SE VOLETE RISOLVERE LA CRISI UCRAINA, DATE IL DOSSIER A HENRY KISSINGER: “BISOGNA AFFRONTARE LA QUESTIONE DELLA FINE DELLA GUERRA IN TERMINI DI OBIETTIVI POLITICI E NON SOLO MILITARI: NON SI PUÒ CONTINUARE A COMBATTERE SENZA UN OBIETTIVO - VA SCONFITTA L'INVASIONE DELL'UCRAINA, NON LA RUSSIA COME STATO E COME ENTITÀ STORICA. DOVREBBE ESSERE LA MISSIONE DELLA DIPLOMAZIA OCCIDENTALE E DI QUELLA RUSSA DI TORNARE AL CORSO STORICO PER CUI LA RUSSIA È PARTE DEL SISTEMA EUROPEO. L'OCCIDENTE È STATO POCO SENSIBILE AD OFFRIRE L'INGRESSO NELLA NATO ALL'UCRAINA, PERCHÉ HA..."
Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
Henry Kissinger e Vladimir Putin
Hanno il respiro della grande Storia le parole di Henry Kissinger: ormai giunto a 99 anni, l'artefice di gran parte della politica estera americana del Novecento è probabilmente il più grande statista vivente. E dunque il suo giudizio su quanto accade oggi nel mondo va ascoltato con attenzione, proferito dalla sua voce lenta e profonda che non ha perso quell'accento tedesco delle origini.
L'occasione è l'uscita del suo ultimo libro, «Leadership», in cui Kissinger tratteggia sei esempi di capacità di guida politica - da Adenauer a De Gaulle, da Nixon a Sadat, da Lee Kwan Yew a Margaret Thatcher - che lui ha illustrato ieri, via Zoom, ai corrispondenti della capitale britannica. Tutti personaggi che ha conosciuto di persona: così come ha avuto esperienza diretta di Vladimir Putin, che fu ospite - racconta - a cena a casa sua a Washington.
«Rispettavo la sua intelligenza - rammenta Kissinger del presidente russo - era un attento calcolatore dal punto di vista di una società che lui interpretava come sotto assedio da parte del resto del mondo. L'ho trovato un intelligente analista della situazione internazionale dal punto di vista russo: che rimarrà tale e che dovrà essere considerato quando la guerra finirà». Perché questo è il punto centrale del suo ragionamento: va sconfitta l'invasione dell'Ucraina, «non la Russia come Stato e come entità storica».
E dunque, quando le armi alla fine taceranno, «la questione del rapporto fra Russia ed Europa andrà presa molto seriamente». Il presupposto. sottolinea Kissinger, è che la Russia è stata parte della storia europea per cinquecento anni, è stata coinvolta in tutte le grandi crisi e «in alcuni dei grandi trionfi della storia europea»: e pertanto «dovrebbe essere la missione della diplomazia occidentale e di quella russa di tornare al corso storico per cui la Russia è parte del sistema europeo. La Russia deve svolgere un ruolo importante».
Il che è un modo per rispondere alla domanda su come la Russia vedrà se stessa, «come una estensione dell'Europa o come un'estensione dll'Asia ai margini dell'Europa». Kissinger si è detto sorpreso dalla dimensione dell'attacco russo all'Ucraina e, seppure non ci sia nulla che lo giustifichi, trova che «l'Occidente è stato poco sensibile ad offrire l'ingresso nella Nato all'Ucraina, perché questo significava che tutta l'area tra il muro di Berlino e il confine russo sarebbe stata riempita dalla Nato, inclusi i territori da cui nella storia sono state lanciate aggressioni contro la Russia».
Ma ora bisogna guardare a come porre fine al conflitto: «Stiamo arrivando a un momento - afferma - in cui bisogna affrontare la questione della fine della guerra in termini di obiettivi politici altrettanto che militari: non si può semplicemente continuare a combattere senza un obiettivo».
Kissinger però nega di aver consigliato a Zelensky di cedere territori in cambio della pace, come gli è stato attribuito: lui distingue fra Crimea e Donbass, annessi nel 2014 «con l'acquiescenza di Europa e America», e i territori occupati dai russi dopo l'invasione del 24 febbraio: «Se l'Ucraina priva la Russia di ogni conquista, allora può partire un negoziato sulla futura relazione», sostiene. Se solo a quel tavolo negoziale sedesse anche lui...