IL LATO OSCURO DELLA SVEZIA: I TRANS STERILIZZATI PER LEGGE ORA CHIEDONO UN RISARCIMENTO

Arcangelo Rociola per Lettera43.it

È il lato oscuro di una delle legislazioni al mondo più attente ai diritti civili, una macchia rimasta inalterata nel codice civile svedese dal 1934 ai nostri giorni. Per 80 anni, in Svezia cambiare sesso ha significato rinunciare alla possibilità di riprodursi: i transessuali che volevano modificare l'indicazione sulla carta d'identità erano obbligati a sottoporsi a sterilizzazione forzata.

A dicembre 2012 la Corte d'appello di Stoccolma ha dichiarato la pratica incostituzionale e in contraddizione con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Dando la forza a 142 trans di uscire allo scoperto e chiedere allo Stato le pubbliche scuse. Insieme con un risarcimento di 34 mila euro a testa per un totale di circa 4,9 milioni.

L'EUGENETICA SVEDESE
Non è la prima volta che le istituzioni svedesi devono rispondere a una richiesta di risarcimento di questo tipo. Nel 1920 a Stoccolma nacque l'Istituto per la biologia razziale, le cui ricerche portarono nel 1934 al varo dello Sterelization Act, un pacchetto di misure per il controllo della riproduzione della popolazione, finalizzato a impedire il moltiplicarsi di persone affette da malattie mentali o da diversità genetiche come la sindrome di Down.

LA STERILIZZAZIONE FORZATA
La legge restò in vigore per 42 anni (fino al 1976), durante i quali 62 mila persone furono costrette alla sterilizzazione forzata (su una popolazione complessiva che all'epoca era intorno agli 8 milioni, oggi sono 9,5). Il 90% erano donne.
Nel 1999 il parlamento svedese ha accettato di risarcire con 20 mila euro le persone sottoposte al programma rimaste in vita. Ma la legge è restata in vigore per i transessuali, la cui capacità riproduttiva era ancora considerata pericolosa.

Dal 2009 socialisti e liberali hanno cercato di cancellare nel parlamento di Stoccolma i residui di un passato scomodo, trovando però l'opposizione del partito conservatore dei Cristiano-democratici: alla fine si è giunti al compromesso di consentire il matrimonio ai transgender.

L'ultimo passaggio della normalizzazione è stata la dichiarazione di incostituzionalità dello Sterilization act, che apre le porte a un risarcimento che Urlika Westerlund, il presidente della Federazione svedese per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender, ha definito una «giusta somma» per i danni subiti in accordo con casi simili sanciti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. «Se il legislatore accetta di pagarci i danni non intenteremo una causa contro lo Stato», ha dichiarato in un comunicato.

NIENTE SCUSE DALLO STATO
Tutto a posto dunque? Niente affatto. Perché il primo ministro svedese Fredrik Reinfeld, esponente del Partito moderato, memore dei risarcimenti e delle pubbliche scuse già approvati negli anni, ha dichiarato che lo Stato non può pagare i danni a tutte le minoranze sociali che sono, o sono state, discriminate.

Ma il passato delle leggi eugenetiche pesa, soprattutto in una nazione che per molti versi è all'avanguardia nel riconoscimento dei diritti fondamentali. E che ora ha la possibilità di ricucire, una volta per tutte, una delle ferite più dolorose della sua storia recente.

 

SVEZIA STERILIZZAZIONE PER I TRANS SVEZIA PROTESTA CONTRO LA STERILIZZAZIONE PER I TRANS SVEZIA PROTESTA CONTRO LA STERILIZZAZIONE PER I TRANS

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