ORLANDO VA MINACCIANDO - IL MINISTRO DEL LAVORO HA FATTO SBIANCARE DRAGHI CON LA NORMA NON CONCORDATA CHE PROROGAVA IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI NELLA GRANDE INDUSTRIA AL 28 AGOSTO - LITI NEL GOVERNO, DISCUSSIONE CON SUPERMARIO FINO A QUANDO ORLANDO HA MINACCIATO LE DIMISSIONI - IL COMPROMESSO NEL TESTO DEFINITIVO: CASSA GRATUITA PER LE AZIENDE CHE SALVANO I POSTI DI LAVORO - GLI INDUSTRIALI SI SONO RIBELLATI PER L'IPOTETICO NUOVO BLOCCO MA QUANDO CI SARANNO MILIONI DI NUOVI DISOCCUPATI, CHI TERRA' A BADA LA TENSIONE SOCIALE?
Alessandro Barbera Luca Monticelli per "la Stampa"
Nel testo definitivo del decreto Sostegni-bis non ci sarà la norma presentata dal ministro del Lavoro Andrea Orlando che prorogava il blocco dei licenziamenti nella grande industria al 28 agosto. Già questa mattina la maggioranza discuterà una soluzione ponte al blocco straordinario in scadenza il 30 giugno: le grandi aziende che dal primo luglio eviteranno la misura estrema potranno continuare ad usufruire della cassa integrazione gratuita fino alla fine dell'anno.
Dal primo gennaio torneranno in vigore le regole ordinarie, che impongono agli imprenditori di pagare fra il 9 e il 15 per cento del contributo. Per le piccole e medie imprese resta invece confermato il blocco fino al 31 ottobre.
Il compromesso è frutto delle molte telefonate - ieri - fra Mario Draghi e i suoi collaboratori dopo la durissima reazione di Confindustria alla soluzione prospettata da Orlando a valle dell'ultimo consiglio dei ministri che ha approvato il decreto. Cosa sia accaduto in quelle ore non è ancora del tutto chiaro. Secondo quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, l'ipotesi Orlando non sarebbe mai stata discussa, né dal consiglio dei ministri, né tantomeno durante il preconsiglio: «Dal dicastero ci sono state prospettate modifiche minori di carattere tecnico».
Solo in un secondo momento, e solo dalla bozza trasmessa alle parti sociali, sarebbe emersa una norma giudicata inaccettabile dalle imprese. Il ministero del Lavoro smentisce la ricostruzione: «La norma è stata discussa e approvata all' unanimità dal Consiglio».
La certezza è che nel governo si sta consumando uno scontro grave. Più fonti impegnate nella trattativa raccontano di una forte tensione fra il premier e il ministro Pd, che si sarebbe spinto a minacciare le dimissioni. La tesi di Confindustria è che Orlando avrebbe ceduto alle pressioni della Cgil di Maurizio Landini per ottenere un allungamento surrettizio del blocco.
In sintesi: con la fine della fase più acuta della pandemia è venuta meno anche la pace sociale imposta dall' emergenza. Sono passati appena tre mesi dall' insediamento dell' ex presidente della Banca centrale europea: il 10 febbraio scorso il leader di Confindustria Carlo Bonomi accordava a Draghi il più «convinto sostegno» alla sua azione. Tre giorni dopo, il governo di salvezza nazionale giurava al Quirinale.
Il confronto con sindacati e imprese è stato fin dal primo giorno un pallino del premier, uno dei temi toccati al Colle, quando accettò l' incarico, poi nel discorso con il quale chiese la fiducia alle Camere, illustrando il programma. Si tornò a parlare di concertazione e dell' inizio di una nuova stagione. Bonomi, che con l' ex premier Giuseppe Conte aveva ingaggiato un duello personale, depose le armi, e altrettanto fecero i sindacati. Quella fase è ormai storia.
Da una parte, Cgil, Cisl e Uil parlano apertamente di sciopero generale, dall' altra tutto il sistema di Confindustria (le organizzazioni territoriali e le federazioni di settore) vanno allo scontro frontale con l' esecutivo. I sindacati cercano una sponda nell' ala sinistra del governo, rappresentata sui temi del lavoro dal Pd e una parte dei Cinque Stelle: dai licenziamenti alla sicurezza fino agli appalti.
Le imprese si rivolgono ai ministri tecnici, Giancarlo Giorgetti, Matteo Renzi, Forza Italia e l'altra metà del Movimento. Il risultato è un governo sempre più diviso e che sul decreto Semplificazioni si trova costretto a diffondere una bozza per intercettare il clima dentro e fuori il Palazzo. Il leader leghista Matteo Salvini, come ribadito ieri in un' intervista a La Stampa, vorrebbe stravolgere il Codice degli appalti in vigore. Pd e M5S storcono il naso sul ritorno del principio del massimo ribasso, il subappalto libero e l' aumento delle soglie per gli affidamenti diretti.
Un conto - dicono - è la corsia preferenziale per le opere del Recovery Plan, altro è la deregulation. Ora il pasticcio sui licenziamenti. Il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stripe, che aveva condiviso la trattativa col governo, mette in dubbio la credibilità di Orlando e solleva il problema della sua «affidabilità nei rapporti personali». Sindacati e Confindustria, destra e sinistra di governo litigano e si contendono lo spazio politico piantando bandierine. Già oggi ci sarà il primo confronto di una settimana che si annuncia ad altissima tensione: a Draghi, oltre che a riformare, spetterà soprattutto il compito di mediare.