MENO MALE CHE CI SONO GLI ZINGARI – TRA FATTURE GONFIATE, ACQUISTO DI TERRENI E VARIAZIONI DI BILANCIO “SU COMMISSIONE”, LA COOPERATIVA DI BUZZI E CARMINATI FACEVA AFFARI D’ORO SULLA GESTIONE DEGLI SPAZI PER I ROM

 

Grazia Longo per “la Stampa

 

ARRESTO CARMINATIARRESTO CARMINATI

Quando si dice la scuola del carcere. È proprio dietro le sbarre che Salvatore Buzzi - 59 anni, condannato a 24 anni per omicidio del suo ex socio impiegato di banca che gli riciclava assegni rubati - s’inventa imprenditore per gestire i campi nomadi. Nell’85 - uscirà dalla prigione nel ’91 - crea la cooperativa «29 Giugno» (nome che deriva da una rappresentazione teatrale proprio in quel giorno), coinvolgendo ex detenuti, che fa parte del consorzio Eriches.

 

Una onlus che controlla direttamente tredici cooperative e che - al 31 dicembre 2013, quando si focalizza l’analisi dei carabinieri del Ros - ha un fatturato di 51 milioni di euro e 1200 dipendenti. Con un passato di vicinanza all’estrema sinistra, Buzzi non ha esitato un momento ad allearsi con il Nero Massimo Carminati per macinare milioni di euro attraverso gare d’appalto truccate e fatture gonfiate.

 

MARINO BUZZI NIERI 1MARINO BUZZI NIERI 1

Fiore all’occhiello della gestione criminale dei campi rom è quello a Castel Romano. Ospita 1400 nomadi e dà lavoro a 986 dipendenti di cui il 32% «lavoratori svantaggiati». In altre parole ex detenuti, tra cui anche nomi noti come Pino Pelosi (riconosciuto con sentenza definitiva il colpevole dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini) e il boss Luciano Casamonica, utilizzato come «mediatore culturale» in virtù dei suoi legami con le etnie italo-rom.

 

Il campo rom ovviamente non risente dell’inchiesta e continua ad essere attivo. Lo stesso vale per la cooperativa «29 giugno», posta sotto sequestro e già affidata ad un amministratore giudiziario. Impeccabile e collaudata la macchina del crimine messa in piedi da Buzzi, braccio operativo di Carminati, svelata dai carabinieri del Ros di Roma, guidati dal colonnello Stefano Russo. Il giro d’affari intorno a Castel Romano viaggia su due binari. Il primo è relativo alle fatture gonfiate in modo che da un iniziale investimento di 1 milione e 200 mila euro - versati a metà da Buzzi e Carminati - il guadagno finale per la gestione del campo inizialmente raddoppia e poi sfiora i 5 milioni di euro.

SALVATORE BUZZI SALVATORE BUZZI

 

Il 24 maggio 2012 la giunta Alemanno deliberò «l’affidamento del servizio di gestione del campo nomadi per un importo di 2.900.000 euro iva inclusa». Ma a questo si deve aggiungere la «variazione di bilancio fatta appositamente per favorire Buzzi: vennero stornati 5 milioni di euro dal capitolo assistenza minori in favore del campo rom».

 

Un regalo all’amico Buzzi, e nel timore di eventuali vendette del killer della Magliana Carminati. Come si evince da un’intercettazione del segretario di Alemanno, Lucarelli (indagato anche lui per associazione mafiosa) che al presidente della quinta commissione Scozzava, dopo l’approvazione della variazione di bilancio confida: «Meno male che è finita bene, sennò chissà come andava a finire».

 

gianni alemanno 1gianni alemanno 1

Un’altra registrazione dell’orecchio investigativo spiega invece il ruolo di Carminati per garantire l’appalto a Salvatore Buzzi: «Perché a me ’na grande mano me l’ha data… per quel campo nomadi me l’ha data Massimo perché un milione e due, seicento per uno, chi cazzo ce l’ha un milione e due… cash? [...] le opere di urbanizzazione, d’impresa che poi… ce siamo divisi chi pagava chi. Io me so’ preso le casette mobili, le commissioni… e lui s’è preso tutta la costruzione del campo».

 

Ma non finisce qui. Non pago della gestione del campo rom - inaugurato nel novembre 2012 con tanto di strette di mano e sorrisi ai fotografi da parte dell’allora sindaco Alemanno - Buzzi tramite un’agenzia immobiliare a lui riconducibile acquista i terreni intorno al campo rom iniziale.

 

Così incassa pure l’affitto del terreno da parte del Comune.

Alemanno al campo Rom foto LaPresseAlemanno al campo Rom foto LaPresse

E al capitolo campo rom, si aggiunge quello per «la somministrazione dei pasti al centro profughi». Sempre con Carminati che dice: «... calcola che stiamo parlando di pasti intorno ai due euro e mezzo al giorno, eh, il pasto. Quindi calcola che una persona sono sette, sette e venti, sette e trenta più, però su mezzo... ogni pasto finisce che lui se prende otto e trenta, cioè è un bel ..alla fine sembra una cazzata ma alla fine quando fai grandi numeri so’ soldi eh!».

 

Campo RomCampo Romcampo romcampo rom

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…