LONDRA PAZZA PER IL“BRAND” DELL’ANTIPOLITICA - UN MIX TRA GESÙ E CHE GUEVARA E GRILLO, L’ISTRIONICO PRESENTATORE RUSSELL BRAND TENTATO DALLA CANDIDATURA A SINDACO DI LONDRA - MA LUI INVITA ALLA RIVOLUZIONE DEL NON VOTO
Caterina Soffici per il “Fatto quotidiano”
Peccato Russell Brand abbia smentito: non si candiderà a sindaco di Londra. Avremmo assistito a una campagna elettorale memorabile, tra due gigioni mediatici di altissimo livello.
La notizia è girata per qualche giorno e perfino il sindaco uscente Boris Johnson (conservatore, ex giornalista, vulcanico, biondo tendente al fosforescente) ha scritto nella sua rubrica sul Daily Telegraph che sarebbe stato “elettrizzante” avere come avversario il comico del momento, di nuovo su tutti gli schermi e i media del Regno Unito grazie alla pubblicazione del suo ultimo libro, Revolution, dove ha messo nero su bianco il suo manifesto-denuncia contro il sistema.
La politica si è spettacolarizzata e il fatto che uno squinternato come Russell Brand possa scendere in campo non stupisce nessuno. Trentanove anni, Brand è un presentatore televisivo (Big Brother, Mtv Awards), conduttore radiofonico , attore. Era già una celebrità oltremanica, è diventata una celebrità globale dopo il matrimonio con la cantante Katy Perry: un colpo di bottiglia (scagliata da lei contro lui durante le prove per gli Mtv Award) che diventa colpo di fulmine, con celebrazione segreta in India e cerimonia di rito hindù. Il tutto dura 14 mesi, ben documentati nelle paparazzate nei locali notturni di New York, Los Angeles, Londra.
Vita hollywoodiana e fisico ascetico, barba lunga e capello incolto , un mix tra Gesù e Che Guevara, eccessi e vitalismo senza soluzione di continuità. Un passato di droga e alcolismo, alternati a disordini bipolari e bulimia, Russell Brand è diventato una sorta di guru dell’antipolitica. Appena un anno fa Brand era apparso nel programma politico per eccellenza, l’approfondimento serale della Bbc Newsnight con Jeremy Paxman, e aveva ammesso di non aver mai votato e invitato gli spettatori a non votare perché la politica tradizionale fa schifo.
Vagheggiava un sistema socialista ugualitario, basato sulla redistribuzione del reddito, su un’alta tassazione per le multinazionali, sul rispetto per l’ambiente. Il video ha totalizzato 10 milioni e mezzo di visioni. Il Financial Times titolò: “Il Beppe Grillo riluttante della Gran Bretagna”. Riluttante perché ha sempre detto che non intende candidarsi ad alcunché, ma solo dare voce alla maggioranza silenziosa del paese che nessuno rappresenta. Entrambi comici ed entrambi anti sistema.
Ma le analogie Brand-Grillo finiscono lì. Ora arriva con il libro-manifesto che invita alla Rivoluzione, partendo proprio dal non voto. “Questo non è il migliore dei mondi possibili, come vi hanno fatto credere”. L’ombra di Thomas Piketty, il teorico della nuova disuguaglianza - citato anche nei ringraziamenti - aleggia in tutto il libro.
Brand si pone come il paladino dei nuovi poveri, il 99 per cento che “perde la casa, il lavoro, i servizi sociali” e i politici se ne fregano. Dice qualcosa di sinistra, mentre il Labour balbetta contro gli immigrati, per paura dell’avanzata degli indipendentisti dell’Ukip.
katy perry omaggia piet mondrian
Nelle nuove vesti di attivista antisistema ha anche riadattato il “Pifferaio magico” e “I vestiti nuovi dell’Imperatore” per uno spettacolo speciale, sul palco della Royal Albert Hall di Londra, il mese prossimo. Hanno accusato Brand di dare il cattivo esempio ai giovani e di allontanarli dalla politica. Ma paradossalmente è successo proprio il contrario: il suo messaggio antipolitico ha catturato l’interesse di un sacco di gente che non si era mai interessata a temi sociali e non ha fiducia nella democrazia.