1- DAGLI AL FIORITO! I GIORNALONI DI LOR SIGNORI DANNO IN PASTO AL POPOLO BUE IL SOLITO CAPRONE ESPIATORIO MENTRE LE BANCHE CONTINUANO A PROSCIUGARE LO STATO 2- AI TRE MAGGIORI ISTITUTI NAZIONALI, INTESA, UNICREDIT E MONTE DEI PASCHI, NEGLI ULTIMI TRE ANNI L’AGENZIA DELLE ENTRATE HA CONTESTATO QUALCOSA COME 2 MILIARDI DI EURO DI IMPOSTE NON PAGATE. UNA MONTAGNA DI DENARO, CHE IN TEMPI DI SPENDING REVIEW AVREBBE FATTO DAVVERO COMODO. SE POI PARAGONIAMO QUESTA SOMMA ALLE RUBERIE DELLA REGIONE LAZIO, IL CORPULENTO FIORITO DIVENTA UN TOPOLINO 3- DEL FISCO ME NE INFISCHIO: PROFUMO (UNICREDIT) RINVIATO A GIUDIZIO, PASSERA (BANCA INTESA) INDAGATO. E MUSSARI PER IL “DISSESTO” DI MPS È STATO PREMIATO CON L’ABI

Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Dagli al Fiorito. Tutti addosso al politico ciccione che s'è fatto i comodi suoi con i soldi pubblici. Bersaglio facile, er Batman, e non solo per la corporatura a dir poco massiccia. La lista della spesa è lì, sotto gli occhi di tutti. Case, auto, oggetti di lusso, segno tangibile delle ruberie che hanno portato in carcere l'ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio.

I soldi delle banche, invece, si perdono nell'alto dei cieli della finanza. Difficile vedere. Difficile capire. Ma il conto finale è ben più pesante. Un conto miliardario a carico della casse dello Stato e quindi dei cittadini.

Questione di tasse. E di marchingegni contabili studiati da professionisti specializzati in quella che con soave eufemismo viene definito "ottimizzazione fiscale". Se prendiamo i tre maggiori istituti nazionali, Intesa, Unicredit e Monte dei Paschi, si scopre che negli ultimi tre anni l'Agenzia delle Entrate ha contestato qualcosa come 2 miliardi di euro tra imposte non pagate, sanzioni e interessi. Una montagna di denaro, che in tempi di spending review avrebbe fatto davvero comodo. Se poi paragoniamo questa somma alle ruberie contestate nello scandalo della Regione Lazio, perfino il corpulento Fiorito diventa un topolino.

Può anche capitare che le banche, a causa di una gestione alquanto discutibile, finiscano in cattive acque, tra perdite, debiti e prestiti a vanvera. Niente paura: arriva il pronto soccorso di Stato. Una bella iniezione di denaro fresco giusto in tempo per evitare guai ancora maggiori. È il caso, un'altra volta, del Monte dei Paschi, che si prepara a ricevere 3,3 miliardi dal governo. Un pacco regalo sotto forma di obbligazioni gentilmente sottoscritte dallo Stato.

Come dire che il conto finale, sommando tasse e aiuti, supera i 5 miliardi. Il timbro ufficiale sulla penosa storia del Monte è arrivato proprio due giorni fa quando l'Eba, l'autorità europea in materia bancaria, ha certificato che il deficit patrimoniale della banca senese ammonta a 1,7 miliardi. Come dire che per rispettare i parametri fissati dall'ente di controllo, bisogna fare il pieno di capitali freschi al più presto. Solo che il Monte in questi anni ha già chiesto denaro più volte ai suoi azionisti, l'ultima nel 2011. E così, nell'impossibilità di trovare nuovi volonterosi sostenitori, saranno le casse pubbliche a farsi carico del salvataggio.

Verrà rinnovato il prestito di 1,9 miliardi già concesso nel 2009 (i cosiddetti Tremonti bond) a cui si aggiungerà un'altra tranche di obbligazioni da oltre 1,4 miliardi. Il totale, appunto supera i 3,3 miliardi. E per effetto del regolamento di questi prestiti lo Stato nei prossimi mesi potrebbe rilevare una partecipazione vicina al 4 per cento nel capitale della banca.

