L’IMPLOSIONE DEI BERLUSCONES - SILVIO AI SUOI: “SE ALFANO SE NE VA CI FA UN PIACERE” - LUI: “ORMAI NON COMANDI SOLO TU”

1. IL CAVALIERE ANTICIPA LA CONTA INTERNA "SE ALFANO SE NE VA CI FA UN PIACERE" - E STUDIA IL TRASFERIMENTO A BONDI DI TUTTI I POTERI DI FI
Francesco Bei per "la Repubblica"

Due partiti, due conte interne, una spaccatura imminente. Con Berlusconi lanciato a tutta velocità verso la crisi di governo, il Pdl è vicino all'implosione. Settantacinque contro venticinque per cento, esultano i falchi. No, siamo metà e metà, ribattono gli "innovatori», abbiamo già raccolto 400 membri del Consiglio nazionale. Oddio, i calabresi hanno seguito Pino Galati e si sono intruppati tutti con Verdini.

Non è vero, Giuseppe Scopelliti è ancora incerto. Le colombe crescono al Senato: erano ventitre il 2 ottobre e sono diventate ieri ventisette. Voci, veline, controinformazione, patemi notturni, riunioni carbonare e cene separate, come quella di mercoledì notte tra Verdini, Fitto e Saverio Romano da "Settimio" a via dell'Arancio per pianificare l'offensiva finale contro il ministro dell'Interno.

L'ultima mossa del Cavaliere - quella di invitare anche gli alfaniani a convergere sul documento partorito dai falchi "lealisti" nell'ufficio di presidenza della scorsa settimana - di fatto è un ultimatum alle colombe: piegatevi o sarete messi alla porta. «A questo punto - ha detto Berlusconi durante il pranzo di ieri con i falchi - se i ministri se ne vanno in blocco, Alfano compreso, ci fanno un favore».

Gli spazi di trattativa si sono esauriti e lo dimostra il fatto che anche i mediatori - Romani, Gasparri e Matteoli - che finora non avevano firmato il documento dei lealisti, ieri hanno aderito rassegnati al peggio. Si andrà dunque a un Consiglio nazionale drammatico, anticipato alla prima metà di Novembre (esattamente come chiedeva Raffaele Fitto).

E a questo punto non è nemmeno detto che gli "innovatori" di Alfano si presenteranno all'appuntamento, preferendo magari dar vita a un parallelo convegno come Saragat ai tempi della scissione di palazzo Barberini. Ieri sera il vicepremier, che ormai nei racconti di Berlusconi è diventato «il signor Alfano», si è fatto invitare a palazzo Grazioli per portare una proposta ultimativa: «Siamo tutti con te contro la decadenza, ma il partito è diviso. O c'è una garanzia anche statutaria per la minoranza, oppure è meglio procedere alla creazione di due soggetti politici».

Un'offerta che il Cavaliere non ha preso nemmeno in considerazione, proteso com'è a preparare la via d'uscita dal governo. «Angelino, noi siamo già all'opposizione, te ne rendi conto? Se questa legge di Stabilità non cambia profondamente noi non la votiamo. E voi allora che farete?».

Dopo settimane di "stop and go", di sbandamenti, sembra che il Cavaliere abbia finalmente ritrovato la sua bussola. La decisione della giunta per il regolamento a favore del voto palese ha reso infatti ai suoi occhi ormai del tutto irrilevante e scontato l'appuntamento con l'aula del Senato e la decadenza. Da fuori guiderà la rediviva Forza Italia, di cui sarà presidente. E proprio per cancellare con un ukase tutte le rivalità interne, Berlusconi sarebbe in procinto di affidare pieni poteri a Sandro Bondi, coordinatore unico.

«Se Alfano e i suoi riusciranno a tenere in piedi un governicchio, affari loro. Noi intanto andremo all'opposizione. Ma vedrete che si andrà presto a votare: lo vuole anche Grillo e conviene a Renzi». Al voto dunque, come capo politico del centrodestra, visto che la condanna gli impedisce la candidatura diretta. «Le liste - ha anticipato a un amico ricevuto due giorni fa - saranno profondamente rinnovate. Avete visto quanto è stata brava quella renziana, Maria Elena Boschi, a Piazzapulita? Voglio un partito pieno di Boschi».

Il recruiting è affidato a una vecchia conoscenza come Guido Bertolaso, ma a dare una mano ci sono anche Marcello Dell'Utri e Giancarlo Galan.

La voce che corre di bocca in bocca ai piani alti del Pdl riguarda invece la figlia Marina. Al di là delle smentite di rito, sarebbe proprio la manager 47enne a volersi candidare alla premiership a tutti i costi, mentre il padre resta scettico e vorrebbe tenerla al riparo. Ma i falchi sono tutti con lei: «Se si vota a marzo Marina non si può tirare indietro, sarà una campagna elettorale difficilissima ».


