matteo renzi buffalo bill

“RENZI ORMAI SEMBRA BUFFALO BILL” – LUCA TELESE SBERTUCCIA IL SENATORE SEMPLICE DI RIGNANO: “È INVECCHIATO SORPRENDENTEMENTE E PIÙ DI TUTTI, NEI GIORNI DELLA QUARANTENA. I CHILI DEL «LOCKDOWN» GLI HANNO APPESANTITO LA MASCELLA, INGROSSATO I LINEAMENTI, FILI D' ARGENTO PRECOCI INFRANGONO L' INTEGRITÀ CROMATICA DEL SUO CASCHETTO (UN TEMPO) NERO DA MISTER BEAN DELLA POLITICA ITALIANA” – “NON FA PIÙ RABBIA, ANZI, ISPIRA TENEREZZA E SORRISO. I SONDAGGI, CONCORDI SU NULLA, SI SINTONIZZANO SEMPRE SU UN SOLO DATO: ITALIA VIVA È AL PALO”

Luca Telese per “la Verità”

 

Matteo Renzi nel suo ufficio in senato

Nel tempo drammatico del coronavirus, purtroppo, nulla ci difende dagli effetti grotteschi del «poltronavirus». E va letta dunque in questa luce la parabola cadente di Matteo Renzi, passato troppo velocemente dai deliri egotici e le ambizioni della stagione d' oro, alle furbizie mercantili e patetiche del crepuscolo. Matteo ormai sembra il Buffalo Bill di De Gregori, che si esibiva nei circhi con le giacche di pelle bianca a frange, per racimolare gli ultimi lampi di beneficio economico, le ultime rendite della fase terminale di una gloriosa carriera. È invecchiato sorprendentemente e più di tutti, nei giorni della quarantena, negli ultimi mesi spesi ad abbaiare senza mordere.

 

MATTEO RENZI BONAFEDE STAI SERENO BY ANNETTA BAUSETTIluca telese foto di bacco

I chili del «lockdown» gli hanno appesantito la mascella, ingrossato i lineamenti, fili d' argento precoci infrangono l' integrità cromatica del suo caschetto (un tempo) nero da mister Bean della politica italiana. I sondaggi demoscopici dei diversi istituti, concordi su nulla, in questi mesi si sintonizzano sempre in modo unisono su un solo dato: Italia viva è al palo. Un bonsai di partito, un encefalogramma piatto, un esercito di generali privo di truppe, un paradosso demoscopico.

 

MATTEO RENZI ARRIVA AL SENATO PER IL VOTO SU BONAFEDE

E così, sempre più spesso, Buffalo Matteo, entra nel circo della politica sparando frottole e minacce sempre più grosse - bang bang! - nella speranza di riconquistare la scena. Ha ancora l' abilità inventiva che lo accompagnò nell' ascesa, bisogna riconoscerlo, ma non ha più la luce: riesce dunque a creare caos, come in questa manfrina patetica della sfiducia, raccatta titoli (anche generosi) dei vecchi clientes impietositi, che gli dedicano la stessa attenzione ritagliata al mendicante noto, a cui si regala una monetina pesante, perché lo si riconosce. Ma poi, passata la festa, finito l' assembramento degli astanti e dei cronisti, Italia viva torna un ectoplasma senza scopo.

matteo renzi

 

CARLO CALENDA

È curiosa, da questo punto di vista, la biografia (non) parallela di Carlo Calenda, polemista di ingegno che non minaccia mai, perché non fonda la sua identità sul potere, ma che invece conquista titoli e credibilità, solo per le sue idee. E non dev' essere un caso che la forza di Calenda sia così inversamente proporzionale a quella di Matteo, che tutti facciano a gara per intervistarlo, e che il suo Azione, nei sondaggi, senza bisogno di un plotone di parlamentari usato per ricattare un governo a suon di bluff (a cui peraltro nessuno crede) abbia già sorpassato il partito dell' ex premier.

giuseppe conte alfonso bonafede 1matteo renzi

 

Basta pensare all' ultimo capitolo, quello della vicenda Fiat: Renzi corre in soccorso degli Elkann, offendo festoso i suoi servigi, Calenda - che pure è stato manager della Ferrari - non fa sconti e accende i riflettori su di sé con una posizione controcorrente, sostenuta in nome dell' interesse nazionale. La differenza di tono tra i due è lampante: «La Fiat chiede un prestito, che male c' è», si stupisce il candido (si fa per dire) Matteo, mentre Carlo impugna il kalashnikov e attacca: «Vogliono i soldi dello Stato italiano? Riportino la sede fiscale in Italia. E rinuncino a pagare il dividendo».

