luigi di maio cuffie

LUIGI DI MAIO VICINO A MOLLARE LA GUIDA DEL MOVIMENTO CINQUESTELLE! - DOPO L’ANTICIPAZIONE DI DAGOSPIA, ARRIVA IL “FATTO”: “POTREBBE LASCIARE PRIMA DEL VOTO IN EMILIA ROMAGNA, CIOÈ PRIMA DELLA POSSIBILE, ENNESIMA FRANA ELETTORALE, ATTORNO AL 20-21 GENNAIO APPENA ELETTI I NUOVI FACILITATORI REGIONALI DEL MOVIMENTO” - LUIGINO NON VUOLE SUBIRE L’ENNESIMO PROCESSO POLITICO PER IL TRACOLLO DEL M5S - IL RUOLO DI GRILLO, L'ANTAGONISMO CON CONTE, L'INSOFFERENZA INTERNA VERSO CASALEGGIO, "DIBBA" IN IRAN E...

COME MAI GRILLO NON CI HA RIFILATO IL SUO CONTRO-DISCORSO DI CAPODANNO? L'ELEVATO È RINTANATO: CERCA DI CAPIRE COME RIMUOVERE DI MAIO DAL RUOLO DI CAPO POLITICO SENZA FAR FRANARE LA FRAGILE COLLINETTA A 5 STELLE - IL SUCCESSORE CE L'HA, È PATUANELLI. E VUOLE ANCHE SLEGARE ROUSSEAU DAL MOVIMENTO. MA ANCHE LUI ADOTTA LA STRATEGIA DELLA MELINA: ASPETTIAMO LE ELEZIONI. È TERRORIZZATO DALLO SBAGLIARE DI NUOVO…

https://m.dagospia.com/grillo-cerca-di-capire-come-rimuovere-di-maio-dal-ruolo-di-capo-politico-senza-far-crollare-tutto-223496

 

“In ogni caso, Grillo ha il cruccio di sbagliare di nuovo, e pure lui adotta la strategia della melina: aspettiamo le elezioni di fine mese prima di cambiare il vertice politico del Movimento. Sempre che Di Maio non faccia un colpo di scena mollando prima lui il ruolo, per risparmiarsi l'umiliazione di essere esautorato”.

 

 

Luca De Carolis per il “Fatto quotidiano”

 

BEPPE GRILLO DI MAIO NAPOLI

Il capo a cui pesa maledettamente esserlo stavolta è davvero vicino all' addio. Presto, forse prima del voto del 26 gennaio in Emilia-Romagna. Cioè prima della possibile, ennesima frana elettorale. Luigi Di Maio potrebbe lasciare la carica di capo politico dei Cinque Stelle attorno al 20-21 di questo mese, appena eletti i nuovi facilitatori regionali del Movimento. Innanzitutto, perché non vuole subire il milionesimo processo politico per il probabile, pessimo risultato del M5S in Emilia-Romagna, dove i 5Stelle sono spettatori della sfida all' ultimo voto tra Pd e Lega.

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Un 4-5 per cento nelle urne per il Movimento sarebbe disfatta e per lui l' abituale ritorno nel ruolo di unico imputato, della sconfitta. Soprattutto, Di Maio è stanco degli infiniti problemi e delle mille battaglie interne.

 

La solitudine del capo e le pressioni Il capo è molto solo, con i gruppi parlamentari che continuano a perdere pezzi (ieri sono usciti altri due deputati, Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri) e che non gli rispondono più, divisi in gruppetti, agitati da rancori vecchi e nuovi. E gli pesa moltissimo il confronto con due interlocutori obbligati.

Quello con il garante e fondatore Beppe Grillo, che ha un' altra visione da lui su quasi tutto, tanto da avergli imposto il governo con il Pd.

 

fico grillo di maio

E soprattutto il rapporto con Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio che gli deve sembrare un Moloch, e che di certo per lui è una pietra di paragone pesante come una montagna. Ma c' è anche altro, ci sono le fortissime pressioni dei maggiorenti, molti anche di governo, che vogliono le sue dimissioni.

 

Un pressing che nelle ultime ore si è fatto bombardamento. "Lo vogliono spingere verso la porta" conferma un dimaiamo. E il capo è davvero vicinissimo a quel passo di lato di cui aveva parlato per la prima volta pochi giorni fa il Foglio, datandolo per la fine di febbraio. Il suo staff aveva smentito tutto poche ore dopo. E ieri sera ambienti vicini al ministro, sentiti dal Fatto, hanno nuovamente negato ("falso"). Ma la strada del 33enne di Pomigliano d' Arco dovrebbe essere davvero quella, confermano al Fatto più fonti qualificate. E porta all' addio al ruolo di capo politico che si era dato con Statuto nel dicembre 2017, con la benedizione di Davide Casaleggio e il sì pragmatico di Grillo (e la ratifica degli iscritti sul web).

giuseppe conte luigi di maio 2

 

Una carica della durata di cinque anni, rinnovabile per un altro mandato. La struttura prima del passo di lato Di certo prima dell' addio Di Maio vuole lasciare al M5S una nuova, definitiva organizzazione, con la scelta dei facilitatori regionali. Nei suoi piani, gli iscritti dovrebbero votare un elenco da cui poi sarà lui, ancora capo, a scegliere i nomi finali. Ma molti big contestano questa soluzione, come il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo ("Così l' elezione è un processo calato dall' alto").

