grillo berlusconi

LI FERMEREMO SUL BAGNASCIUGA! BERLUSCONI E GRILLO TENTATI DA UNA COMPARSATA AD OSTIA PER SOSTENERE LE RISPETTIVE CANDIDATE AL BALLOTTAGGIO – DOMENICA SI VOTA: LA PENTASTELLATA DI PILLO VUOL FAR DIMENTICARE LA RAGGI, MENTRE LA DESTRORSA PICCA NON S’ACCONTENTA DELLA MELONI 

 

Mauro Favale Giovanna Vitale per ‘La Repubblica - Roma’

 

Giuliana Di Pillo

Ci contano entrambe le candidate: Monica Picca, che deve recuperare i tre punti e mezzo di gap registrato al primo turno, e Giuliana Di Pillo, che teme l' effetto Raggi al contrario, tutti coalizzati contro il M5S. Consapevoli che solo i rispettivi leader, alla vigilia del voto, possono fare la differenza.

 

Perciò ieri sia l' una sia l' altra si sono affrettate a calare il jolly: Silvio Berlusconi e Beppe Grillo saranno «probabilmente» venerdì prossimo a Ostia, alla chiusura delle due campagne elettorali previste sul litorale. Dove per certo arriveranno Meloni e Salvini per il centrodestra; Di Maio e un nutrito plotone di parlamentare per la candidata 5 stelle.

Monica Picca candidata centro destra

 

Sta tutto in quell' avverbio, speso quasi in simultanea dagli staff delle aspiranti minisindache, la riluttanza della coppia d' assi giocata per vincere: tutto vorrebbero, l' ex Cavaliere e il comico, tranne che affacciarsi sul mare di Roma per una competizione tanto locale. Su cui i 5S hanno pensato bene di aggiungere il carico da 90, facendo trapelare che il candidato premier Luigi Di Maio interverrà pure la sera prima, giovedì, alla cena di finanziamento per la Di Pillo. Un piccolo giallo visto che, agenda alla mano, il vicepresidente della Camera sarebbe in trasferta nel Nord Italia.

 

raggi di pillo

Oltretutto Berlusconi, in questo momento, è impegnato in una partita ben più importante. Quella con i potenziali alleati per la scelta del candidato alla presidenza del Lazio. Con Salvini che scalpita per imporre il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi e lui che invece - specie dopo il rifiuto di Nicola Porro - è sceso in pressing su Paolo Liguori. Giornalista di lungo corso con pedigree Mediaset, che non guasta mai: lo vuole a tutti i costi.

SILVIO BERLUSCONI CON IL CAPPELLO DI FORZA ITALIA

 

Ma per adesso il direttore di Tgcom24 nicchia: «C' è un mondo che si agita attorno al mio nome, lo sento, me lo dicono», replica Liguori. «Ma il mio mestiere è un altro. Ammetto, la pressione c' è, esiste. Il Lazio è una regione inguaiata sul serio, così come Roma. Chiunque, a destra come a sinistra, oggi vuole un nome che non sia stato in mezzo a niente e a nessuno, ma questo non è il mio lavoro. Quello che sto facendo adesso mi piace molto, non è routine, non mi sono ancora stancato. E non è neanche questione di dire che non abbia passione politica. Sarà per sempre così? Non lo so, in politica può succedere qualsiasi cosa». In ogni caso, dicono in casa forzista, se ne parlerà dopo il ballottaggio di Ostia.

GRILLO GIORNALISTI

 

Un voto che sarà oggi al centro del Comitato per l' ordine e la sicurezza convocato in seguito all' aggressione di Roberto Spada, esponente dell' omonimo clan, nei confronti di una troupe Rai. È in questa sede che verranno individuate le misure operative per consentire il presidio delle urne da parte delle forze dell' ordine ed evitare un eventuale inquinamento delle organizzazioni criminali, così come già stabilito dal ministro dell' Interno Marco Minniti.

 

Liguori Paolo

Domenica i seggi saranno dunque blindati, con il rischio però che l' astensionismo di sette giorni possa toccare l' ennesimo record negativo. «Vogliono militarizzare il ballottaggio - l' accusa del senatore di Forza Italia, Francesco Giro - . È una vergogna, Ostia peggio di Gomorra ».

 

Ma gli esperti non hanno dubbi: «A Roma c' è una mafia autoctona e di importazione », l' allarme lanciato dal procuratore antimafia, Franco Roberti, replicando indirettamente a chi, in questi giorni, e soprattutto a Nuova Ostia, ha rimandato al mittente le accuse sulla presenza mafiosa. «A Roma la mafia c' è sempre stata», gli fa eco il presidente dell' Anac, Raffaele Cantone sottolineando che «le organizzazioni mafiose hanno la necessità di mettere il bavaglio alla stampa, perché la stampa è trasparenza e consente di conoscere i fatti».

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