IL SECONDO TRAGICO TRUMP – L’EX PRESIDENTE IN IOWA SI COCCOLA IL SUO ELETTORATO PER I CAUCUS E PROMETTE DI TUTTO: DEPORTAZIONE DEGLI IMMIGRATI, TRIVELLAZIONI OVUNQUE E DIALOGO CON PUTIN E KIM JONG UN – THE DONALD PER I SONDAGGI È AL 48%, NELLO STATO, MENTRE GLI ALTRI SI CONTENDONO IL SECONDO POSTO: NIKKI HALEY IN VANTAGGIO SU RON DESANTIS – IL FATTORE FREDDO (IN IOWA FANNO 20 GRADI SOTTOZERO) E I PROCESSI: “MI INCRIMINANO PERCHÉ STO VINCENDO”
1 - TRUMP AI CAUCUS IN IOWA PROMETTE PETROLIO, DEPORTAZIONI E ABBRACCI CON PUTIN E KIM
Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
Se vi ha sorpreso il primo Trump, aspettate di vedere il secondo. Perché dal modo in cui Donald sceglie di presentarsi agli elettori dell’Iowa, alla vigilia del caucus che potrebbe rilanciarlo verso la Casa Bianca, si capisce che la replica promette di essere ancora più veemente: la più grande deportazione di immigrati nella storia degli Usa; muro e militari al confine meridionale; addio lotta contro i cambiamenti climatici e perforazioni senza freni, per rendere l’America la potenza mondiale dominante dell’energia fossile; abbracci con i dittatori; e tagli alle tasse permanenti.
Il termometro segna meno 27 gradi, quando verso le otto del mattino la gente inizia a mettersi in fila all’ingresso del Simpson College di Indianola. Gente come Eric Gray […]: «Voglio sentire il prossimo presidente degli Stati Uniti. Deve vincere, perché Biden sta ammazzando l’America. Non ne posso più di pagare la benzina 5 dollari al gallone, o non poter comprare da mangiare per la mia famiglia. Per non parlare delle guerre».
[…] Rispetto a quattro anni fa, l’unica differenza antropologica sembrano alcuni ragazzi in fila per entrare. Come Andrew, venuto dall’Arkansas per studiare al Simpson College: «Non so ancora se lo voterò, però sono curioso di sentire cosa dice».
Sarebbe la conferma di quanto ha scritto il New York Times , secondo cui la rinascita di Trump nel 2024 dipende dai repubblicani laureati che lo stanno riscoprendo. Quando sale sul palco, applaudito anche dal colpevole della Brexit Nigel Farage, Trump dedica metà del discorso ad attaccare i suoi avversari: «Nikki Haley è una globalista finanziata dai democratici. Ma tanto non andrà da nessuna parte, perché non ha la stoffa del presidente».
Peggio ancora Ron De-Santis: «L’ho fatto eleggere io, e adesso mi viene contro. Così invece si è distrutto, sarà costretto a ritirarsi». Saldati i conti con gli avversari, si scaglia contro «Biden il criminale, il presidente più corrotto nella storia degli Usa. Ci sta trascinando verso la Terza guerra mondiale. È lui la vera minaccia alla democrazia, perché è un incompetente».
Lo sguardo al futuro parte proprio dalle guerre: «Con me alla Casa Bianca Putin non aveva attaccato, e andavo d’accordo col coreano Kim. Non siamo mai stati forti al mondo come quattro anni fa». A conferma che questa è la strada per mettere fine alle guerre, Ucraina e altrove: riprendere il filo del discorso con i dittatori.
Sulla politica interna promette due cose: «Renderò permanenti i mei tagli alle tasse […]. E poi “drill baby drill”, torneremo a perforare per diventare la potenza dominante del settore energia. Così ricaveremo anche i soldi per ridurre il debito». E qui scoppia la contestazione di alcuni infiltrati, che gli urlano di essere un “criminale del clima”.
cartelli per trump caucus iowa
Non può mancare l’immigrazione: «Sigillerò il confine, nel nostro Paese c’è un’invasione».
Quindi racconta la favola del serpente infreddolito, che viene accudito da una donna, ma invece di ringraziarla la morde: «Un serpente resta serpente. Quelli che vengono da noi sono terroristi, trafficanti di droga, criminali, ma li accogliamo. Quando tornerò alla Casa Bianca, condurrò la più grande deportazione di immigrati illegali nella storia del nostro Paese».
[…] Sfotte Obama chiamandolo più volte col secondo nome, Hussein, richiamo della foresta per i razzisti. Accusa Nancy Pelosi di aver rifiutato l’offerta di schierare nelle strade di Washington 10mila soldati il 6 gennaio, scaricando così su di lei la colpa dell’assalto al Congresso.