Non c'erano alternative. I soldi, maledetti e subito, erano indispensabili per evitare guai peggiori. I conti del 2011 si sono chiusi con perdite per 4,6 miliardi di euro, dovute in gran parte alle svalutazioni miliardarie di attività, a cominciare dalla Banca Antonveneta, comprate a prezzi d'affezione negli anni del boom della finanza.

Insomma, acquisti incauti. A cui vanno aggiunti investimenti colossali, oltre 27 miliardi, in titoli di stato italiani. Non proprio il massimo, con l'aria che tira. Adesso tocca al governo tappare i buchi. Chi ha guidato la banca negli anni in cui è stato messa in atto questa strategia suicida si gode invece un nuovo incarico di prestigio.

Giuseppe Mussari, presidente del Monte da aprile 2006 fino alla primavera scorsa , tre mesi fa è stato riconfermato alla guida dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, in pratica la Confindustria del credito. Domanda: chi ha preso il posto di Mussari sulla poltrona di presidente dell'istituto toscano? La primavera scorsa si è insediato al vertice Alessandro Profumo con il mandato preciso di rilanciare la banca, tagliando, tra l'altro, migliaia di posti di lavoro.

A giugno Profumo è stato rinviato a giudizio per dichiarazione fraudolenta dei redditi. Una storia che risale agli anni in cui il banchiere guidava Unicredit, lasciato nel settembre del 2010. Una storia di imposte evase per circa 245 milioni grazie a una complicata operazione col nome in gergo di Brontos. Questa l'accusa della Procura di Milano, che ha chiesto e ottenuto il processo anche per altri 19 manager di Unicredit.

In pratica, secondo i magistrati, i vertici dell'istituto avrebbero camuffato gli utili in dividendi riuscendo così a spuntare un'imposizione più leggera. E questa è soltanto la parte penale di un'indagine ben più ampia sulle acrobazie della banca milanese ai tempi della gestione Profumo.

Secondo l'Agenzia delle Entrate, Unicredit avrebbe versato quasi 450 milioni di tasse in meno rispetto a quelle dovute, di cui poco più della metà legate alla cosiddetta operazione Brontos. Alla fine, con l'obiettivo dichiarato di non restare a lungo sulla graticola delle indagini e senza ammettere alcuna responsabilità, la banca ora guidata dall'amministratore delegato Federico Ghizzoni, ha versato al fisco circa 190 milioni.

Una scelta analoga a quella compiuta dagli altri grandi istituti finiti nel mirino degli ispettori tributari. Il Monte ha sborsato 260 milioni. Intesa invece ha chiuso le sue pendenze con una transazione per 270 milioni. Sul piano amministrativo l'inchiesta si è così chiusa. Resta da chiarire la posizione dell'ex numero uno Corrado Passera. Il banchiere ora ministro è indagato dalla procura di Biella per alcune operazioni fiscali sospette varate da una controllata di Intesa con sede nella cittadina piemontese.

 

Ultimi Dagoreport

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - A 53 GIORNI DAL RINNOVO DELLA GOVERNANCE DI GENERALI, A CHE PUNTO È IL RISIKO BANCARIO? NEL SUO SOGNO DI CONQUISTARE IL LEONE DI TRIESTE, EVITANDO PERO' IL LANCIO DI UNA COSTOSISSIMA OPA, PARE CHE NELLA TESTA DI CALTA FRULLI UN PIANO IN DUE TEMPI: INTANTO CONQUISTARE LA MAGGIORANZA NEL CDA DELLA COMPAGNIA, DOPODICHÉ PAPPARSI MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI (SEMPRE CHE NON ARRIVI A PIAZZETTA CUCCIA UN CAVALIERE BIANCO) – ALL’OFFENSIVA DI CALTA, L’ASSO NELLA MANICA DI DONNET SI CHIAMA UNICREDIT. ORCEL AVREBBE PERSO L’ENTUSIASMO PER BPM E SAREBBE BEN FELICE DI PORTARSI A CASA BANCA GENERALI - TANTO PER SURRISCALDARE IL CLIMA GIÀ TOSSICO È ARRIVATA IERI “LA STAMPA” CHE LANCIAVA ‘’L’IPOTESI DEL CONCERTO CALTAGIRONE-MILLERI” (SMENTITA)…

