TI CI HANNO MAI MANNING A QUEL PAESE? - L’ESERCITO USA NON INTENDE OFFRIRE TERAPIE PER IL CAMBIO DI SESSO DELLA TALPA DI WIKILEAKS
Francesco Semprini per "la Stampa"
Tutto in meno di 24 ore: la condanna, la petizione per la grazia e il colpo di scena extragiudiziale. Neanche dopo la sentenza a 35 anni di reclusione per il suo ruolo nello scandalo «Wikileaks», Bradley Manning smette di far parlare di sé. Anzi, l'attenzione mediatica nei suoi confronti è alle stelle, perché dopo essere divenuto il simbolo della lotta per la libertà con tanto di «endorsement» di un testimonial d'eccezione come Lady Gaga (la quale ha definito devastante la condanna), il militare ha ammesso di sentirsi donna e di volerlo diventare a tutti gli effetti.
Avrebbe persino deciso già come chiamarsi nella sua nuova vita: Chelsea. «Voglio essere sottoposto a una terapia di ormoni il prima possibile. Mi auguro che appoggerete la mia transizione. Chiedo che a partire da oggi mi chiamiate con il mio nome femminile, Chelsea», afferma in una dichiarazione a «Today Show» di Nbc. La gola profonda di Wikileaks sembra avere le idee chiare, la spinta al cambiamento sarebbe maturata da tempo.
I suoi avvocati difensori, nel corso del processo, avevano più volte messo in evidenza le forti pressioni psicologiche sul ragazzo durante l'era del «don't ask don't tell», la politica sulle reclute omosessuali in uso nelle forze armate americane.
A dare un senso a queste affermazioni è uno degli stessi legali di Manning, David E. Combs, il quale nella nota diffusa al «Today show» spiega che il suo assistito si sente donna dall'età dell'adolescenza, e che per lui è giunto il momento di «essere conosciuto per quello che veramente è e vuole essere».
Immediata la reazione dei vertici militari che attraverso la stampa Usa fanno sapere che le Forze armate non offrono terapie ormonali né operazioni per cambio di sesso «in seguito a disturbi dell'identità di genere». Una nota aggiuntiva riferisce che «i carcerati sono trattati tutti ugualmente a prescindere dalla razza, dalla classe sociale, dell'etnia o dall'orientamento sessuale» e hanno accesso ad aiuti psicologici.
Dichiarazioni ad effetto, se non altro destinate a tenere alta la tensione sul caso del soldato che ha causato la più grande fuga di documenti riservati della storia americana. E la cui condanna, secondo i legali, spegne le speranze di giustizia, tanto che il militare - fanno sapere - è intimamente speranzoso in un atto di clemenza in extremis da parte del presidente Obama, ovvero nella concessione della grazia.
L'avvocato Coombs annuncia che sta per inviare una lettera di Manning al presidente per ottenere la grazia, ma tiene a precisare di non temere per la sicurezza di Manning in carcere: «Ci sono soldati che sono in carcere e che vogliono trascorrere lì il tempo necessario a espiare le proprie colpe».
E Manning da parte sua ringrazia tutti i sostenitori. «Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto negli ultimi tre anni. Sarò sempre in debito nei confronti di coloro che mi hanno scritto, hanno fatto donazioni per la mia difesa o sono venuti ad assistere a parte del processo. Voglio ringraziare soprattutto Courage to Resist e Bradley Manning Support Network per i loro sforzi sul mio caso e per avermi fornito l'assistenza legale».
E proprio da quest'ultima, in collaborazione con Amnesty International, è partita la raccolta firme per chiedere la «grazia immediata» a Manning da parte del presidente Obama. «Dopo essere stato torturato e aver subito abusi nel carcere di Quantico per nove mesi Bradley deve essere liberato - spiegano le due organizzazioni - Obama mantenga la sua promessa: proteggere gli informatori».
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