Stesso discorso per tutti gli altri processi: «Mi incriminano perché sto vincendo. Vogliono costringermi al silenzio, perché vogliono ridurre voi al silenzio. Cercano di togliermi la libertà, perché vogliono toglierla a voi». Quello per i documenti segreti a Mar a Lago è una farsa: «Biden ne aveva presi più di me e li nascondeva nel garage della sua Corvette. Chissà poi quale Paese gliel’avrà regalata».
Quello per le interferenze elettorali in Georgia verrà annullato, perché «la procuratrice Fani Willis aveva assunto il suo amante Nathan Wade, e insieme sono andati in vacanza con i soldi dei contribuenti». Biden «usa la giustizia come un’arma, ma ogni incriminazione è una medaglia, perché la subisco per voi». […]
2 - IOWA SCOMMESSA HALEY NIKKI HALEY
Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “La Stampa”
DONALD TRUMP CONSEGNA LE PIZZE PER I CAUCUS IN IOWA
Patrick Green, pubblicitario di Des Moines, appassionato di moto Vespa, padre di cinque figli, sosterrà Trump. Non ha mai avuto dubbi. Ha le mani infreddolite e la barba ghiacciata, e dopo due ore ha deciso di posare il badile con cui ha spalato la neve dal vialetto di casa e di ristorarsi vicino al caminetto della sua villetta. «Ne ho bisogno, finirò domani». Poi andrà a un caucus (assemblea) e scriverà sul foglietto bianco il nome dell'ex presidente. «Sicuro», dice mentre mostra una foto con Kari Lake, candidata al Senato in Arizona, originaria dell'Iowa.
Patrick fa parte di quel 56% di trumpiani che cascasse il mondo (e tornasse l'era glaciale), non si perderebbe il calcio d'inizio della corsa alla Casa Bianca del 2024. Solo i supporter di DeSantis – secondo un rilevamento del Des Moines Register – sono più motivati a partecipare: il 62% dice che si recherà in una delle oltre 1600 riunioni che si tengono in questo piccolo Stato del Midwest, 3,2 milioni di abitanti, trentaduesimo posto negli States, che dal 1972 indirizza il cammino dei candidati che sognano la presidenza.
[…] I fan di Nikki Haley sono i più timidi sul fronte dell'entusiasmo: solo uno su due è disposto a indossare giacche a vento, sciarpe e berretti, sfidare i meno 24 gradi previsti per stasera, restare chiuso per due ore a dibattere in una chiesa, in una palestra o sin in un salotto di una casa per decidere il migliore candidato.
D'altronde fra i suoi supporter ci sono indipendenti, moderati ed ex democratici. «Veramente questi si immoleranno per lei?», si auto interroga uno stratega repubblicano vicino a DeSantis al telefono.
[…] Stasera i big terranno i loro discorsi, qualcuno si leccherà le ferite pensando a cosa fare, altri gongoleranno. Poi via verso il New Hampshire dove il 23 gennaio ci sarà la seconda tappa delle primarie.
Non tutti, qualcuno deporrà le armi. D'altronde il credo degli "iowaiani" è che a Des Moines non si decide il candidato presidente, ma si fa una prima scrematura. Alla vigilia dei caucus, come tradizione, è arrivato il più noto e accurato dei sondaggi: quello del Des Moines Register in collaborazione con la NBC. Trump domina con il 48%, la "notizia" è nel sorpasso di Haley su De Santis, 20% contro il 16%. Vivek Ramaswamy è fermo all'8%, in salita rispetto al 5, tanto da guadagnarsi per la prima volta gli attacchi di Trump.
Arrivare secondi è l'unica cosa che conta, indipendentemente dal divario da Trump. Che sta sbaragliando record: mai nessuno ha vinto con oltre 12 punti (record di Bob Dole nel 1988). La Cnn ieri si chiedeva se le primarie sono finite prima di iniziare, visto che pure in New Hampshire Donald è in testa. Però il vantaggio su Nikki Haley è di meno di dieci punti. Ed è per questo che resistere in Iowa per l'ex governatrice della South Carolina significherebbe giocarsi le chance di restare in corsa (e chissà di prevalere) a partire dalla prossima sfida.
L'inerzia sembra dalla sua parte lasciando intravvedere una "sorpresa" e va contro DeSantis. Quest'ultimo ha visitato tutte e 99 le contee e speso nel solo mese di gennaio oltre 6 milioni di dollari; ha l'appoggio di importanti leader evangelici e della governatrice Kim Reynolds, arrivare terzo non è un'opzione visto l'investimento. David Axelrod, stratega di Obama, ha già scritto l'epitaffio in caso di "medaglia di bronzo": il ritiro. Ron però promette battaglia, confida nella sua organizzazione che andrà a prendere con i van gli elettori e fornirà servizio di babysitter. Staserà farà l'appello finale a un caucus alle 18. Poi parola agli elettori.
DONALD TRUMP - CAUCUS IN IOWA donald trump in iowadonald trump in una fattoria in iowa