BETTINEIDE! L’OFFENSIVA DEI RENZIANI DURI E PURI PER IMPALLINARE LA CORSA ALLE EUROPEE DELL’ETERNO DOMINUS DELLA SINISTRA ROMANA: “BETTINI? SERVONO FACCE NUOVE”
Simone Canettieri per "Il Messaggero - Roma"
Se è vero che dietro lo scontro del Pd regionale c'è la partita delle Europee, i renziani della prima ora sono pronti a dar battaglia. Al motto: facce nuove per Bruxelles. Che non è solo uno slogan, ma un fronte destinato a diventare incandescente per un partito già balcanizzato, come si è visto sabato scorso durante l'assemblea contestata e poi sospesa. Anche perché, entro il 24 aprile, la direzione del Pd - che al momento ancora non c'è - dovrà dare il via libera alle candidature laziali per il collegio centro-Italia.
La strada per arrivare a una pax interna tra le anime del Pd è irta di ostacoli. Nonostante l'incontro di ieri tra il neo segretario Fabio Melilli e la deputata Lorenza Bonaccorsi. Al punto che al Nazareno c'è chi invoca un intervento diretto di Matteo Renzi, «l'unico in grado di riportare ordine in questo caos». La «forzatura» di Melilli di far eleggere come presidente Liliana Mannocchi non è andata solo a finire sul tavolo della commissione di garanzia.
No, ad ascoltare gli sfoghi dei rottamatori romani, avrebbe fatto emergere in maniera chiara la "partita di giro": e cioè l'appoggio del lettiano Marco Di Stefano, sponsor della Mannocchi, alla candidatura di Goffredo Bettini. E proprio qui scatta la contromossa dell'area legata a Bonaccorsi. La deputata ieri si è limitata a spiegare: «Servono facce nuove per le Europee».
Un modo elegante per cercare di sbarrare la strada ai big laziali che stanno per prendere il volo per Strasburgo. Il sasso cade in uno stagno già agitato. Nelle scorse settimana era già circolata l'ipotesi di un ricambio radicale delle liste per le europee, fortemente voluto da Renzi. Adesso le turbolenze romane rianimano l'ipotesi della tagliola anche per quei big che, come Bettini, stanno tessendo la tela per una candidatura «unitaria».
«Attenzione: non è un discorso contra personam, ma di metodo. Serve rinnovamento». Ecco perché la battaglia è destinata ad allungarsi anche su Silvia Costa, parlamentare europea uscente, già deputata e assessore regionale. La partita è appena iniziata. E non è escluso che i democrat più vicini al sindaco di Firenze (capeggiati da Gentiloni-Bonaccorsi) non provino a tirare fuori un proprio candidato. Che potrebbe sparigliare le carte con alleanze inedite con i dalemiani.
2 - PD, DOPO LA RISSA LE CARTE BOLLATE: «IL VOTO à NULLO»
Simone Canettieri per "Il Messaggero - Roma"
Dopo la rissa, le carte bollate. Spiega infatti Lorenza Bonaccorsi, deputata dem e renziana della prima ora: «Ho già predisposto il ricorso alla commissione di garanzia del partito, e lo vincerò». Il caso diventa nazionale ed esplode al Nazareno, viste le telefonate arrivate a Lorenzo Guerini, reggente del Pd dopo l'arrivo di Renzi a Palazzo Chigi.
Sarà dunque la commissione presieduta da Enrico Morando, anch'egli sottosegretario, a dipanare la matassa di sabato sera. Quando l'assemblea regionale, convocata per ratificare l'elezione del segretario Fabio Melilli, si è trasformata in guerriglia urbana. Con i lavori sospesi a causa del malore di un delegato della Bonaccorsi, Massimiliano Dolce.
Tanto che c'è chi sdrammatizza così: «Il Pd è passato dalla sindrome dei 101 a quella del 118». Ma c'è anche un'analisi più seria: la baruffa di via dei Frentani indebolisce le aspirazioni di Nicola Zingaretti di diventare l'anti-Renzi. Dopo un'affluenza flop alle primarie (50mila votanti) ecco il pasticciaccio del neonato partito, che dovrebbe essere la rampa di lancio del governatore.
Dovrebbe, appunto. Di fatto gli animi rimangono tesi, nonostante la chiamata di ieri pomeriggio tra Luciano Nobili, numero due del Pd di Roma e braccio destro della Bonaccorsi, e Melilli. Ad accendere la miccia sono stati due aspetti: uno politico e l'altro procedurale. Il primo: la volontà del neo segretario di non concedere la presidenza alla minoranza, «come vuole la grammatica della politica», fanno notare gli esclusi.
Poi c'è il problema di merito: l'elezione a presidente di Liliana Mannocchi, frutto di un accordo tra il lettiano Marco Di Stefano e Goffredo Bettini, «è da invalidare». Perché, come è stato fatto notare tra urla e insulti, la presidente non fa parte dell'assemblea. Il giorno dopo la bagarre, Melilli invece tira dritto.
E confessa: «Mi sono scusato con Guerini per la figuraccia che ha fatto il Pd. Spero in una ricomposizione, ma ho comunque i numeri per governare. Voglio tenere il partito fuori dalle beghe romane». «Non vorrei che ci fossero in ballo interessi per Europee», gli risponde a distanza Bonaccorsi. E Nobili rincara: «Serve un'intesa o ne usciamo tutti indeboliti». Anche l'area pop dem manda un sms a Melilli: «Cancelli questa brutta pagina con una proposta condivisa».
Goffredo Bettini Goffredo Bettini Dario Franceschini LORENZA BONACCORSI LORENZO GUERINI