L’ARRESTO DEL SINDACO DI LODI E’ UN CETRIOLO ENORME PER RENZI - PIU' IL BULLETTO TOSCANO CERCA SI RIFARSI L’IMMAGINE SGUALCITA DALLE INCHIESTE ETRURIA E PETROLIO, PIÙ LA MAGISTRATURA LO PRENDE A SBERLE, A DIMOSTRAZIONE CHE IL SERMONCINO DI PIERCAMILLO DAVIGO NON ERA AFFATTO CASUALE
1 - IL TIMORE CHE LE INCHIESTE PROVOCHINO EFFETTI A CATENA
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
La tegola dell' arresto del sindaco dem di Lodi è una di quelle che Matteo Renzi si sarebbe risparmiato volentieri: soprattutto in questa fase. Non solo arma la propaganda del Movimento 5 Stelle e della Lega su una questione morale targata Pd.
Frustra anche il tentativo del vertice del partito di risalire la china di un'immagine un po' sgualcita dalle inchieste giudiziarie; e soprattutto di contrapporre all' azione della magistratura e alle tensioni con l' Anm quella di un governo operativo, deciso a fare pulizia, e non condizionato dalle magagne dei gruppi dirigenti locali.
Il vero imbarazzo è che arriva ad appena un mese dalle Amministrative, e a cinque dal referendum costituzionale. E ridà corpo al fantasma, sempre più spesso evocato dal Pd, di un' offensiva contro il governo Renzi. La scelta dell' arresto del sindaco viene considerata eccessiva, visti i reati contestati. E il rosario di inchieste e provvedimenti che colpiscono esponenti del partito del premier inducono, più che all' autocritica, al sospetto. Il problema è che a ipotizzare questa sorta di complotto giudiziario sono alleati spuri di Renzi come gli uomini di Denis Verdini.
Nel Pd, invece, si oscilla tra silenzi imbarazzati, inviti alla giustizia perché chiarisca quanto prima le responsabilità, se ci sono, e ammissione che esiste un problema serio da risolvere. Si tratta comunque di approcci che chiamano in causa, in positivo o in negativo, il doppio ruolo del segretario-presidente del Consiglio. E portano acqua a tutti i suoi avversari, ai quali non sembra vero di poter scaricare su Palazzo Chigi problemi comuni a gran parte della classe politica, in particolare in Regioni e Comuni.
Il capo leghista Matteo Salvini arriva a sostenere che Renzi sarebbe «la questione morale dell' Italia», rimuovendo le inchieste che hanno riguardato esponenti anche di primo piano del Carroccio. E nel M5S si approfitta dell' arresto del sindaco Simone Uggetti per picconare la riforma del Senato.
«Con la riforma, Uggetti sarebbe senatore. Fermiamoli». Insomma, il timore è quello di un «effetto domino» che dalle inchieste potrebbe portare a una sconfitta elettorale a Milano, dove è in atto una sfida strategica, e in altre città come Roma e Napoli, pure in bilico. Ma l'ipoteca giudiziaria può pesare anche sulla campagna per il referendum che deve confermare le riforme renziane, a ottobre.
L'elezione di consiglieri regionali e di sindaci a Palazzo Madama è un potenziale boomerang, se passa l'idea di una nomenklatura locale a rischio. Anche il fatto che nel Pd si inviti la magistratura a procedere «senza guardare in faccia nessuno» è letto in modo malizioso: come se di solito i giudici avessero un occhio di riguardo per il Pd. Forse sono solo fantasmi, eppure ai dem cominciano a fare paura .
2 - UN ARRESTO AL GIORNO LEVA RENZI DI TORNO
Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Si ode a sinistra un tintinnio di manette. Non che fino a ieri i compagni fossero esentati dal finire in gattabuia, ma ultimamente diciamo che frequentano le patrie galere con maggiore assiduità rispetto al passato. L' ultimo a finire agli arresti è stato ieri il renziano sindaco di Lodi, Simone Uggetti, braccio destro e anche sinistro dell' attuale vicesegretario nazionale del Pd Lorenzo Guerini, di cui il primo cittadino finito in prigione è stato per due volte assessore prima di sostituirlo sulla poltrona più importante del capoluogo lombardo.
