trump frase mussolini

CONGIURA CONTRO TRUMP! - L’ESTABLISHMENT REPUBBLICANO SI E' RIUNITO IN GRAN SEGRETO PER BOICOTTARE IL TYCOON, TROPPO RICCO E FOLLE PER ESSERE CONTROLLATO - MAIL: "LA FRASE 'MEGLIO VIVERE UN GIORNO DA LEONE...' NON E' DI MUSSOLINI"

TRUMP MUSSOLINI TWEETTRUMP MUSSOLINI TWEET

1 - MAIL DI UN LETTORE A DAGOSPIA

Mi spiace correggere l'articolo di "repubblica.it" sulla citazione di Trump.

La frase " meglio vivere un giorno da leoni...." non è assolutamente di Mussolini, ma è stata scritta da anonimi sul muro di una casa bombardata durante l'offensiva del Piave nel 1918. Che poi sia stata utilizzata come propaganda dal Duce è un altro fatto, ma non certo è sua la paternità.

Grazie per l'attenzione.

Gianfranco.

 

2 - TRUMP CANDIDA MUSSOLINI

Paolo Guzzanti per “il Giornale”

 

TRUMPTRUMP

I repubblicani della vecchia guardia sono nel panico: come fermare Donald Trump che non risponde al partito e non ha neanche bisogno dei suoi soldi? Un disperato complotto si è messo in moto da un paio di settimane, riunioni dopo riunioni del tutto inutili perché la strategia anti-Trump alla fine non è venuta fuori.

 

Intanto Donald ne ha combinata una delle sue tweettando (o lo ha fatto qualcun altro per lui?) uno slogan attribuito a Mussolini secondo cui «è meglio vivere un giorno da leone che cento anni (ma non erano giorni?) da pecora».

 

TRUMP MUSSOLINITRUMP MUSSOLINI

Già la sinistra americana lo chiamava «Trumpolini», mentre Google sfornava accoppiamenti fotografici fra espressioni e smorfie del duce (mento in su, aria cipigliosa) e quelle del costruttore newyorchese che però, a differenza di Mussolini, è bravo anche nelle imitazioni e accenti regionali. Dopo il tweet l'accostamento è stato rilanciato, anche se risulta che Mussolini copiò lo slogan da un vecchio detto arabo del 700, citato dal Sultano del Mysore.

 

Lo scontro politico nel partito repubblicano non riguarda l' accostamento fra Trump e Mussolini, ma il fatto che l' outsider non è per niente «a good boy» conservatore (come Marco Rubio o Ted Cruz) ma un solitario con un ego scatenato che non rispetta alcuna regola e se ne infischia della gerarchia del Grand Old Party, dei suoi soldi e delle tradizioni conservatrici. Trump fa a meno di tutti, vince da solo (finché vince) e non chiede consigli né permessi.

TRUMP CHRISTIETRUMP CHRISTIE

 

Finché l'uomo rappresentava soltanto un fenomeno pittoresco e finché l' establishment poteva contare su candidati mansueti come Jeb Bush (che ha ricevuto per questo finanziamenti astronomici) la classe dirigente repubblicana poteva fare buon viso a cattivo gioco. Ma ormai non è più un gioco: se Trump vince anche nel Super Tuesday, il «super martedì», è fatta: avrà delegati sufficienti per imporre la candidatura alla Convention e sarà lui a vedersela con la Clinton nelle urne da cui uscirà il successore, maschio o femmina, di Barak Obama.

 

TRUMP CHRISTIETRUMP CHRISTIE

Dieci giorni fa, sabato 19, si sono riuniti in gran segreto i cospiratori repubblicani che vorrebbero liberarsi di lui fuori tempo massimo, ma soltanto per constatare che non esiste fra loro alcun collegamento strategico: «Manca la stanza piena di fumo dove si discute per tutta la notte», ha detto uno di loro. I due cubani Marco Rubio e Ted Cruz hanno ormai pochissime chance di vincere e hanno perso anche la possibilità di entrare nel team con Trump, l' uno o l' altro, come candidati vicepresidenti.

 

Rubio si è chiamato fuori con una scenata in televisione definendo Trump un truffatore («con artist») con un tono acre e irreparabile. Ted Cruz, che è un conservatore evangelico, dichiara che se Trump ottenesse la candidatura, farà sicuramente vincere Hillary Clinton, la quale in South Dakota si è aggiudicata il voto afroamericano in percentuali che neanche Obama riuscì ad ottenere.

 

TRUMP CHRISTIETRUMP CHRISTIE

La frattura fra il partito e il candidato che corre sotto la sua bandiera, è ormai verticale. Inoltre, Trump non è più un uomo solo. Il governatore del New Jersey, il corpulento Chris Christie uscito dalla competizione per la Casa Bianca, è passato dalla parte di Donald con un pubblico «endorsement», l'appoggio ufficiale. Christie è un governatore potente, un passato da procuratore che lo rese famoso dopo gli attentati dell' undici settembre del 2001, uno che maneggia e controlla voti, un politico molto solido. E, con Christie, Trump ha già pronto il suo candidato vice, che nei filmati sale e scende con lui le scalette dell' aereo.

 

donald trump  donald trump

Ma c' è di più. Il businessman e governatore del Maine, Paul LaPage, durante il meeting dei cospiratori che si è tenuto il 19 febbraio al Willard Hotel di Washington DC, prima è insorto contro Donald Trump proponendo un manifesto per boicottarlo perché «la sua nomina ferirebbe a morte il Partito repubblicano». Poi ci ha ripensato e venerdì ha fatto anche lui l' endorsement alla radio dicendo che «Trump sarà uno dei più grandi presidenti».

 

donald trump   in nevadadonald trump in nevada

Adesso, con due governatori nel carniere, Christie e LaPage, Trump è praticamente inarrestabile. L' ex stratega delle campagne di George W. Bush (di cui fu l' autorevole Senior Advisor) Karl Rove, ha guidato la riunione dei congiurati dell' Hotel Willard battendo il pugno sul tavolo: «Se Trump vince, per noi è la catastrofe. Ma abbiamo ancora qualche giorno e potremmo farcela». Come? Le cronache non lo dicono e il Super Tuesday è domani.

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”