MAFIA CAPITALE? MADDECHE’ - FERRARA: “I GIORNALONI LA STANNO FACENDO FUORI DEL VASO CON IL BOLLINO MAFIOSO. IERI STAVANO PER ARRESTARE UN DEFUNTO: DA RIDERE” - PENNACCHI: “E’ UNA CACCIA ALLE STREGHE. IL PIZZO? MA SO’ 2 SPICCI...”

1. LE COMICHE DI MAFIA CAPITALE

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Giuliano Ferrara peril Foglio”

 

Hard news. Storie di mafia e di magistrati “intrufolini”. Ieri stavano per arrestare un defunto nell’ambito dell’indagine per Mafia Capitale (ristrutturazione dell’aula di Giulio Cesare, appalticchio). Nel frattempo i pm hanno reso noti gli interrogatori segreti di Salvatore Buzzi, il santo sociale ex carcerato a capo della coop 29 Giugno: dice che una volta pagò con 7.000 euro gli stipendi del Partito democratico di Roma (“amo fatto ’n figurone!”), su richiesta conforme del tesoriere, e che l’assegno era intestato al Pd-Roma, e la ricevuta era firmata dal tesoriere per conto del Partito democratico romano.

 

Scandali, rubacchiamenti: Roma è corrotta dai tempi di Lucrezio, di Virgilio, di Marziale, non sono novità (e il mondo civile è corrotto da altrettanto). Ma che c’entra Cosa Nostra? Poi sono venuti fuori conversari con il capo di gabinetto del presidente della regione Zingaretti e con il capogruppo, per non parlare di altri intrecci trasversali Pd-Pdl. Robetta. Cose di ordinaria bonifica legale.

salvatore buzzi con il quarto stato alle spallesalvatore buzzi con il quarto stato alle spalle

 

Ma sui giornali e in tv, in una campagna dilagante e chiassosa auspice un verdetto del 10 aprile della Cassazione, è un’associazione di stampo mafioso, è Mafia Capitale che si mangia Roma e la Repubblica. Da ridere. E noi la beviamo, con tutte le ricevute del caso, che ancora non conoscevamo come modalità contabile dell’onorata società.

 

La notizia parallela del mondo parallelo è che Einaudi ha pubblicato un libro-testimonianza eccezionale, curato dal direttore di questo giornale, in cui un magistrato di sinistra, che ha detto basta e con due anni di anticipo si è ritirato dalla carriera con la missione di dire la verità sulla malagiustizia in Italia, spiega tutto quel che stiamo confusamente vedendo.

 

E’ la chiave critica per godersi lo spettacolo dell’avvilimento dell’amministrazione penale a gogna. Ce la consegna Piero Tony, un magistrato che ha stomaco ovvero coscienza e coraggio, uno che il 7 febbraio del 1996 a Firenze mandò all’aria per palese inconsistenza probatoria il processo al “mostro”, inducendo Indro Montanelli a scrivere nel Corriere del suo gesto:

 

SALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONISALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONI

“… l’antirequisitoria del procuratore generale Tony, cui incombeva il compito dell’accusa, mi è sembrata uno dei più belli e nitidi scampoli di oratoria forense” contro una corporazione che “conosce e pratica il più delle volte un solo genere di solidarietà: la complicità”. Infatti il libro-manifesto di Piero Tony è soffocato da un clamoroso silenzio-stampa, e nessuno sembra interessato al ritratto della malagiustizia imperante fatto da un magistrato di sinistra che non chiede posti, prebende e incarichi pubblici di alcun tipo, ma ha la passione, anche malinconica, della verità. Ecco, la complicità, come diceva Montanelli.

 

giuseppe pignatonegiuseppe pignatone

E’ inaudito che gli stessi giornaloni impegnati a costruire strepitanti leggende nere sul crimine, che prende il posto della più elementare corruzione e malamministrazione per trasformare tutto in gogna politica e in manette e carceri speciali, non trovino spazio per dare conto della testimonianza di Tony. Il quale censura “il magistrato intrufolino”, quello che “si appassiona soprattutto a temi mediatizzabili, scrive provvedimenti simili a reportage”, si occupa “dei fenomeni e non dei reati”, vuole non già applicare la giusta misura di legalità ma sdottorare sulla moralità dei tempi.