Uggetti è accusato di turbativa d'asta: in pratica avrebbe pilotato il bando per la gestione delle piscine comunali, cercando di far vincere una società in danno di altre. Per l' accusa avrebbe tentato anche di inquinare le prove, subornando e intimidendo i testimoni grazie al proprio ruolo e a un carattere autoritario. Naturalmente siamo ai capi d'accusa che dovranno essere vagliati dai giudici, e dunque per il sindaco di Lodi il giudizio è sospeso. Ciò che invece non pare sospeso è lo stillicidio di arresti e indagini che riguardano esponenti facenti parte della squadra del presidente del Consiglio.
L' altro giorno un consigliere di Siracusa è stato fermato con venti chili di droga, ma forse gli stupefacenti detenuti erano per uso personale e comunque diciamo che l' arrestato non è un esponente di prima fila del partito. Un po' più importante è invece Stefano Graziano, il presidente del Pd campano.
Nel suo caso non sono scattate le manette, come invece è accaduto ad un suo coimputato e compagno, il sindaco di Santa Maria Capua Vetere, ma l' ex onorevole nonché consulente di Palazzo Chigi è stato indagato con l' accusa infamante di concorso esterno in associazione camorristica.
Con l' indagine di Potenza, che ha portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, sono finiti nei guai anche due sottosegretari lucani del Pd, Filippo Bubbico e Vito De Filippo. Il primo è indagato per abuso d'ufficio: avrebbe fatto trasferire un prefetto che disturbava qualche interesse. Il secondo invece è sotto inchiesta per induzione indebita nell' ambito dell' indagine sui presunti vantaggi ai petrolieri in Basilicata.
Come per Uggetti, anche nei casi di Graziano, Bubbico e De Filippo vale il principio della presunzione d' innocenza. Fino a quando non interverrà una sentenza, sono da considerare candidi come gigli. Loro come gli altri 120 indagati del partito di cui il quotidiano Il Fatto tiene una contabilità aggiornata, che a volte sembra correre più veloce di quanto corra il debito pubblico.
Tuttavia, precisato il fatto che come dice il nostro presidente del Consiglio i processi si fanno nelle aule di giustizia e non sulle pagine dei giornali, rimane da fare una considerazione. E cioè che il numero di arresti e indagini che coinvolgono gli esponenti del partito al governo non sembrano casuali e slegati dal momento politico. Forse non ci sarà l'assalto giudiziario prefigurato dal senatore verdiniano Vincenzo D' Anna, che ieri ha immaginato un' offensiva della magistratura contro Renzi.
Sta di fatto che, anche se non fosse parte di un piano o di un complotto dei giudici per far fuori il presidente del Consiglio, lo stillicidio c' è e non è un fenomeno che si possa ignorare. Soprattutto dopo l' uscita del nuovo presidente del sindacato nazionale dei magistrati. Chi immaginava che i vertici dell' Anm avrebbero bacchettato Piercamillo Davigo si è dovuto ricredere, segno evidente che quelle frasi urticanti uscite dalla bocca dell' ex pm di Mani pulite non erano casuali, ma meditate.
Ovviamente nessuno sa dire se questo sia l'inizio di una nuova stagione di scontri tra politica e toghe, come se ne sono visti in passato e come lascerebbero presagire alcune reazioni un po' stizzite di Matteo Renzi. Però ci sentiamo di dire che per il governo e la maggioranza nel suo complesso non tira una bella aria. Forse non sarà un uragano, quello in arrivo, ma a scrutare il cielo pare che un po' di burrasca stia per abbattersi su Palazzo Chigi e dintorni.