L'INTERGRUPPO PD-M5S FA SCOPPIARE LA FAIDA TRA I DEM - L'ESPERIMENTO AL SENATO NON VIENE RIPROPOSTO ALLA CAMERA PER L'OPPOSIZIONE DI "BASE RIFORMISTA" E "GIOVANI TURCHI" - IL CAPOGRUPPO A PALAZZO MADAMA, MARCUCCI, FA UNA MEZZA MARCIA INDIETRO: " NON PENSAVO CERTO DI PREFIGURARE UN'ALLEANZA, PIUTTOSTO A UNO STRUMENTO DI LAVORO PARLAMENTARE DA UTILIZZARE NEI PASSAGGI PIÙ DELICATI" - MA RESTANO MOLTE OMBRE - GODE RENZI: "SI APRONO PRATERIA AL CENTRO"
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
Se doveva essere il debutto in politica di Giuseppe Conte non è stato esattamente un successo. «Non so davvero come si fa a pensare una cosa del genere», dice Matteo Orfini. Si sta parlando dell'intergruppo Pd, 5 Stelle e Leu al Senato, lanciato due giorni fa con la benedizione pubblica dell'ex premier, che sembrava avere una valenza che andava al di là del semplice coordinamento parlamentare.
Ma l'operazione è stata, se non stroncata, quanto meno ridimensionata già il giorno dopo e le polemiche scoppiate nel Pd hanno convinto i dem della Camera a non seguire l'esempio dei colleghi di Palazzo Madama. Il capogruppo Graziano Delrio, ieri, in apertura dell'assemblea dei deputati non ha toccato l'argomento e alla fine si è deciso di vedere come evolveranno le cose, anche perché sia «Base riformista» che i «Giovani turchi» si sono detti contrari.
E ora dal Nazareno fanno sapere che «i gruppi in piena autonomia decideranno come organizzarsi per sostenere il governo», come a defilarsi dalla poco fortunata vicenda. Ma come è andata veramente questa storia? Il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci, che ha sottoscritto quel patto, l'ha raccontata così ad alcuni colleghi: «Ettore Licheri, il capogruppo M5S, mi ha chiesto di aiutarlo con i suoi ribelli e di fare un intergruppo proprio a questo scopo».
Licheri, il senatore ultrà dell'ex premier, che definisce «l'homo novus della politica italiana». Marcucci ha avvertito solo in corso d'opera il segretario e, stando a quanto afferma Luigi Zanda, «non ne ha parlato all'assemblea del gruppo». Per Marcucci, infatti, quella non era un'operazione politica: «Non pensavo certo - ha spiegato ai colleghi - di prefigurare un'alleanza, piuttosto a uno strumento di lavoro parlamentare da utilizzare nei passaggi più delicati».
Certo, chiunque conosca Marcucci sa che non era uno dei fautori della linea «o Conte o voto». Perciò quando gli alleati gli hanno ventilato la possibilità di lanciare l'operazione alla grande con lo stesso Conte è corso ai ripari e ha frenato su questa ipotesi. Ma ormai la notizia era finita sulle agenzie e di lì a poco l'ex premier l'avrebbe enfatizzata. E ieri Marcucci ci ha tenuto a precisare che «l'iniziativa non contrasta assolutamente con l'appello all'unità di Draghi e vuole essere anzi un contributo a questo governo».
Chi sembra soddisfatto dell'improvvida iniziativa è Matteo Renzi: «Ci apre un'autostrada al centro». Mentre nel Pd le polemiche non si fermano. Zanda è categorico: «Penso che ci voglia piuttosto un coordinamento stretto tra tutti i gruppi della nuova maggioranza, perché - conclude ironico - se dopo il nostro intergruppo ne facessero uno anche Lega e FI avremmo realizzato veramente un bel successo».
NICOLA ZINGARETTI ANDREA MARCUCCI
Adesso tutti si interrogano sul perché Marcucci abbia aderito a quell'iniziativa. Secondo alcuni è stato vittima di un tentativo dei grillini e di Leu di forzare la mano al Pd per creare uno schieramento contiano. Secondo altri ha gestito l'operazione in maniera tale da sollevare un vespaio di polemiche proprio perché intendeva affossarla. Fatto sta che nei botta e risposta dem di questi due giorni si leggono in filigrana le divisioni del Pd sul rapporto con i 5 Stelle e con Conte.
C'è «Base riformista» che al Senato non sconfessa l'iniziativa del compagno di corrente Marcucci, ma sottolinea che «non ha valenza politica» C'è chi, come Orfini, ritiene che l'intergruppo sia un «modo di incatenarsi a una fase politica che non c'è più». E c'è chi invece, come l'orlandiano Michele Bordo, vicecapogruppo alla Camera, vorrebbe importare l'iniziativa a Montecitorio. Volano anche gli insulti. Bordo definisce «penosa»» la presa di posizione di Orfini. La polemica continua. E continuerà fino al congresso, quando mai sarà.