L’ITALICUM FINIRÀ COME L’ITALICUS? LA LEGGE ELETTORALE POTREBBE SALTARE GIÀ DOMANI IN COMMISSIONE. PER NON PARLARE DELL VOTO IN AULA A SCRUTINIO SEGRETO - SILVIO VINCE COMUNQUE. RENZI PURE?

Carlo Bertini e Ugo Magri per "La Stampa"

Volendo credere a Calderoli, che nella giungla parlamentare si orienta come pochi, alla Camera da domani ne vedremo delle belle. Il padre del «Porcellum» ha fatto due conti: la riforma elettorale avrà vita durissima in commissione. E pure nel caso in cui superasse l'esame, «quasi certamente non avrebbe i numeri in aula» dove, va ricordato, si voterà a scrutinio segreto. «Inciamperà praticamente subito», scommette Calderoli, perché già al primo comma dell'articolo 1 verrà al pettine il nodo delle preferenze...».

Se Renzi riuscisse a imporre la disciplina di partito, questi dubbi non avrebbero fondamento. In commissione, dove entro martedì sera i giochi saranno fatti, Pd e Forza Italia hanno 26 dei 47 membri, la maggioranza. E in aula i due partiti sommano 360 deputati, 45 più di quanti ne occorrano per imporre il frutto dell'accordo tra Renzi e il Cavaliere. Ma la minoranza Pd è inquieta (un eufemismo). Questo pomeriggio si vedranno nuovamente i commissari democratici per chiarire se il testo-base è davvero tabù, ovvero può essere emendato d'intesa, si capisce, con Forza Italia.

Bersaniani e dalemiani spingono per cambiare la bozza su tre punti. Primo: niente liste bloccate, al limite meglio 630 collegi con un solo candidato ciascuno, e ripartizione proporzionale dei seggi. Secondo: premio di maggioranza per chi supera il 40 per cento anziché il 35. Terzo: abbassare dall'8 al 5 per cento lo sbarramento per i partiti che volessero presentarsi fuori dalle alleanze.

I fedelissimi del segretario cosa rispondono? Che loro non avrebbero alcuna remora, però Berlusconi da quell'orecchio non ci vuol sentire. Anzi coglierebbe la palla al balzo per far saltare l'accordo, e allora niente riforma elettorale. Non solo: addio anche al «Senato gratis» (come lo chiama Renzi) e all'antidoto per le «disfunzioni regionali» (altra definizione del sindaco-segretario circa la riforma dei Titolo V). I leader hanno deciso, e al momento non si torna indietro.

Anzi, sono pronti ad affrontare il voto segreto. Qui, effettivamente, potrà accadere di tutto. Sia che la riforma passi, sia che vada a gambe per aria insieme con il governo e la stessa legislatura. Già, perché tanto Renzi quanto i «berluscones» hanno chiarito che, in caso di bocciatura, questo Parlamento non sarebbe titolato a proseguire oltre.
Ecco dunque di nuovo il pallottoliere. Stime provenienti dai diretti interessati calcolano tra 90 e 100 i deputati Pd che, lasciati liberi, voterebbero per il ritorno alle preferenze. Chissà come si regoleranno nel segreto dell'urna.

A questi possibili «franchi tiratori» bisogna aggiungere un altro paio di categorie interessate a scatenare un Vietnam parlamentare. Anzitutto coloro che, specie in Forza Italia, gradirebbero votare subito. E sarebbero pronti a tornare alle urne perfino con il mozzicone di legge tenuto vivo dalla Consulta (proporzionale puro e preferenza). L'altra categoria di potenziali «cecchini» è rappresentata da quanti sarebbero disposti ad affrontare le elezioni subito pur di tenersi la legge attuale, il «Consultellum» appunto, considerato un male minore della riforma in gestazione.

I 45 voti di maggioranza alla Camera sono insomma un vantaggio esiguo. Per mettersi al sicuro, Renzi dovrebbe trascinare dalla sua parte la Lega (20 deputati) con una normativa di vantaggio per i partiti su base territoriale; e poi anche il Nuovo centrodestra, abbassando da 5 al 4 per cento, e forse addirittura al 3, la soglia di sbarramento immaginata col Cavaliere. Il quale tuttavia si sente in una botte di ferro, comunque vada lui è soddisfatto, se casca il governo ancora di più.

Come dice Brunetta, «è nella condizione di vincere su tutte le ruote».
Quanto a Renzi, il segretario Pd si mostra pronto ad affrontare le urne perfino a maggio. Secondo i suoi nemici interni è solo un «bluff». Però intanto mercoledì l'uomo potrebbe partecipare alla manifestazione dei sindaci in tensione con il governo. Sarebbe un segnale di quelli forti e chiari...

 

RENZI E BERLUSCONI A CENA CALDEROLI PORCELLUM DANIELA SANTANCHE DENIS VERDINI letta alfano sitoweb x BRUNETTA E BERLUSCONI

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