LONDONISTAN - ALCOL E MINIGONNE FINISCONO NEL MIRINO DEI GIUSTIZIERI DELLA NOTTE ISLAMISTI - RONDE NELL’EAST END DI LONDRA PER DISTRUGGERE CARTELLONI PUBBLICITARI “INDECENTI”- INCORNICIATI IN SEGNALI STRADALI DI DIVIETO “LE PRINCIPALI CALAMITA’” (GIOCO, ALCOLICI MUSICA, DANZE, PROSTITUZIONE, DROGA) MENTRE UN VOLANTINO PROCLAMA LA ZONA “TERRITORIO CONTROLLATO DALLA SHARIA”…

Claudio Gallo per "la Stampa"

C'è un ragazzino con la gote rosse da inglese e una lattina di birra in mano. Porta scarpe da ginnastica sgargianti, un giubbetto blu da cui spenzola il cappuccio grigio della felpa, divisa d'ordinanza degli adolescenti. Gli si avvicina un uomo robusto, pantaloni cachi e giubbotto scuro, il volto coperto dal cappuccio. Gli strappa la lattina di mano e la getta a terra. Puntando il dito contro il giovane fa: «Qui l'alcol è vietato ragazzo, questa è una zona musulmana, noi pattugliamo il nostro territorio».

Riad? Teheran? Kabul? Troppo facile: il filmato collocato sul web che ritraeva la scena (YouTube l'ha cancellato per violazione delle regole) è stato girato nell'East End di Londra, Londonistan come la chiamano i critici della tolleranza britannica.

I giustizieri della notte islamica agiscono soprattutto nei quartieri di Tower Hamlets, dove a Nord vive una popolosa comunità del Bangladesh e Waltham Forest che può comunque vantarsi di aver dato i natali a celebrità come il bardo socialista William Morris, il regista Alfred Hitchcock, e il poeta del pallone David Beckham. La polizia sospetta che i vigilantes provengano da uno dei molti rivoli creatisi dopo lo scioglimento di Al Muhajiroun (gli immigrati), un gruppo legato al terrorismo islamista.

Sul canale di YouTube dove pubblicavano le loro bravate (logo: Shariah: il futuro del Regno Unito, lo stesso di Al Muhajiroun), gli energumeni della polizia morale descrivono così la loro missione: «Dalle donne che ancheggiano per strada completamente svestite, come bestie senza rispetto per se stesse, ai beoni che vanno in giro con la bottiglia, agli ubriachi che finiscono sotto le macchine: noi faremo del nostro meglio per proibire tutto ciò».

Tra le loro imprese, sempre doverosamente digitalizzate su Internet, c'è la distruzione di un cartellone pubblicitario di H&M, dove una modella si contorce in lingerie nera esaltando le proprietà di un reggiseno push-up. In uno spezzone di un altro video, un guardiano della fede incappucciato se la prende con una ragazza in mini-short di jeans che passa davanti a un negozio di kebab con il fidanzato. «Non ci si può vestire così in una zona musulmana», dice. Una voce fuori campo aggiunge: «Dobbiamo proibire a questa gente di vestirsi così e passare davanti alle moschee». La donna è allibita, farfuglia: «Questa è la Gran Bretagna, le donne hanno dei diritti».

Il quartiere di Tower Hamlets non è nuovo a questi episodi, nel 2001 fu dichiarato «Liberato dai gay» da alcuni volantini che si aprivano con le parole del Corano «Alzati e ammonisci». Pochi mesi dopo un altro volantino proclamava la zona «territorio controllato dalla Sharia»: incorniciati in rossi segnali stradali di divieto le principali calamità: gli alcolici, il gioco, la musica e le danze, la prostituzione (intesa in senso molto lato) e la droga. Pare che l'autore fosse Anjem Choudari, ex avvocato diventato predicatore islamista, appunto uno dei fondatori di Al Muhajiroun.

Londra è un calderone di etnie e religioni e, certo, in questi episodi affiorano le crepe della società multietnica. Ma non si deve immaginare il West End come un'Arabia Saudita in miniatura. Come ha detto al Times l'esperto di islamismo Ghaffar Hussain: «Sono azioni compiute da poche persone. Non rappresentano la società musulmana che condivide nella sua maggioranza i valori di tolleranza della Gran Bretagna».

 

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