renzi bob marley

LEOPOLDA, NON TE REGGAE PIU’ - BARICCO, GUERRA E SERRA NON CI SARANNO: IL QUINTO FESTIVAL DEL RENZISMO NEL SEGNO DI BOB MARLEY - SCANZI: “MAGARI, SOTTO I FUMI DI UNA CANNA, POTREBBERO TIRAR FUORI QUALCHE BUONA IDEA”

1. DA BARICCO A GUERRA - LA STAGIONE DELLE ASSENZE ALLA LEOPOLDA DI GOVERNO

Jacopo Iacoboni per “la Stampa

 

BOB MARLEY GIOVANE BOB MARLEY GIOVANE

Lo storytelling non c’è più. La narrazione, insomma, quell’idea di «raccontare la politica» di cui Matteo Renzi s’è così tanto innamorato da infilarla in ogni discorso, non avrà più alla Leopolda la sua icona, l’uomo che ha insegnato il concetto all’attuale premier. Alessandro Baricco.
 

Chi ha domandato a Baricco si è sentito rispondere «mi è impossibile andare», una frase che comunque sia comunica il senso di una stagione che s’è conclusa. Proprio lo scrittore è l’autore di alcune delle idee, e dei discorsi più noti, dell’epopea Renzi. Fu Baricco, in una Leopolda ormai passata - gli anni ruggenti della promessa di rupture - a dire, barbarico: «La sinistra della mia generazione ha mosso i suoi pezzi sempre per seconda, ha giocato sempre coi neri, di rimessa.

 

renzi al vertice ue di milano renzi al vertice ue di milano

Voi invece - raccontò a una platea estasiata, nel discorso in assoluto più cliccato e ascoltato del 2011 - dovete muovere per primi, chi muove per secondo diventa conservativo, vuole fare la patta, è molto difficile che giochi per vincere. La sinistra in cui sono cresciuto io, oggi è ciò che di più conservativo c’è in questo paese». La sensazione è che questa speranza di rottura della conservazione, di ricerca del merito, di scelta della squadra dei migliori, sia un po’ affievolita, diciamo così.
 

Una Leopolda senza Baricco è più o meno come un Napoli senza Cavani (e non si vede un Higuain alle porte); ma quella dello scrittore non sarà l’unica assenza che siamo in grado di raccontare. Non ci sarà neanche la scoperta più promettente dell’anno scorso, quell’Andrea Guerra che, da ad a Luxottica, ha portato in questi anni l’azienda a essere la prima italiana per esportazioni, ha siglato le intese con Google, prima di andare via nella nuova, frizzante gestione Del Vecchio.

 

maria elena boschimaria elena boschi

Guerra al telefono ragiona così: «La Leopolda era un fantastico strumento di marketing, che funzionava bene in quanto tale. Ma che marketing puoi fare quando sei ormai al governo? Al governo devi fare le cose, e basta». Inutile addentrarsi in bilanci definitivi, troppo poco è ancora il tempo che è stato concesso a Matteo Renzi. Ma il segno di una qualche perplessità lo si coglie, in giro.

 

Accanto a Guerra l’anno scorso emerse un personaggio che colpì molto chi era lì, una giovane donna col nome da uomo: Andrea Marcolongo. Fece un discorso ipnotico, con uno slogan che tanti ricorderanno, «siamo un’Italia cresciuta a pane e sciatteria».

 

Diplomata a pieni voti alla Holden, con un ottimo futuro già avviato nell’editoria, colpì a tal punto che Renzi la volle nella sua squadra, e è stato così che Marcolongo ha finito a lavorare come unica ghostwriter del premier per tutto l’ultimo anno, quello delle primarie e delle europee (tra le sue tante invenzioni anche tutte le citazioni nei discorsi renziani, da Eggers a Murakami, provengono da lei). Anche lei quest’anno non ci sarà.
 

baricco baricco

Se ne vanno sempre i migliori. Un’assenza sicuramente di notevole peso sarà quella di Cosimo Pacciani. I non cultori della materia diranno: e chi è Cosimo Pacciani? Uomo di finanza, ma forse prima ancora intellettuale, grande e vero amico di Renzi dai tempi del liceo (il Dante di Firenze, che hanno frequentato insieme, anche se Pacciani è lievemente più grande), oggi - dopo una carriera rapidissima in Credit Suisse e Royal Bank of Scotland - è approdato all’Esm, il Fondo salvastati, di cui è il numero due. La percezione di un atteggiamento di disincanto è nitida.

 

E certo non se ne può rallegrare il premier. Un diverso tipo di uomo di finanza, Davide Serra, non ci sarà ma solo per impegni a Londra. E è stato generoso, ha donato alla Leopolda 2014 175mila euro.

 

2. LA LEOPOLDA SI TINGE DI GIAMAICANO

Andrea Scanzi per “il Fatto Quotidiano

   

Andrea Guerra Andrea Guerra

Dal 24 al 26 ottobre avrà luogo la quinta Leopolda, nota culla fiorentina del renzismo, e già l’attesa è spasmodica. Nei bar non si parla d’altro. La notizia è stata ufficializzata – con un tweet, va da sé – dal ministro Boschi, giusto per far capire subito a tutti che in quei giorni l’elaborazione politica toccherà vette neanche mai sfiorate da Platone. Anche lo slogan dell’imminente consesso intellettuale trasuda profondità: “Il futuro è solo l’inizio”.

 

Quest’ultimo è stato preferito, ma solo dopo infiniti dibattiti, all’iniziale “La tapioca è prematurata a destra”, scartato – pare – perché ritenuto da Renzi troppo di sinistra. Ancor più affascinante l’idea di dedicare la Leopolda V a Bob Marley. Un gigante, una leggenda: sì, potrebbe osare qualcuno, ma che c’entra? Qui le dotte analisi politiche divergono.

cosimo pacciani cosimo pacciani

   

Forse i renziani si ispireranno a Marley per la vicinanza ai deboli, per la lotta alle ingiustizie e per quei versi straordinari di Redemption Song: “Emancipate voi stessi dalla schiavitù mentale, nessuno a parte noi stessi può liberare la nostra mente”.

 

Forse, più prosaicamente, i renziani tributeranno Marley per la sua leggerezza nel rispettare la monogamia, intendendo anche così omaggiare l’attitudine godereccia del loro amico, guida e nume Silvio Berlusconi. È poi probabile che, così come Marley – da buon rastafariano – riteneva l’imperatore etiope Haile Selassie I la reincarnazione di Dio, anche i renziani vedano nel loro allegramente pingue Dux la propaggine terrena dell’Onnipotente.

DAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA DAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA

   

C’è poi un’ultima ipotesi, quella più perfida e scontata. Frutto, senz’altro, dei soliti gufi disfattisti. È quella secondo cui i renziani si ispireranno a Marley anzitutto nel consumo massiccio di marijuana, abbandonandosi a baccanali riformisti e bagordi rottamatori. Sarebbe un’idea azzardata, e poco gradita dai benpensanti, ma non così peregrina: magari, sotto i fumi della droga e con la psiche libera di lasciare andare qualsiasi supercazzola, qualche buona idea potrebbero anche partorirla. Così, anche solo per disgrazia.

 

 

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