 

CONTE E DI MAIO

Un altro segno del malessere che si dilata. Trasferito nero su bianco ieri dai senatori che a Palazzo Madama hanno presentato un documento in cui chiedono "la non sovrapposizione tra incarichi di governo e organizzativi", cioè tra la figura del capo politico e ruoli di governo. A Di Maio lo hanno detto anche ieri sera, nell' assemblea congiunta. E lui ha tenuto il punto, la posizione.

 

Ma è pronto a scegliere la Farnesina. Forse solo quella, perché le indiscrezioni raccontano che lascerebbe anche il ruolo di capo delegazione dei 5Stelle nell' esecutivo Conte. Facendo posto al ministro dello Sviluppo economico, l' ex capogruppo in Senato, Stefano Patuanelli: stimato dai parlamentari e da Conte, in ottimi rapporti sia con Grillo che con Casaleggio. Ma il vero nodo sarà l' avvenire del M5S .

 

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3

Il dopo, tra Statuto e organo collegiale E il primo passo dopo le dimissioni, da Statuto, sarebbe l' arrivo di un reggente, ossia del membro più anziano del Comitato di garanzia (l' organo di appello del Movimento). Ossia il viceministro all' Interno Vito Crimi, storicamente vicino ai Casaleggio. Ma dopo di lui? "Adesso serve finalmente un organo collegiale", insiste una fonte. Una segreteria politica, quella che Di Maio ha sempre respinto come un calice troppo amaro.

 

Anche se c' è un problema: Grillo, che ha sempre definito fallimentare l' esperienza del Direttorio, l' organo a cinque creato quando Gianroberto Casaleggio era ancora in vita. "Ma non c' è altra strada", ripetono dal M5S . Però come e con chi comporlo? Proprio Grillo, il Garante, avrà un ruolo fondamentale. Perché per abolire la figura del capo politico è necessario cambiare lo Statuto. E non sarà indolore. Poi, ovviamente, bisognerà decidere chi inserire: ammesso che Grillo e Casaleggio non cerchino un altro capo. Ma al momento nessuno lo vede.

LUIGI DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO - PIETRO DETTORI

 

Alessandro Di Battista, di nuovo in rapporti gelidi con Di Maio dopo l' espulsione di quel Gianluigi Paragone a lui vicino, è in Iran. Roberto Fico è il presidente della Camera. E altre opzioni hanno carenza di carisma o di consenso interno (se non entrambe). Però è un nodo che va sciolto in fretta.

 

Il ruolo del Garante e del premier Anche se tutte le parti in causa negheranno un suo coinvolgimento diretto, Giuseppe Conte avrà un grande peso. È lui, assieme a Grillo con cui si sente ormai di continuo, il traghettatore del M5S nel centrosinistra.

L' habitat naturale dei 5Stelle secondo i "contiani" del Senato che ieri nel documento hanno invocato la collocazione "stabile" del M5S proprio lì, "nell' ambito delle forze progressiste".

 

davide casaleggio 8

Chiedendo inoltre "un organismo collegiale democraticamente eletto", e mordendo al cuore Casaleggio, sulla piattaforma Rousseau: "La piattaforma viene percepita come una realtà esterna, un corpo estraneo al Movimento. La gestione dei dati sensibili e dei quesiti e tanti altri aspetti vanno posti sotto il controllo del M5S ed effettuati con metodo democratico".

 

Perché c' è una diffusa insofferenza verso l' erede di Gianroberto, che con Di Maio aveva costruito un asse forzato quanto evidente. Un altro pilastro che balla, nel Movimento che si appresta a cambiare capo. E a entrare in una nuova fase, con gli Stati generali già fissati per marzo, che si terranno a Torino. Un congresso che potrebbe essere lo snodo per i 5Stelle senza pace.

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

IL DESTINO DELL'UCRAINA SI DECIDE TRA WASHINGTON E MOSCA: LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELLA SOVRANITA' DELL'UCRAINA FREGA POCO E NIENTE – IL SUO PIANO E' CHIARO: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E SOLO DOPO PROCEDERE CON NUOVE TARIFFE DOGANALI PER L’UNIONE EUROPEA MA NON SARA' FACILE - PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO E' SCADUTO NEL 2024 ED E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - SOLO CHE L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI) E LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...