LUCA LOTTI SI PRESENTA AL SENATO DOVE SI VOTA LA MOZIONI DI SFIDUCIA AI SUOI DANNI - E SE IL BRACCIO DESTRO DI RENZI ANNUNCIA CHE NON COMMENTERÀ “RICOSTRUZIONI GIORNALISTICHE E VERBALI”, BERSANI VA SUBITO AL SODO: “O MENTE LUI OPPURE MARRONI”
1. LOTTI, SI VOTA LA SFIDUCIA: "IO PULITO" BERSANI: O MENTE LUI O MARRONI
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Ha scritto il discorso che farà davanti al Senato sul treno che lo riportava da Bolzano a Roma, Luca Lotti. In mente le parole che lo accusano: quelle della mozione del Movimento 5 stelle che ne chiede la sfiducia. Quelle di chi in queste ore - anche nel suo partito, come Michele Emiliano - pretende che il ministro dello Sport si faccia da parte.
Lotti non entrerà nel merito delle contraddizioni tra la sua versione e quella dell' ad Consip Luigi Marroni. Non commenterà «ricostruzioni giornalistiche, stralci di verbali pieni di forse». «Da me non è arrivato nessun atto men che lecito», risponde a chi lo ha chiamato in queste ore. È quello che dirà a Palazzo Madama, sulla scorta di quanto dichiarato a caldo il giorno in cui è venuto a sapere dell'inchiesta: «Noi non scappiamo dalle indagini. La verità è più forte di qualsiasi polemica mediatica e non vedo l'ora di dimostrarlo».
E ancora, come scritto su Facebook qualche giorno fa, «non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo. Sono accusato di un reato - la rivelazione di segreto d'ufficio - che non ho mai commesso». Infine: «Attendo che eventualmente si celebri il processo nelle aule di tribunale e non sui giornali. Ma voglio dirlo chiaramente: se qualcuno pensa di far passare il messaggio che siamo tutti uguali, che "tutti rubano alla stessa maniera", avete sbagliato destinatario. Noi siamo gente seria e perbene».
La linea difensiva è questa, citazione di De Gregori compresa. Arriverà nell' aula del Senato questo pomeriggio, dopo il voto di fiducia sulla riforma del processo penale (con dentro la delega sulle intercettazioni). Ed è proprio il ministro della Giustizia Andrea Orlando che - nonostante sfidi Renzi alle primarie - prende le difese del collega non solo davanti alla mozione M5S, ma anche su quella annunciata da Mdp: «Sono tra quelli che si sono battuti di più contro la scissione perché so che, dopo, il tuo avversario principale diventa quello da cui ti sei scisso», ha detto il Guardasigilli a Radio Capital. E ha aggiunto: «Non è un buon inizio per chi vuole riunire il centrosinistra».
Ancor più duro su questo Lorenzo Guerini: la mozione che chiede a Gentiloni di ritirare le deleghe a Lotti, nel caso non si dimetta, «è un atteggiamento singolare da parte di una forza di maggioranza», dice il vicesegretario pd. Ma Bersani - a Cartabianca - rincara: «Qui o ha ragione Lotti o ha ragione Marroni».
Dando voce a una preoccupazione ben presente all' interno dello stesso governo. Che in queste ore avrebbe abbandonato l'idea di continuare a difendere l'ad Consip, come ha fatto in aula alla Camera il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan mercoledì scorso. Così, una volta respinta la mozione di sfiducia nei confronti di Lotti - cosa che l' esecutivo dà per certa - verrà il momento di pensare ai vertici Consip e a quale sia la cosa più razionale da fare dopo le dichiarazioni dell'ad sul fatto che sia stato l'allora sottosegretario a rivelargli l'inchiesta in corso spingendolo a bonificare l'ufficio.
A votare a favore della sfiducia oggi dovrebbero essere in 52, tra M5S, Lega e parte del misto. Ci sono 42 incerti, ma Mdp, Forza Italia, fittiani e Gal lasceranno l' aula. Mentre diranno no Pd, Alleanza popolare e verdiniani. Lotti uscirà incolume dal voto, ma dovrà affrontare - quando saranno calendarizzate - la mozione dei bersaniani e quella di Gaetano Quagliariello che chiede l' azzeramento dei vertici Consip.