 

Il magistrato intrufolino, magari quello (dottor Giuseppe Pignatone) che avvia la campagna romano-mafiosa parlando a un convegno del Pd romano a qualche giorno dai primi arresti, con un’apertura-rivelazione piuttosto irrituale del battage mediaticopolitico, quello che “consente che si portino in prima serata le indagini preliminari”, mentre le intercettazioni “la fanno da padrone nelle indagini, con enunciazioni piuttosto sgangherate che prendono il posto delle prove”, mentre si diffonde (a colpi di querele) “il principio che chi critica chi indaga sulla mafia è o sta per diventare amico della mafia” e “chi critica le modalità di un’inchiesta diventa automaticamente amico se non complice degli indagati”.

 

SALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTISALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTI

Ma Dio solo sa come sia possibile che Mauro di Repubblica, De Bortoli e Fontana del Corsera, Calabresi della Stampa, Cusenza del Messaggero e decine di altri direttori di giornali e tg non si facciano venire in mente che la stanno facendo grossa e fuori del vaso con il bollino mafioso e il casino conseguente, che un sacco di gente perbene è letteralmente esterrefatta dalla trasformazione in romanzo criminale mafioso di una storia di tangenti, appalti dubbi, solidarietà pelose e a carico dell’erario tra enti come certe cooperative, certi partiti, certa classe dirigente che trova irresistibile lucrare sulla funzione che ricopre.

SALVATORE BUZZISALVATORE BUZZI

 

Se non ci arrivano da soli alla distinzione tra corruttela e crimine organizzato, ma qui se ne dubita, perché non sono sprovveduti, affidino almeno il libretto einaudiano di Tony, magari dopo averlo letto, a qualche recensore ovvero lo facciano leggere ai pistaroli della mafia romana che seguono questo pasticcio di serie B come fosse la world cup dei padrini.

 

2. PENNACCHI CI SPIEGA PERCHÉ MAFIA CAPITALE È UNA CACCIA ALLE STREGHE

Stefano Di Michele per “il Foglio”

 

Sta scrivendo il suo nuovo libro, Antonio Pennacchi – premio Strega con “Canale Mussolini”. “Sai che titolo avrà? ‘Canale Mussolini – Parte seconda’. Racconterà gli ultimi anni Quaranta e gli anni Cinquanta”. Così, là dove “Canale Mussolini” si fermava (col piccolo Antonio che nasce, partorito dall’Armida sotto un eucalyptus, in un campo minato),

 

“Canale Mussolini – Parte seconda” riparte. E quando lo finirà? “E che ne so. Me state sempre a rompere li coglioni, non mi fate lavorare!”. E ride. E sfotte. E sbuffa. E insieme fa intuire l’incazzatura e il divertimento. Era per questa storia dei giudici, di Mafia Capitale… “Ancora? Non sono un intellettuale, uno che riflette. Sono uno che racconta le storie che conosce. Non è mio compito capire”.

 

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Ma può aiutare… “Ahò, se sono io che aiuto a capire, vuol dire che sono proprio coglioni quegli altri! Che capire sarebbe pure il loro mestiere. Dài, non me ne frega un cazzo di tutta questa storia!”. Ma non è vero. Pochi secondi, e curiosità e passione hanno la meglio. Proprio partendo dalle storie del suo libro su cui sta lavorando.

 

Anni duri e felici? “Racconto e basta. Giudizi di merito non ne voglio dare, non competono a me. Non si può mai dire che quella passata sia l’età dell’oro: solo la nostalgia ce lo fa pensare. Io racconto il passato, con attenzione alla mia piccola avventura personale, alla mia esistenza ormai alla fine, perché so’ vecchio. E quando saranno vecchi i miei figli, penseranno a com’era bello quello che adesso c’è e ci spaventa. Il meglio sta sempre dietro e non sta mai davanti”.

 

IL FASCIOCOMUNISTA ANTONIO PENNACCHI IL FASCIOCOMUNISTA ANTONIO PENNACCHI

A tutta questa storia di Mafia Capitale, il “fasciocomunista” Pennacchi non crede. “Mi sembra solo un polverone”. E proprio la sua storia – “il mio piccolo mondo antico”, lo chiama lui – accende la sua diffidenza. “La fabbrica, la classe operaia, il lavoro collettivo, la solidarietà, le feste dell’Unità, tutto insieme”, elenca.

 

buzzi e marinobuzzi e marino

E tutto faceva meno spavento – persino andare in autostop da Latina a Milano, “una carreggiata sola, adesso sul Raccordo anulare case di qua e case di là”, solo un’avventura e una scoperta, e Latina, “la mia Latina, col passare degli anni è stata stravolta, a me pare più bella quella di prima”.

 

Questo, per dire che Pennacchi certo snob non è, che sono gli occhi di trent’anni di fabbrica e qualche decennio da scrittore che scrutano – forzati dal rompicoglioni al telefono, più che da sua personale curiosità – dentro la cronacaccia di Mafia Capitale. Senza niente concedere né all’indignazione mediatica né al moralismo che becca intercettazioni sulle pagine dei giornali.

