno degli aggettivi («Pistoleri» rimanda con tutta evidenza al veglione biellese col sottosegretario Delmastro e l’onorevole Pozzolo, sul resto vale la risposta multipla, che comunque travalica i confini di Fratelli d’Italia).
Archiviata l’abusata pratica di presentarsi a sorpresa nella dimora di elettori a caso con l’obiettivo di scroccare un caffè o piatto di spaghetti, che andava molto di moda nel decennio passato e che è stata trasversale a destra e sinistra, oggi il candidato torna a offrire lui qualcosa che non sia una visita a casa: è il caso di Carlo Calenda, che offre passaggi in macchina col suo «BlaBlaCarl» in cambio dell’ascolto delle sue proposte politiche, della tolleranza rispetto a qualche tiro di sigaretta ogni tanto e al massimo di un caffè (la benzina è a carico suo, il pedaggio anche).
Forza Italia celebra come può il mito di Silvio Berlusconi mentre nella comunicazione del Movimento 5 Stelle, ed è la prima volta, scompaiono (per ora) tutti i rimandi a Beppe Grillo, che è come se fosse evaporato: come in una versione riveduta e corretta del vecchio spot sulla macchina che piaceva alla gente che piaceva, tutti gli slogan di Conte sono attorno all’«Italia che conta».
«Conte conta» ha anche vaghe assonanze con «la serva serve» di Totò. Il tempo in cui si contava l’uno che valeva uno, insomma, non c’è più.
conteMANIFESTI ELETTORALI DI GIORGIA MELONI PER LE EUROPEE