joe biden energia cambiamento climatico

LOBBY-IN-CHIEF - JOE BIDEN È PRONTO A FARE RETROMARCIA E TAGLIARE LA MAXI-MANOVRA DA 3.500 MILIARDI DI DOLLARI, PER VENIRE INCONTRO ALL’ALA MODERATA DEL PARTITO DEMOCRATICO. O MEGLIO, ALLA LOBBY DEL CARBONE E DEL PETROLIO CHE SI ERA INCAZZATA PER IL PIANO SULL’ENERGIA PULITA. E COSÌ, DOPO LE PRESSIONI DEI SENATORI DEM JOE MANCHIN E KYRSTEN SINEMA,  “SLEEPY JOE” DIMEZZERÀ LA MANOVRA - CHE DIRANNO LE STELLINE RADICAL-GREEN GUIDATE DALLA OCASIO-CORTEZ?

Giuseppe Sarcina per il "Corriere della Sera"

 

joe biden

«Non fatemi andare a Glasgow a mani vuote. Ne va del prestigio del nostro Paese». Secondo le indiscrezioni pubblicate dai media americani, Joe Biden avrebbe rivolto queste parole sia ai radical che ai moderati del partito democratico.

 

Il presidente, però, sarebbe ormai pronto a ridimensionare la manovra da 3.500 miliardi, stralciando una parte consistente degli investimenti sull'energia pulita, proprio a due settimane dal vertice sul «climate change», la Cop26, in programma nel Regno Unito.

 

per alexandria ocasio cortez il piano di biden non e' abbastanza

Nei corridoi del Congresso, a Washington, c'è chi paragona Biden a Santiago, il protagonista del Vecchio e il mare , di Hemingway. Un giorno l'anziano ed esperto pescatore catturò la preda più grande della sua vita. La legò allo scafo della barca, ma riuscì a portare a riva solo una gigantesca lisca.

 

Nel tragitto, in mare aperto, gli squali divorarono tutta la polpa. Il grande pesce di Biden è la manovra da 3.500 miliardi, un intervento pubblico mai visto nella storia americana. Gli squali? La sinistra non ha dubbi: sono il senatore Joe Manchin e la senatrice Kyrsten Sinema. I due hanno già ottenuto un risultato rilevante: dimezzare o quasi l'importo del provvedimento «Build Back Better».

alexandria ocasio cortez 3

 

Si dovrebbe passare da 3.500 miliardi di dollari, da spalmare in dieci anni, a circa 1.700-1.900 miliardi. Sarebbe, comunque, una cifra record. La Casa Bianca fa sapere che le posizioni si stanno avvicinando e che si potrebbe arrivare a un accordo entro la fine di ottobre. Ma a che prezzo? Biden ha scelto di scorporare alcuni capitoli di spesa considerati intoccabili fino a pochi giorni fa.

 

I tagli più clamorosi riguardano proprio l'energia. Nel complesso il testo prevede circa 580 miliardi di dollari tra investimenti diretti, incentivi alle imprese e crediti fiscali per i consumatori. La parte più a rischio è il cosiddetto «Clean Electricity Performance Program», già approvato il 14 settembre scorso dalla Commissione Energia e Commercio della Camera.

Joe Manchin

 

È un piano di incentivi e di penalità rivolto alle società che forniscono energia elettrica. Nel dettaglio: un premio per chi aumenta del 4% all'anno la quota di elettricità ricavata da fonti rinnovabili; un'ammenda per chi non raggiunge questa soglia. Sul piatto ci sono 150 miliardi di dollari da erogare alle aziende virtuose. Il meccanismo punta a scoraggiare il ricorso a gas e petrolio per la produzione della corrente per le abitazioni, le industrie, i servizi.

 

Kyrsten Sinema

Nei documenti ufficiali della Casa Bianca si legge che è un passaggio cruciale per raggiungere l'obiettivo di tagliare del 50-52% le emissioni inquinanti entro il 2030. Manchin mette il veto, obiettando: non possiamo penalizzare il comparto dei fossili da un giorno all'altro. Il senatore viene dalla West Virginia, uno Stato ancora immerso nella cultura industriale del vecchio carbone.

 

Lo stesso Senatore ha fondato negli anni Ottanta due società attive nel settore, la «Enersystems» e la «Framington Resources», ora gestite dal figlio Joe Manchin IV. Biden sembra rassegnato a stralciare il «Clean Electricity» a condizione di poter salvare il resto dei 330 miliardi di investimenti per la riconversione energetica. Tra le misure previste l'aumento del credito di imposta da 7.500 a 12.700 dollari per l'acquisto di auto elettriche, a patto che negli stabilimenti siano presenti i sindacati.

 

JOE MANCHIN

Verrebbero escluse, quindi, la Tesla di Elon Musk e la filiale americana della Toyota. Altri fondi sarebbero destinati alla modernizzazione delle reti e degli impianti negli edifici. Per il resto il presidente ha già detto che ridurrà drasticamente altre voci di spesa. In particolare il credito di imposta per le famiglie con bambini potrebbe essere confermato solo per un anno, togliendo un sostegno prezioso per le fasce più povere della popolazione. Potrebbe, invece, saltare del tutto il biennio gratuito nelle Università pubbliche e negli istituti gestiti dalle minoranze etniche. Ma Biden è convinto di poter arrivare in porto in condizioni migliori del vecchio Santiago.

Joe Manchin 2Joe BidenKyrsten Sinema. Joe Manchin

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?