2 - LO SCUDO DEL MINISTRO: COLPISCONO ME, MIRANO ALL' EX PREMIER
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Lotti già lo immagina lo spettacolo al Senato, anche se non sa quali coreografie i Cinquestelle vorranno usare quando si discuterà la mozione di sfiducia che gli hanno presentato contro. D'altronde il titolare dello Sport è consapevole di non essere il diretto destinatario delle proteste, ma solo il tramite. Lui è la «spalla» di Renzi attraverso cui dare la «spallata» a Renzi: «Su di me si scarica un' operazione che mira a rottamarlo». E di «caso politico» parlerà l'esponente del governo, con un discorso che si preannuncia breve e diretto: «Perché questa inchiesta giudiziaria ha assunto una manifesta valenza politica».
LOTTA POLITICA
Se è vero infatti che la vicenda non avrà seguito nelle aule del Parlamento, dato che l'esito del voto a Palazzo Madama appare scontato; se è vero - come sostiene il ministro - che la sua vicenda non avrà seguito nemmeno nelle aule di giustizia, «dato che sono totalmente estraneo al caso Consip e anche a quello che mi viene addebitato»; è altrettanto vero che un processo più insidioso è già in atto. Si sta svolgendo mediaticamente nelle piazze reali e in quelle virtuali, è uno «strumento di lotta politica» che - secondo Lotti - viene adoperato per contribuire al logoramento dell' immagine di Renzi, con l' intento di «accompagnarlo alla porta» definitivamente.
PROCESSO AL PARTITO
Il timore allora è restare intrappolati in questo ruolo, senza possibilità di uscirne. E oggi sarà un'altra giornata complicata, al punto che - giusto alla vigilia del dibattito - nello stato maggiore democratico si è vociferato di un' altra, imminente indagine giudiziaria, con nuovi arresti che avrebbero epicentro nel Pd, e che farebbero da cassa di risonanza alla discussione a Palazzo Madama. Che si tratti di una «manovra» lo dicono sottovoce tutti i dirigenti di fede renziana, che venga respinto al mittente il tentativo di «processare il partito» lo dirà Zanda in Aula.
MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI
Ieri pomeriggio il capogruppo dem al Senato attendeva di conoscere il contenuto del discorso di Lotti per mettere a punto il proprio intervento. Sembra però che abbia dovuto aspettare fino a sera, visto che il ministro - di rientro dalle piste di sci dolomitiche - era ancora sul treno, impegnato a scrivere. In fondo non c' è nulla che non sappiano e non si siano già detti: «Abbiamo capito».
E se ci fossero ancora dei dubbi, ci ha pensato l'ala scissionista a dissolverli. Certo, l'idea di presentare una mozione affinché il presidente del Consiglio ritiri le deleghe al titolare dello Sport sarà stata anche una manovra diversiva, per coprire la ritirata e non votare la sfiducia insieme ai Cinquestelle. Ma nel mirino resta sempre Lotti, cioè Renzi.
BERSAGLIO IDEALE
E Lotti sa di essere il bersaglio ideale. Per quanto si senta «a disagio» per le luci della ribalta, a cui non si è mai abituato, oggi dovrà difendere non solo se stesso ma anche il sistema del giglio magico, la gestione unilaterale del potere che Renzi vantava a ogni riunione di partito, celandola dietro un vezzo politico: «Io non faccio caminetti». È nel suo «caminetto» però che qualcosa non ha funzionato, la genesi dell'inchiesta è infatti il prodotto di un conflitto (non ancora risolto) tra renziani.
EVITARE FIBRILLAZIONI
Renato Mongillo - Carlo Russo e Raffaele Manzi
Questo è il tallone d' achille, il punto su cui gli avversari tenteranno di infierire. Per riparare la propria «spalla», minacciata dal voto di sfiducia, l' ex premier ha accettato persino il voto di fiducia sulla riforma del processo penale chiesto da Orlando, così da evitare fibrillazioni nel gruppo democrat. Anche se è contrario all' allungamento dei tempi di prescrizione nei processi, non può dire ciò che dice il ministro centrista Costa: «Cambieremo quella norma alla Camera». Domani si vedrà. Oggi Renzi deve difendere Lotti, cioè se stesso.