 

matteo renzi carlo calenda

L' intervista di Renzi sulla semicrisi di governo a La Repubblica di ieri al confronto sembrava una manfrina con fucile a tappo: «È in nome della giustizia che, se avessi seguito solo il merito della questione» - spiega Renzi - «Alfonso Bonafede non sarebbe più Guardasigilli». Notare l' involuzione anche linguistica del comunicatore che un tempo si considerava profeta dei nuovi media. Renzi dice - provo a tradurre in Italiano - che se lui avesse fatto quello che aveva in animo il suo partito avrebbe sfiduciato Bonafede. Attenzione. In altri tempi, una simile dichiarazione di impotenza - sognare una cosa, fare esattamente l' opposto - avrebbe ucciso la poetica del renzismo, che nei suoi giorni migliori fu un «istmo» che alludeva (come tutti gli altri del Novecento italiano) alla possibilità di decidere e di agire. Ma, date le condizioni di oggi, paradossalmente Matteo ha ragione.

matteo renzi nicola morra sfiducia bonafede

 

Pochi dei suoi parlamentari lo avrebbero seguito fino in fondo, la maggior parte maledicono già se stessi per averlo seguito fin qui (alcuni bussano alla porta del Pd per tornare). Così, finito il tempo delle grandi speranze, oggi l' ex premier è un discorsista a pagamento che ha come prima fonte di reddito le agenzie di promozione di alcuni Stati (di solito teocratici, o autocratici) e che si ritrova a capo di un partitino il cui unico orizzonte possibile è il piccolo cabotaggio parlamentare.

 

marco follini foto di bacco

Ma Renzi non ha la sottigliezza colta e arguta di Marco Follini, non ha la grandiosità geniale, sontuosa e istituzionale dell' Udr di Francesco Cossiga, non ha la concretezza ribalda, picaresca ed etnicamente fortificata dell' Udeur di Clemente Mastella: è la zattera di un epigono che ha caricato a bordo il grado zero di queste storie, è un aghetto della bilancia che cerca di ritagliarsi un futuro giocando senza convinzione tra ricattini e ricerca di visibilità. Follini strappó, Cossiga picconó, Mastella - persino lui - si dimise.

francesco cossiga 1

 

Italia viva non ha votato le mozioni di sfiducia che avrebbero fatto cadere il governo Conte, e Renzi si cimenta nell' arte dell' escusatio manifesta: «Le poltrone possono tenersele, a me interessa la politica. Io», giura l' ex premier, «voglio sbloccare i cantieri, una politica industriale, un' iniezione di fiducia che consenta al Paese di ripartire».

MATTEO RENZI

 

Straordinario: «Noi condividevamo non solo la mozione di sfiducia di Emma Bonino, ma anche larga parte di quella del centrodestra. In più Bonafede è diventato ministro in nome del giustizialismo. Quattro anni fa diceva che un politico si deve dimettere anche solo se c' è un sospetto. Folle. Oggi il garantismo ha dato una lezione di stile ai giustizialisti». E perché ha fatto marcia indietro, Renzi? «Una crisi oggi», dice ad Annalisa Cuzzocrea, «farebbe male al Paese». Sembra la caricatura di Carlo Verdone che faceva la caricatura di Arnaldo Forlani: «Gli amici me lo chiedono, avevamo le mani legate!». In bocca a Renzi anche il buon vecchio poltronisno della Prima repubblica diventa opera pia: «Una delle mie soddisfazioni di questo periodo è stato chiedere a Federica (Guidi, ndr) di tornare in pista, nel cda di Leonardo».

de gregoribuffalo bill

 

È buffo, lo so, ma bisogna avere rispetto anche di questo crepuscolo. Perché come quel Buffalo bill con la giacca a frange, che si esibiva al circo, con i bisonti di legno e gli indiani dipinti, Renzi non fa più rabbia, anzi. Proprio come nella canzone di De Gregori, ispira tenerezza e sorriso.

toro seduto e buffalo billmatteo renzi a quarta repubblica 4

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?