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BUCKINGHAM PALACE, ABBIAMO UN PROBLEMA - OK DELLA CORTE SUPREMA, “LE LETTERE DI CARLO AI MINISTRI VANNO RESE PUBBLICHE” - VACILLA IL SUO RUOLO “IMPARZIALE”, CORONA A RISCHIO
Vittorio Sabadin per “la Stampa”
La Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che 27 lettere scritte dal principe Carlo a ministri del governo Blair tra il 2004 e il 2005 dovranno essere rese pubbliche. Per l’erede al trono è una pessima notizia: all’orizzonte già si addensano polemiche che faranno sembrare il Dianagate e il Camillagate innocue storielle. La credibilità di Carlo come futuro sovrano sarà nuovamente e seriamente messa in discussione, e ieri un deputato laburista, Paul Flynn, già si domandava se non fosse il caso di saltare una generazione, e proclamare subito erede al trono il principe William.
Dieci anni di lotte
La sentenza conclude una battaglia cominciata 10 anni fa dal quotidiano «The Guardian». Un cronista, Rob Evans, aveva chiesto sulla base del Freedom of Information Act che fossero rese note le lettere di Carlo, scritte per influenzare le decisioni del governo su temi che gli sono da sempre cari: l’agricoltura, l’ambiente, l’urbanistica e l’architettura.
Al Numero 10 di Downing Street le lettere sono note come i «black spider memos», gli appunti del ragno nero, perché il Principe di Galles le scrive quasi tutte di notte a mano con una grafia scarabocchiata, le fa battere al computer e le riempie poi, prima di spedirle, con sottolineature e punti esclamativi, vergati con inchiostro nero. Una lunga trafila giudiziaria aveva portato alla vittoria del «Guardian», ma l’allora Attorney General (un ruolo simile alla nostra Avvocatura dello Stato) aveva posto un veto sull’ultima sentenza, veto ribaltato definitivamente ieri dalla Corte Suprema.
LA REGINA ELISABETTA IL PRINCIPE FILIPPO CON CARLO E CAMILLA DI INGHILTERRA
Il direttore del «Guardian», Alan Rusbridger, ha espresso la sua grande soddisfazione per la vittoria della libertà di stampa e del potere giudiziario nei confronti delle ingerenze del potere politico. Clarence House, la residenza di Carlo, non ha nascosto la delusione del Principe: le lettere sono private, e tali dovrebbero restare. Il premier Cameron ha espresso disappunto, aggiungendo che se il principio del diritto di veto non è chiaro, una nuova legge lo chiarirà. Intanto ha preso tempo: prima di rendere note le lettere, bisognerà decidere in quale modo e in quale forma.
Mille richieste all’anno
In ogni caso, Carlo perderà: se Cameron bloccherà di nuovo la pubblicazione, tutti penseranno che l’erede al trono ha qualcosa da nascondere. Se le lettere saranno rese note, sarà anche peggio. Il Principe ne scrive quasi mille all’anno, cercando di intervenire su tutto.
Si sa che ha scritto a Tony Blair accusandolo di distruggere la campagna inglese, che ha insistito perché il servizio sanitario nazionale ammettesse la medicina alternativa e che era intervenuto già nel 1969 con il premier Harold Wilson per difendere il salmone atlantico.
Nel 2002 aveva appoggiato la dichiarazione di un contadino della Cumbria, il quale sosteneva che se i contadini fossero stati gay o neri, il governo avrebbe prestato loro più attenzione. Molto nota è la lettera inviata alla famiglia reale del Qatar (e firmata anche in arabo) per bloccare un progetto urbanistico a Chelsea progettato dall’architetto Richard Rogers, che lo accusò di abuso di potere.
Il dovere della neutralità
Nel suo ruolo di erede al trono, Carlo non potrebbe fare queste cose. La Monarchia britannica ha costituzionalmente il dovere di mantenere una neutralità politica: il sovrano può essere consultato, può incoraggiare il primo ministro, ma niente di più. Le lettere confermeranno a tutti che l’erede al trono – pur battendosi per principi condivisibili – non potrà fare a meno di essere un re impiccione come Carlo I, al quale fu tagliata la testa.
le delevigne con carlo d inghilterra
Martedì prossimo, nel segreto colloquio settimanale con Elisabetta II, il premier Cameron avrà un nuovo grattacapo di cui discutere. E la Regina, sempre più stanca dopo 63 anni di regno nel pieno rispetto delle prerogative di governo e parlamento, penserà ancora una volta che non può assolutamente mollare.