matteo renzi luigi di maio nicola zingaretti

L’OSTACOLO ALLA LEGGE ELETTORALE? SI CHIAMA MATTEO RENZI! – IL “SENATORE SEMPLICE” DI RIGNANO SA CHE CON IL PROPORZIONALE “ITALIA VIVA” SPARIREBBE PER SEMPRE E CONTINUA A PRENDERE TEMPO E METTERE CONDIZIONI AL PD – DICE DI VOLERE L’ELEZIONE DIRETTA DEL PREMIER, ABOLIZIONE DEL BICAMERALISMO E SFIDUCIA COSTRUTTIVA. MA È SOLO UN MODO PER FARE CACIARA. VOTARE QUALCOSA ANCHE SOLO IN COMMISSIONE, PRIMA DELLE REGIONALI È PRATICAMENTE IMPOSSIBILE

 

 

Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”

 

matteo renzi foto di bacco (7)

Appare ormai altamente improbabile (se non impossibile) che il Pd ottenga di veder approvata alla Camera, prima del referendum, la riforma elettorale. Ma c'è di più: quel testo quasi sicuramente non verrà licenziato prima del 20 settembre nemmeno dalla Commissione affari costituzionali, come pure i dem a un certo punto speravano, accontentandosi di un compromesso al ribasso.

 

renzi zingaretti

Italia viva infatti ha lasciato capire di non avere tutta questa fretta. Anzi. Da Castrocaro, dove ha chiuso i lavori della sua «Summer school», Matteo Renzi ha spiegato: «Serve l'elezione diretta del presidente del Consiglio e personalmente non sono a favore del proporzionale, ma se si vuole fare si agisca di conseguenza e si elimini anche il bicameralismo e si metta la sfiducia costruttiva. Queste sono riforme serie sul modello tedesco, il resto sono spot pubblicitari».

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

 

Dunque, il leader di Iv formalmente apre alla riforma elettorale versione Pd-5 Stelle, ma in realtà non concede granché al suo ex partito. Le lunghe conversazioni estive con Zingaretti hanno contribuito a instaurare un clima molto più sereno tra i due, ma non sono servite a superare definitivamente lo stallo sulla riforma elettorale. Anche se il leader del Pd ha fatto capire a Renzi di poter fare delle aperture sul monocameralismo e soprattutto sulla sfiducia costruttiva.

 

MATTEO RENZI PIERFERDINANDO CASINI

Il problema, come sempre, sono i grillini. Luigi Di Maio ha spiegato che di abolizione del bicameralismo non vuol sentir parlare. E i dem hanno dei problemi a «strappare» con i 5 Stelle. Un aspetto questo che non riguarda invece Renzi: «Noi siamo il partito che ha mandato fuori casa Salvini ma che non vuole fare entrare in casa i grillini, il Pd invece sogna l'alleanza strutturale».

 

Comunque il leader di Iv ha assicurato a Zingaretti che non ha intenzione di mettergli i bastoni tra le ruote. Però alla fine i due si sono trovati in perfetta sintonia solo sulle critiche alla gestione del dossier scuola da parte del governo. La strada della riforma elettorale è quindi ancora irta di ostacoli.

 

NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI

Come si evince dal ragionamento di Ettore Rosato: «È necessario fissare il termine degli emendamenti a dopo le regionali. Così si avrebbe una logica, perché ciò ci consentirebbe di provare a dividere l'opposizione. Forza Italia, infatti, una volta fatte le elezioni, potrebbe essere interessata a collaborare sulla riforma elettorale».

matteo renzi

 

Perciò la massima concessione che Iv può fare al Pd è quella di astenersi per permettere almeno l'adozione del testo base da parte della Commissione. Niente di più. Un po' pochino, quindi, per i dem che avevano fatto un appello in questo senso a tutti gli alleati e che ora rischiano di trovarsi con un pugno di mosche in mano.

 

Il che potrebbe rendere meno agevole a Zingaretti la preparazione dei lavori della Direzione dedicata al referendum, che dovrebbe tenersi già lunedì 7 settembre. Ma il segretario del Partito democratico, nonostante l'aria mite e affabile, non è certo tipo da mollare la presa. E dal Nazareno sottolineano: «Intanto è importante che dopo le parole di Zingaretti si sia riaperto un dibattito».

LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI BY EDOARDOBARALDI

 

 

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