L’ULTIMA TREMONTATA - CHI EVADE PER OLTRE 3 MILIONI DI EURO NON POTRÀ PIÙ RICORRERE ALLA CONDIZIONALE: ANDRÀ IN CARCERE - E QUANDO SI FARANNO LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI, L’OBBLIGO DI SPECIFICARE CON QUALI BANCHE SI HANNO RAPPORTI - L’AUMENTO DELL’IVA, ULTIMA SPIAGGIA - MAZZATA PER LE COOP….

Tonia Mastrobuoni per La Stampa

Chi evade per oltre 3 milioni di euro non potrà più ricorrere alla condizionale: andrà in carcere. E quando si faranno le dichiarazioni dei redditi, bisognerà portarsi dietro anche i dati bancari. Sono alcune delle novità dell'annunciato giro di vite contro gli evasori contenute nell'articolato emendamento presentato ieri dal governo alla manovra. Che accentua anche molto il ruolo da "sceriffi" che spetterà d'ora in poi ai sindaci, sul piano del recupero del sommerso. E lascia fuori dal nutrito "pacchetto fiscale" (per ora) l'aumento dell'Iva.

Le misure presentate ieri sono pensate anzitutto per coprire il "buco" da 3,8 miliardi nei saldi del decreto che si è creato per la decisione, confermata ieri, di cancellare la tassa sui ricchi, il cosiddetto contributo di solidarietà del 5 per cento sopra i 90mila euro e del 10 oltre i 150mila. Restano in vigore, tuttavia, per i manager e i dirigenti pubblici, le novità introdotte dalle precedenti manovre che avevano limato gli stipendi "d'oro" per cifre equivalenti.

Agli enti locali sono stati ridotti i tagli previsti finora. Il gettito dell'aumento della Robin Hood tax - 1,8 miliardi di euro nel 2012 e 900 milioni rispettivamente nel 2013 e 2014 - andrà nelle loro tasche (scompare, così, il miliardo di rimborso previsti per i ministeri). E i Comuni, in particolare, potranno tenersi il 100 per cento e non più il 50 per cento dei tributi recuperati dal sommerso. Infine l'emendamento del Governo offre ai municipi la possibilità di pubblicare online la dichiarazione dei redditi dei cittadini. Un modo anche questo per aumentare la trasparenza sul fronte fiscale, nelle intenzioni di Tremonti.

Sono previsti poi, nell'emendamento governativo, inasprimenti delle imposte sia per le cooperative sia per le cosiddette "società di comodo" attraverso le quali molti eludono le tasse che pagherebbero per yacht o immobili o altri beni di lusso. L'Ires per queste società viene innalzata del 10,5 per cento al 38 per cento. E la «concessione in godimento» di questi beni a «soci e familiari» entra nel redditometro.

Per le coop a mutualità prevalente viene aumentata invece l'imposta sugli utili dal 30 al 40 per cento; mentre per le altre cooperative, quelle della grande distribuzione, l'imposta è inasprita dal 55 al 65 per cento. Se si aggiunge una norma che prevede anche, per la prima volta, una tassa sul 10 per cento sulle riserve indivisibili (il 30 del totale degli utili), cioè quelle che non possono essere distribuite ai soci, le imposte aumentano rispettivamente al 43 e al 68 per cento.

Un'altra norma che consentirà al fisco di diventare più occhiuto riguarda invece l'obbligo di specificare, al momento della dichiarazione dei redditi, con quali banche si hanno rapporti. Una misura che ha lo scopo di consentire all'Agenzia delle entrate di stilare «liste selettive dei contribuenti da sottoporre a controllo».

Una novità che ha lo scopo di rendere più rintracciabili i flussi di denaro, è quella poi che dimezza le sanzioni alle piccole imprese (quelle con ricavi e compensi fino a 5 milioni di euro) che rinunciano al contante, se il fisco scopre irregolarità sui versamenti dell'Iva.

Le coperture, secondo la relazione tecnica all'emendamento, ci sarebbero. Circa 1,1 miliardi dall'inasprimento delle regole penali: 300 milioni di euro nel 2012, 400 milioni nel 2013 e 2014. «Rispetto al gettito complessivo dei tributi interessati si tratta di una quota realizzabile anche in relazione al fatto che le misure previste intervengono nella sfera penale», si legge nella relazione della Ragioneria generale dello Stato. Altri 714 milioni nel triennio arriveranno dall'aumento dell'Ires sulle società di comodo.

Le nuove regole che aumentano la trasparenza dei flussi di denaro garantiranno poi 1,4 miliardi nel triennio: circa 150 milioni di euro dall'obbligo di inserire nella dichiarazione dei redditi il proprio istituto di credito, mentre altri 1,250 miliardi circa dovrebbero arrivare dall'utilizzo dei dati in più a disposizione dell'Agenzia delle entrate. Quanto alle coop, il giro di vite garantirà 170 milioni di euro in tre anni.

 

Giulio TremontiSILVIO BERLUSCONI Guardia di Finanza

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…