L’ULTIMA SPERANZA (ROBERTO) - IL CAPOGRUPPO BERSANIANO DEL PD: “BASTA COL TIFO NEI PROCESSI, NON FACCIAMOCI AMMANETTARE DAI GIUSTIZIALISTI”

Claudio Cerasa per il Foglio

Roberto Speranza ha 34 anni, guida i deputati del Pd dall'inizio di aprile, è stato il coordinatore della mozione Bersani durante la campagna elettorale, è corteggiato da tempo dai vecchi campioni del correntone rosso per scendere in campo e guidare il partito e dopo tre mesi passati alla guida del più grande gruppo di parlamentari alla Camera è arrivato a una conclusione importante: che la grande coalizione non solo potrebbe non far male al suo partito ma potrebbe persino aiutare il Pd a rafforzarsi, a migliorarsi e a trovare una nuova e più robusta identità politica.

Già, ma come? Speranza, in questa conversazione con il Foglio, sostiene che oggi siano due i principali termometri da osservare per comprendere il grado di evoluzione e di maturità di un partito che intende essere moderno come il Pd. Da un lato, dice Speranza, c'è la giustizia; dall'altro c'è il complesso del tiranno. "Nella storia recente del centrosinistra - dice il capogruppo del Pd - un nostro limite è stato aver seguìto per troppo tempo un carrozzone giustizialista che, complice un anti berlusconismo sfrenato che ha fatto il gioco dello stesso Berlusconi, spesso ci ha costretto a curvare la nostra identità sul nostro essere contro qualcuno e non a favore di qualcosa, e spesso ci ha impedito di affrontare alcuni temi che invece avrebbero dovuto far parte del nostro patrimonio genetico".

Sulla giustizia, per esempio, "sono dell'idea che il Pd debba affrontare il tema senza pregiudizi e senza farsi offuscare dai problemi di Berlusconi. Dal punto di vista politico, ovvio, io e il Pd condanniamo il Cavaliere per quello che ha fatto e quello che non ha fatto in tutti questi anni.

Ma non per questo possiamo restare immobili come delle sfingi di fronte alla giustizia: dobbiamo avere il coraggio di affrontare il tema, di far diventare la parola garantismo una parola di sinistra, di smetterla di tifare quando c'è un processo e di evitare di farci ammanettare da quei campioni del giustizialismo che spesso danno ai nostri avversari un alibi per accusare una parte della magistratura di essere politicizzata. Insomma: è arrivato il momento di riconoscere, senza schermi ideologici, che l'arretratezza del nostro sistema giudiziario è uno dei simboli dell'arretratezza del nostro paese".

Speranza sostiene che, oltre a una revisione del processo civile, "non sia un tabù, anche se non è una priorità, discutere di come regolare il sistema delle intercettazioni; non per togliere uno strumento prezioso per gli inquirenti ma solo per evitare, come purtroppo accade, che queste vengano utilizzate dai giornali prima ancora che siano state depositate".

Ma al centro dello "scandalo del sistema giudiziario italiano", continua il capogruppo Pd, c'è però un altro problema: il sistema carcerario. Speranza considera un passo importante la recente approvazione del disegno di legge delega che consentirà ai magistrati di chiedere una misura alternativa al carcere per i condannati che dovranno scontare una pena non superiore ai due anni.

Ma oltre a questo, dice il capogruppo Pd (che rimarrà a fare lo stesso mestiere anche nei prossimi mesi e non si candiderà alle regionali in Basilicata), c'è una questione culturale che dovrebbe diventare patrimonio del Pd. "Dovremmo dire con parole chiare - continua Speranza - che in Italia esiste un problema di abuso di carcerazione preventiva, e ignorare questo problema significa, ancora una volta, fare la figura delle sfingi.

Se poi dobbiamo andare avanti nel ragionamento io arrivo a dire che nel nostro paese esiste un equivoco sulla funzione del carcere. Il carcere non ha solo una funzione punitiva, ma anche riabilitativa. E mi permetto di dire di più: nel rispetto totale delle vittime dei reati io credo che il nostro partito, per onorare la funzione riabilitativa del carcere, dovrebbe aprire una riflessione su un tema importante: l'abolizione dell'ergastolo. E la famosa lezione di Aldo Moro del 1976 credo sia davvero un punto da cui partire.

Assieme alla giustizia, continua Speranza, l'altro termometro da tenere d'occhio per misurare la capacità di evoluzione e di salute del Partito democratico riguarda un tema che, per molti versi, tocca anche le questioni congressuali: il complesso del tiranno.

Secondo il capogruppo del Pd, "il nostro paese, come le tante nazioni che hanno vissuto in modo diretto l'incubo di una dittatura, si è via via trasformato, come aveva intuito anni fa Piero Calamandrei, in un sistema di partiti deboli che partoriscono governi che non decidono nulla.

Il problema è oggettivo, e anche qui non dobbiamo cadere nel solito tranello che se una cosa la dicono anche i nostri avversari significa necessariamente che quella cosa sia sbagliata. Il centrosinistra - continua Speranza - deve superare questa paura e chiedersi anche qui se non sia il caso di ragionare seriamente su una proposta che personalmente a me convince: il sistema semipresidenziale con doppio turno alla francese ed elezione diretta del capo dello stato.

Certo: occorrerebbe poi ragionare su tutti i contrappesi necessari da attribuire magari alla Corte costituzionale, ma detto ciò sono convinto che su questo tema il Pd non deve chiudersi a riccio, e non deve avere paura di affrontare l'argomento". Il tema del non aver paura dell'uomo solo al comando, a voler essere maliziosi, è uno slogan che ultimamente è stato utilizzato anche da Matteo Renzi, che non a caso è un sostenitore del sistema semipresidenziale.

Speranza non è un renziano, e come detto è stato il coordinatore della campagna elettorale dell'ex segretario del Pd. Ma su Renzi, in un certo modo, concede un'apertura, seppure molto cauta. "Sono personalmente convinto che voler trasformare le primarie per eleggere il segretario del Pd in primarie per eleggere il candidato premier sia un errore grave che avrebbe l'effetto di diventare un elemento di destabilizzazione per il governo. Se Renzi vuole fare il segretario deve capire che deve fare il segretario e che deve sacrificarsi per svolgere quel ruolo. Lui ha le carte in regola per farlo e, considerando anche che oggi le sue idee mi sembrano in parte diverse rispetto a quelle di qualche mese fa, credo che potrebbe avere anche un consenso più ampio di quello avuto alle ultime primarie.

Ma nel caso in cui si dovesse davvero candidare, l'unico consiglio che mi sento di dare è questo: caro Matteo, un premier oggi ce l'abbiamo e si chiama Enrico Letta; se un giorno tu farai il segretario attento a non cadere nella tentazione di togliere l'ossigeno al governo: perché stai certo che poi le macerie potrebbero cadere su tutti noi, nessuno escluso".

 

 

ROBERTO SPERANZA ROBERTO SPERANZA roberto speranza Silvio berlu BERSANI luigi MATTEO RENZIenrico letta ok

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO QUASI DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)