2. MA ANGELINO RESISTE: "IL PARTITO È DIVISO. NON COMANDI SOLO TU"
Da www.lastampa.it

Nel giorno del suo compleanno (ieri ha compiuto 43 anni) Alfano ha tentato l'ultima disperata mediazione con Berlusconi. Ieri sera ha varcato ancora una volta il portone di Palazzo Grazioli per ribadire al Cavaliere che la decadenza da senatore non deve portare alla crisi di governo. E che Forza Italia deve rinascere su un patto chiaro, un patto che vede al comando la diarchia Berlusconi-Alfano.

Ormai ci sono due componenti del partito: «Una si riconosce in te, un'altra si riconosce in me. La convivenza si può reggere su una regola statutaria che garantisce entrambi. Non ci può essere un potere totale di una delle due componenti, anche perché non è vero che la stragrande maggioranza del Consiglio nazionale sta solo da una parte. In ogni caso non intendo firmare il documento votato dall'ufficio di presidenza». Documento che ha segna il ritorno a Forza Italia attraverso l'azzeramento di tutte le cariche del partito, a cominciare da quella del segretario, come aveva chiesto Fitto insieme a falchi e lealisti.

Ma Berlusconi vuole che Alfano firmi quel documento. Un ultimo appello prima della rottura definitiva. Un appello che ieri sera l'ex premier ha fatto al suo ex delfino per non dividere il partito e regalare un vantaggio alla sinistra che «mi sta pugnalando e sbattendo fuori dal Parlamento». Raccontano di ponti d'oro ad Angelino: l'assicurazione che sarà lui il candidato premier del centrodestra e l'uomo forte della nuova Forza Italia. Racconti che non corrispondono a quanto Berlusconi ha veramente detto al suo interlocutore. In ogni caso si tratterebbero di promesse alle quali Alfano non crede più. Il vicepremier vuole sentire altro: una parola definitiva sulla tenuta del governo, cosa che l'ex premier non promette. Anzi, pensa di passare all'opposizione un minuto dopo il voto sulla decadenza.

Ieri Berlusconi ha rilanciato sulla legge di stabilità. Vuole una modifica profonda di alcune parti, soprattutto per quanto riguarda le tasse sulla casa. «Se la risposta di Palazzo Chigi sarà soddisfacente, allora continueremo a sostenere il governo», ha detto Berlusconi, senza però spiegare come è possibile conciliare questo aspetto con il problema della decadenza. Alfano ha lavorato molto sul fronte della legge di stabilità.

In oltre due ore di vertice a Palazzo Chigi con Letta e Saccomanni ha cercato di trovare una soluzione sulla service tax che possa andare bene al Cavaliere. Il premier e il ministro dell'Economa vogliono aiutare il vicepremier, cercano di non offrire il fianco agli attacchi dei falchi, ma le modifiche alla legge di stabilità non saranno tali da accontentare il leader del Pdl. La verità è che Berlusconi sa benissimo che non può ottenere ciò che vuole. Sa altrettanto bene che la dead line per lui rimane la decadenza. E su questa trincea che aspetta tutti e continua a chiedere ad Alfano il massimo del sacrificio e di lealtà: le dimissioni da ministro, anche se gli altri ministri non dovessero farlo.

Ecco allora qual è la vera operazione che l'ex premier sta tentando: spaccare il fronte dei dissidenti, spezzare il filo che lega Angelino al resto dei governativi duri e puri, convincerlo di non seguire la linea di Quagliariello e Cicchitto. Firmare il documento votato dall'ufficio di presidenza e il passaggio a una Forza Italia d'opposizione è un modo per metterlo con le spalle al muro.

Il comunicato di ieri in cui il Cavaliere invoca l'unità serve a tentare di sfilare la sua giovane promessa alla fronda interna, assorbire una parte dei senatori Pdl che il 2 ottobre hanno firmato la mozione di fiducia a Letta. Infatti il punto è questo: questi senatori, che tra l'altro crescono di giorni in giorno, terranno botta? Tutto dipende dalle garanzie che Alfano dà sulla durata del governo fino al 2015.

Garanzie che dipendono da cosa farà Renzi: se dovesse puntare alle urne, riuscendo nell'impresa, coloro che seguiranno Alfano si troverebbero bruciati. È l'atroce dubbio che Berlusconi ha instillando nella mente dello stesso Alfano. E che fa dire a Gasparri «ma chi glielo fa fare ad Angelino di seguire i professionisti del nulla? Ha 43 anni, ha una vita davanti. Se la legge di stabilità non viene migliorata lui si troverà ad avere spaccato il partito, scontentato i nostri elettori e perso l'occasione di rientrare alla grande in Forza Italia».

 

 

SILVIO BERLUSCONI E ANGELINO ALFANO ALFANO E BERLUSCONI BY VINCINO PER IL FOGLIO ALFANO BERLUSCONI GIOVANARDI SILVIO BERLUSCONI E GUIDO BERTOLASO FOTO LAPRESSE MARIA ELENA BOSCHI BONDI URLA NEL GIORNO DELLA FIDUCIA A LETTA FOTO LAPRESSE MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO GASPARRI SANDRO BONDI SANTANCHE

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...