L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - L’ULTIMA SVIOLINATA DI EZIO MAURO A RIGOR MONTIS? UN SONDAGGIO FATTO IN CASA “REPUBBLICA” MANDA IN PARADISO “IL PARTITO DEI TECNICI” CON IL 22 % DEI VOTI - SAI CHE NOVITÀ! DA GUIDO CARLI A CIAMPI, DA VISENTINI A SIRCHIA, “A GOVERNARCI SONO STATI SEMPRE I PROFESSORI. I PARTITI GLI HANNO DATO CARTA BIANCA, SALVO POI SANARE CON I CONDONI” - “SE I PROFESSORI SI FARANNO PARTITO, COME SI AUGURA EZIO MAURO, INIZIERÀ LA TERZA REPUBBLICA (ANCHE NEL SENSO DEL QUOTIDIANO, DICONO)”…

Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Arriva il partito dei tecnici. Lo lancia la fabbrica specializzata nel prodotto, il quotidiano la Repubblica. Dopo il partito che non c'era, il partito degli onesti, il partito di Mario Segni, l'Alleanza democratica e la sacra unione di tutti i non-berlusconiani, la nuova creatura nasce - come sempre in passato - da un sondaggio fatto in casa. Se il Corriere della Sera si è incaricato di distruggerli (via casta), il giornale romano li immagina, li discute e li fa battezzare dalle agenzie di ricerche di mercato. Evviva: la nuova formazione potrebbe contare sul 22 per cento dei voti elettorali e riuscirebbe in un miracolo, far tornare al seggio i disertori, gli sfiduciati, i disillusi.

E mentre il cantiere ricorda un po' la nascita dell'Italia Futura montezemoliana (per ora ferma ai binari...), con il blog di Corrado Passera al posto di LCdM, vale la pena di ricordare ai giovanissimi che - per la verità storica - a governarci per davvero sono stati sempre loro. I tecnici, i professori, gli austeri fiancheggiatori di tutte le politiche nazionali hanno preso, si sono intestati le decisioni più chiare e (nell'immediato) più dure da digerire. Mettiamola così: chi andava nelle piazze con i megafoni a promettere meraviglie non amava poi siglare norme e provvedimenti sgraditi a questa o quella categoria. C'era, fin dalle prime mosse della primissima Repubblica, una certa cautela. I politicanti davano, i professori toglievano e organizzavano secondo criteri di volta in volta definiti non in base al gradimento delle masse.

In principio furono Ernesto Rossi e Altiero Spinelli - due che già schifavano assai la politicuccia e parlavano di liberalizzazioni mentre erano confinati dal fascismo nell'isola di Ventotene - con il "Manifesto per il federalismo europeo" del 1941. Da lì inizia il percorso che ha portato prima al solenne accordo di Roma di 55 anni fa (Mec ed Euratom furono avviati allora) e poi alla firma di Maastricht del 1991. A siglare per l'Italia furono in tre. Il premier Giulio Andreotti, il suo ministro degli Esteri Gianni De Michelis e il ministro del Tesoro Guido Carli.

Fu proprio Carli, vera guida dell'economia del paese, a consegnarci alla Germania. Sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto e lo rassicurava moltissimo saperci sotto l'ala della Banca centrale europea. Dopo tanti anni alla guida della Banca d'Italia, Carli fu giubilato alla presidenza di Confindustria: rimase impressionato dalla pochezza degli imprenditori italiani e iniziò a diventare molto pessimista sul nostro destino. Lo raccontano, senza ombra di dubbio, i carteggi intercorsi fra lui e i suoi allievi dopo la rottura degli accordi monetari internazionali. I capi-partito, intanto, capivano pochino di quello che stava accadendo... proprio come oggi.

Altro che democrazia sospesa: fu Ezio Vanoni, docente di Scienza delle finanze, a produrre la riforma tributaria che, nel 1951, inserì la progressività e la perequazione nel prelievo, due parole che fecero tremare borghesi e possidenti. A seguire, fu Pietro Bucalossi, medico, ex sindaco di Milano, a far pagare le concessioni edilizie e a regolare l'utilizzo dei suoli. Tecnici, professionisti, persone che non avevano molto da chiedere ai palazzi del potere.

A loro i partiti hanno sempre dato carta bianca, salvo poi sanare attraverso i condoni quello che i professori avevano stabilito. Un esempio per tutti, lo storico repubblicano Giuseppe Galasso fissò il limite di edificabilità, la distanza minima dalle coste e dai fiumi. Limite sempre violato, poche centinaia di metri che dal 1985 dovrebbero evitare scempi e allagamenti. E che dire di Bruno Visentini, uomo d'azienda, che impose lo scontrino fiscale, una legge antitrust e nuove regole alle società per azioni? Impossibile immaginare un segretario di partito che parla di scontrini (mai sentito un comizio basato su tasse o divieti).

E Carlo A. Ciampi, con Giuliano Amato, immaginò le prime e controverse privatizzazioni - all'indomani di Mani pulite - dopo avere, in anni precedenti, istituito le fondazioni bancarie. Un professore, Girolamo Sirchia, vietò il fumo nei locali pubblici. Sono solo i primi esempi che vengono alla mente. Le decisioni che i cittadini si ricordano sono state sì approvate dai parlamenti, ma erano elaborate altrove.

Esattamente come sta per accadere oggi. Il futuro, in questo anno che agita la politica e rimescola tutte le poltrone di qui al rinnovo politico del 2013, è vicino. Il tempo è poco: chi vuole uscire allo scoperto dovrà farlo nei prossimi sessanta giorni. Se i professori si faranno partito, come si augura il quotidiano di Ezio Mauro e come forse si augurano milioni di cittadini, inizierà la Terza Repubblica (anche nel senso del quotidiano, dicono).

 

FRANCESCO COSSIGA BARBARA PALOMBELLIFRANCESCO COSSIGA BARBARA PALOMBELLIezio mauro foto mezzelani gmt MARIO MONTICORRADO PASSERA jpegGuido CarliCARLO AZEGLIO CIAMPI - copyright Pizzibruno visentiniGIULIANO AMATO ra41 girolamo sirchia

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…