1- UN FILM SI PUÒ GIRARE, E BENE, ANCHE SU UNA SEDIA A ROTELLE. GIRARE PER ROMA NO 2- LETTERA DI BERNARDO BERTOLUCCI A GIANNI ALEMANNO: “CARO SINDACO, LEI CHIUDE LA PORTA IN FACCIA A TUTTI QUEI TURISTI, E NON CREDO SIANO POCHI, CHE ARRIVANO IN SEDIA ROTELLE PER VISITARE IL CAMPIDOGLIO. FORSE NON SE NE RENDE CONTO MA LEI OGNI GIORNO, PUNTUALMENTE, MANCA DI RISPETTO A CHISSÀ QUANTI DISABILI” 3- “A LONDRA, A NEW YORK NON C’È UN TAXI CHE NON ABBIA UNA RAMPA, OGNI LUOGO È ACCESSIBILE, SEDI ISTITUZIONALI E CULTURALI, MA ANCHE ALBERGHI E RISTORANTI. PURTROPPO A ROMA MOLTI RISTORATORI NON CI PENSANO, NON HANNO IL SENSO DELL’ALTRO, E NEPPURE QUELLO PER GLI AFFARI. A FIUMICINO MI CAPITA DI ASPETTARE MEZZ’ORA PRIMA DI ESSERE TRASPORTATO FUORI DALL’AEREO, ALTROVE NON ACCADE”

Arianna Finos - Alessandra Paolini per Repubblica

«Signor sindaco sono sconcertato, profondamente umiliato e anche molto arrabbiato ». Bernardo Bertolucci, 71 anni, denuncia: «Il Campidoglio è inaccessibile» e «il comune di Roma è insensibile nei confronti dei disabili». Il grande regista è costretto da qualche anno sulla sedia a rotelle.

Bertolucci si è rivolto a Gianni Alemanno dal blog Diversamente affabile di Fiamma Satta: «Caro sindaco, lei chiude la porta in faccia a tutti quei turisti, e non credo siano pochi, che arrivano in sedia rotelle per visitare il Campidoglio. Forse non se ne rende conto ma lei ogni giorno, puntualmente, manca di rispetto a chissà quanti disabili».

Alemanno respinge però la polemica: «Mi spiace e mi scuso se il maestro Bertolucci non è stato informato sulle vie d'accesso, ma garantisco che il Campidoglio, malgrado i vincoli architettonici, è totalmente accessibile ». In realtà le vie ci sono, ma sono accanto alla terrazza Caffarella, decisamente lontano dalla piazza di Michelangelo. Le pedane in legno, che renderebbero tutto più semplice, non si possono mettere - spiegano dal Comune - per non deturpare il disegno del palazzo.

Bertolucci, ci racconti com'è andata.
«Ero invitato al matrimonio del regista Mario Martone e Ippolita di Majo, in Campidoglio. Scendo dall'automobile, sono sulla sedia a rotelle e mi rendo conto che la Sala Rossa è appoggiata su due gradoni. Che io, con la carrozzina, non riesco a superare. Cerco il portiere, alla fine arrivano due inservienti ai quali chiedo se c'è una rampa movibile, di quelle in legno che usano in tutti i Paesi. Mi guardano sconcertati: "Non c'è", è la risposta.
Poi, cosa assai umiliante, mi sollevano di peso come un salame, davanti a tutti gli invitati».

Lei è sulla sedia a rotelle ma viaggia in tutto il mondo.
«New York e Londra sono città con una grande attenzione ai disabili. A Londra non c'è un taxi che non abbia una rampa, ogni luogo è accessibile, sedi istituzionali e culturali, ma anche alberghi e ristoranti. Purtroppo a Roma molti ristoratori non ci pensano, non hanno il senso dell'altro, e neppure quello per gli affari. A Fiumicino mi capita di aspettare mezz'ora prima di essere trasportato fuori dall'aereo, altrove non accade».

Roma è una città difficile per chi è disabile.
«Al sindaco vorrei dire che domenica scorsa, l'ultima giornata tiepida di sole, sono uscito con la mia sedia elettrica per andare nei miei luoghi trasteverini. Ma via della Scala, vicolo del Moro, sono percorsi di guerra. È così difficile andare in giro che sono costretto a restare chiuso in casa. Ad Alemanno dico che vorrei al più presto i segni di un risveglio della sensibilità e che sia permesso a me e a tutti quelli come me di girare per la città. A volte basta una piccola rampa di legno, un oggetto dal costo contenuto, per superare ostacoli altrimenti insormontabili».

Lei rivendica il diritto di muoversi liberamente.
«Diventare disabile significa entrare in una condizione nuova e difficile. All'inizio mi sono auto- recluso, poi, grazie anche la mio nuovo film, ho scoperto che potevo avere una vita comunque normale».

‘'Io e te'' è stato accolto con successo all'ultimo Cannes ed esce in sala nei prossimi giorni.
«Sono orgoglioso di esserci riuscito: mi sono organizzato e ho adattato strategicamente tutto alle mie esigenze. Insomma, il cinema si può fare, e bene, anche su una sedia a rotelle. Noto con piacere che molte sale indicano con un simbolo la possibilità di accesso ai disabili. Perché io il problema non lo sento solo come artista, ma da cittadino. Sono tanti quelli che vivono una condizione come la mia, e che non hanno voce. Il mio sfogo è anche per loro».

Malgrado tutto lei continua a vivere a Roma.
«È sconcertante per me come questa città abbia sempre mescolato le cose. Ti attrae e ti respinge. La magnificenza delle tracce di antichità si scontra con una gestione recentemente dissennata. No, non riesco a capire questa città, soprattutto da quando sto sulla sedia a rotelle. Forse perché prima non mi accorgevo delle barriere architettoniche: le macchine davanti agli accessi, le strade dissestate, i marciapiedi occupati dalle auto in sosta, l'inadeguatezza di molte strutture».

Cosa dice a chi vive la sua condizione?
«Di non lasciarsi sopraffare dal disinteresse che ci circonda, di cercare di risvegliare sensibilità defunte. Non arrendersi né vergognarsi, ma trovare il coraggio, denunciare, lottare perché i nostri diritti siano rispettati».

 

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