 

CARMINATI CARMINATI

Pure al Fatto – in partibus infidelium – l’ha detto: “’Sti cazzo di magistrati a me m’hanno rotto un po’ i coglioni!”. Sarebbe a dire? “Senti, ci vuole o non ci vuole qualcuno che toglie le erbacce, raccoglie le siringhe dei tossici e si occupa dei vecchi? E poi, le cifre! Ma ti pare che ci sia qualcuno tanto scemo che si vende per diecimila euro, si fa comprare per una simile cifra, per un contributo elettorale? A me sembrano palle”. Ma le cifre…

 

“Guarda, non parliamo di Roma, ma di Latina, che siamo 130 mila abitanti. Non so le cifre esatte, ma penso che per l’ausilio agli handicappati, per gli anziani, per certi servizi, un po’ di milioni vengano spesi. Milioni! Perciò… E questi lavori li fanno le coop. Coop fatte secondo la legge, qui nella patria del diritto dove si spiega che un ex criminale non va messo al muro, ma recuperato e reinserito. Questo fanno le coop: servono a recuperare. E allora, che cazzo vuoi da me?”.

SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNOSALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO

 

Beh, c’è la faccenda delle tangenti, del pizzo. “Senti, ho lavorato in fabbrica trent’anni, e pure lì ho visto certe cose… O queste somme sono consistenti… Ma se sono pochi spiccioli siamo dalle parti, come si dice, della public relation, tipo agendine a Natale.

 

Scusa, pure a qualche magistrato, per le feste, arriverà un panettone a casa”. Insomma, è infastidito? “Non mi infastidisce un cazzo. Nemmeno l’ipocrisia. Mi infastidisce la stupidità di questo paese, la sua elefantiasi, la sua burocrazia assurda. Mica mi piace, questa storia dei magistrati non sottoposti a un giudizio di merito. E mi domando: non rischiano anche loro, come i nostri politici, a volte di essere dei dilettanti allo sbaraglio? E magari – non parlo di questa inchiesta in particolare, ma di andazzo generale – qualcosa devono pure fare, così finiscono con l’intercettare chi gli pare. A volte ho questa impressione…”.

BUZZI CARMINATIBUZZI CARMINATI

 

Altro che Roma, altro che le coop delle erbacce e della monnezza – “forse qualcosa di poco pulito c’è, ma mi lasciano perplesso le cifre che avrebbero intascato i corruttori”. “Irrisorie”, a parere dello scrittore. Che insiste: “Ma perché non vanno a chiedere, a vedere, quanto ci è costata per esempio la faccenda Alitalia? Lì sì che parliamo di miliardi!”. “Ho l’impressione che sia scoppiata una sorta di caccia alle streghe. E che al primo posto ci siano i politici. Ora, che i politici siano coglioni è un dato di fatto, ma questa mania di intercettare tutto…

 

MASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTAMASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTA

Poi gli intercettati vengono sbattuti sui giornali, e il giudizio pare quasi formarsi lì. Ma così non stai a fa’ giustizia, stai a fa’ pubblicità”. Non è certo sconvolto dalle nuove su Mafia Capitale, Pennacchi. “In Italia gli scandali ci sono sempre stati. Però, a latere di questi, avveniva la ricostruzione, c’era il boom economico, ché pure i giudici volevano il benessere. Oggi si parla tanto male del consociativismo, ma quei due partiti messi sotto accusa, la Dc e il Pci, sapevano che stavano a costruire il paese, lo stato sociale… Ma non scherziamo! Con i criteri di oggi non gli avrebbero fatto fare niente!”.

 

I politici sono però coinvolti. Il governo… “Dilettanti allo sbaraglio pure quelli. Ma come hanno fatto a perdere tutti quei voti? Ma come cazzo gli viene in mente di offendere la Bindi e D’Alema e Cofferati? Renzi dovrebbe piuttosto trovare un incontro con la tradizione del suo partito… Ma più che incapacità, mi pare di vedere inconsapevolezza”. Pausa.

 

la cena poletti alemanno casamonica buzzila cena poletti alemanno casamonica buzzi

“Sì, qualcosa di giusto lo dice, come la storia dei sindacati… Ma chi ha pigliato, per consigliere? Non dico me, ma potrebbe prendersi Fabrizio Cicchitto. O un qualche bravo giornalista, che almeno la storia della tradizione la conosce e la rispetta… E mo’, posso torna’ a scrivere?”.

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