luca richeldi papa francesco bergoglio sergio alfieri

DAGOREPORT - I MEDICI DEL GEMELLI CHE CURANO IL PAPA (SERGIO ALFIERI E LUCA RICHELDI) SONO STATI CHIARI CON FRANCESCO: SE E QUANDO VERRÀ DIMESSO, BERGOGLIO DOVRÀ DIMENTICARE LA VITA MOVIMENTATA CHE HA CONDOTTO FINORA, E DARSI UNA REGOLATA. IL FISICO DEL PONTEFICE 88ENNE È MOLTO PROVATO E NON POTRÀ REGGERE AD ALTRI VIAGGI, OMELIE AL GELO E MARATONE DI INCONTRI CON I FEDELI – IL FUMANTINO CAPO DELLA CHIESA CATTOLICA ACCETTERÀ LA “CAMICIA DI FORZA” DI UNA CONVALESCENZA "PROTETTA" A SANTA MARTA?

angela merkel friedrich merz

DAGOREPORT – IL MURO DI BERLINO NON E' MAI CADUTO: MERZ E MERKEL SONO LE DUE FACCE DI UN PAESE CHE NON HA SANATO LE STORICHE DISEGUAGLIANZA TRA IL RICCO OVEST E IL POVERO EST – FIGLIOCCIO DI SCHAUBLE LUI, COCCA DI KOHL LEI, MERZ E MERKEL SI SFIDARONO NEL 2000 PER LA LEADERSHIP DELLA CDU. MA LA DEFLAGRAZIONE DEI LORO RAPPORTI SI È AVUTA CON LA POLITICA MIGRATORIA DI ANGELONA, FALLIMENTARE AGLI OCCHI DI MERZ (CHE RITENEVA NECESSARIO INTEGRARE I TEDESCHI DELL’EST, PRIMA DI ACCOGLIERE SIRIANI E TURCHI) - SE LA MERKEL L’AVESSE ASCOLTATO, OGGI L’AFD NON SAREBBE AL 20%...

beppe sala elly schlein

DAGOREPORT - TE LO DO IO IL CENTROTAVOLA! - L'IDEONA DI ELLY SCHLEIN PER NEUTRALIZZARE CHI SOGNA LA NASCITA DI UN PARTITO CENTRISTA ALLEATO DEL PD: CREARE LISTE CIVICHE PER LE REGIONALI E, SE FUNZIONANO, RIPROPORLE IN CHIAVE NAZIONALE ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 COL NOME DI "ALLEANZA PER L'ITALIA" - LEADER DEL PROGETTO DOVREBBE ESSERE BEPPE SALA, CHE PERÒ HA PERSO SMALTO (LE INCHIESTE SULL’URBANISTICA MILANESE) - L'ISOLAMENTO DI SCHLEIN NEL PD SUL PIANO DI RIARMO DI URSULA E LA SUA MANCANZA SI CARISMA: I SUOI GIORNI AL NAZARENO SONO CONTATI...

elon musk trump zelensky jd vance

DAGOREPORT – LE SPARATE DI ELON MUSK SONO SOLO UN MODO PER ATTIRARE L’ATTENZIONE E RISPONDERE AL PRESENZIALISMO DI JD VANCE, CHE MR. TESLA CONSIDERA UN “BURINO” – IL MILIARDARIO KETAMINICO HA PRESO MALISSIMO LA VISIBILITÀ OTTENUTA DAL VICEPRESIDENTE USA GRAZIE ALL’IMBOSCATA TESA A ZELENSKY. TRUMP CONOSCE BENE L’EGO-MANIA DEL SUO “DOGE”: PER QUESTO HA CHIESTO AL CONGRESSO UNA STANDING OVATION PUBBLICA PER MUSK (E QUELLO, TUTTO TRONFIO, SI È ALZATO COMPIACIUTO MOSTRANDO IL POLLICE)…

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER