PRIMARIE FATTE A MAGLIE - HILLARY, MA 'NDO VAI? POSSIBILE CHE L'ULTIMO DEI SENATORI, CON POCHI QUATTRINI E UN PROGRAMMA GIACOBINO, TI BATTA 73 A 27 NELLO STATO DI WASHINGTON? - L’84% DEGLI UNDER 30 SONO ENTUSIASTI DEL SENATORE (74 ANNI), ALLA FACCIA DELLE CAZZATE DI ROTTAMAZIONE - LA SFIDA DI NEW YORK SARÀ DURISSIMA
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Hillary, ma ‘ndo vai? Possibile che l’ultimo dei senatori, dotato di pochi quattrini e di un programma giacobino, stia mettendo in difficoltà la potente Clinton? Lo Stato di Washington, le Hawaii e l’Alaska dicono di si, lì Bernie Sanders ha vinto le ultime primarie rispettivamente 73 a 27 per cento, 70 a 30, 82 a 18.
bill clinton bernie sanders con la moglie jane
Impegnati allo spasmo a trovare ragioni contro Donald Trump, gli osservatori americani ed europei delle primarie USA, e prima di tutti i dirigenti del partito Repubblicano, rischiano di dimenticare che Hillary Clinton sarà anche la candidata unica prescelta dai democratici, e incoronata dal mondo presidente con un annetto di anticipo, ma in questi giorni non se la passa bene perché non si tratta solo di numero di delegati e superdelegati, quelli li ha in numero sufficiente per vincere, è un problema di credibilità nazionale, di categorie sociali che la rifiutano, e così si diventa un candidato debole, si rischia la lite alla convention di Filadelfia, si arriva male all’8 novembre, tirata per la giacchetta tra rassicuranti posizioni centriste e spericolate incursioni a sinistra.
bernie sanders hillary clinton
L’ultimo sondaggio conferma l’avanzata di Sanders, la Clinton scende dal 53 al 49, lui dal 41 sale al 43, e recupera voti soprattutto tra i maschi bianchi, che votano in percentuale più alta, ma anche tra neri e ispanici. Impressionante il divario tra generazioni: l’84 per cento dei giovani sotto i trent’anni sono entusiasti del senatore che ha quasi settantaquattro anni, alla faccia delle cazzate di rottamazione che imperversano di qua dell’Oceano.
Oggi i due avversari sono in Wisconsin, prossimo big prize, mentre i consiglieri di Sanders corteggiano i cosiddetti superdelegati, finora massicciamente a favore della Clinton, quelli che possono cambiare il finale di una convention. Ma è New York l’obiettivo vero, 247 delegati il 19 aprile, che influiscono sulla Pennsylvania, 189 delegati il 26 aprile, insieme a Maryland, Connecticut, Rhode Island, 195 delegati.
hillary clinton bernie sanders
Hillary è senatore eletto nello Stato, a lungo è stata considerata una straniera, ma ha fatto passare leggi importanti, soprattutto risarcimenti significativi dopo l’11 Settembre; il quartier generale della campagna presidenziale è a Brooklyn, non più quartiere di middle class immigrata, ma pieno di arte e di ricchi creativi. Sanders è eletto in Vermont, ma a Brooklyn, in una casa popolare, figlio di ebrei profughi, è nato e cresciuto, anche lui ha appena aperto un quartier generale non lontano da quello della Clinton.
Arriverà con personaggi come Spike Lee e Harry Belafonte, intende battere il territorio di tutto lo Stato come per una campagna da governatore. Argomenti chiave: Wall Strret, i poteri e le malefatte, di cui la Clinton è alfiere e Sanders combatte come in santa crociata; il fracking, la trivellazione di profondità per estrarre gas, che New York ha bandito, la Clinton sostiene, Sanders naturalmente aborre; il salario minimo di 15 dollari, che la Clinton non appoggia, di Sanders, ahinoi, è una bandiera. Il radicale si tira dietro lavoratori edili e delle comunicazioni, lei gli insegnanti; il sindaco Bill De Blasio e famiglia non si pronunciano, ma le simpatie per Sanders sono smaccate.
A New York Hillary non solo deve vincere, è il suo Stato, deve vincere almeno 65 a 35, e insieme a 27 superconsulenti, impiegherà a tempo pieno marito e figlia, il primo ancora abbastanza amato, la seconda un vero pesce lesso. Ma perché un candidato che è partito forte, che ha le stimmate positive di essere una donna, che è diventata un politico importante nonostante il precedente castrante di essere stata una first lady, non riesce a sfondare?
Eppure i possibili scandali che ne minerebbero la credibilità in modo micidiale sono tenuti bassi da Casa Bianca e Dipartimento di Stato, con pesanti pressioni sul Fbi, e scarsamente utilizzati da quei dementi dei candidati repubblicani, troppo presi a massacrarsi fra di loro per vedere il vero avversario. Nessuno, dal giorno dell’audizione davanti alla Commissione d’inchiesta, ha più scavato nella doppia vicenda di email e Bengasi, eppure di centinaia di milioni se ne buttano in campagne di fango.
hillary clinton bernie sanders
Eppure, quando era a capo della diplomazia americana, durante il primo mandato del presidente Obama, la Clinton aveva scelto di usare per le sue comunicazioni un indirizzo email che non apparteneva al governo, ma era collegato a un server privato della sua famiglia. Una parte, almeno 22, di queste mail è top secret, e dietro c’è la storiaccia dell’ambasciatore americano Stevens, prima spedito a far la guerra a Gheddafi e a finanziare i terroristi anti Assad, poi lasciato solo nella sede di Bengasi assaltata dai terroristi, nonostante avesse segnalato il pericolo e chiesto aiuto.
Vogliamo dire che Hillary Clinton ha la coscienza molto sporca? La risposta è si, per questo è così poco credibile quando parla di politica estera dipingendosi come nuovo alfiere dell’eccezionalismo americano contro gli isolazionisti dei due partiti, ma poi non risponde dei suoi pasticci, né sconfessa l’operato di Barak Obama, che di disimpegno ed errori è stato il protagonista. Dice bene Rudi Giuliani quando l’accusa di essere un socio fondatore dell’Isis.
Eppure non è per la politica estera da pericolosa dilettante che Hillary Clinton non scalda i cuori dei suoi potenziali elettori. E’ che la sua faccia e la nomenclatura sono diventati la stessa cosa, è che è sulla breccia dal 1991, venticinque anni di potere spesso intelligente, sempre spregiudicato, ma irrimediabilmente un volto del passato.
Le donne giovani furono negli anni 90 la salvezza di Clinton l’altro, Bill; erano le soccer moms, le borghesi dei suburbi che portavano i figli a giocare a pallone, che godevano dell’età della propsperità economica e furono pronte a perdonare a al presidente anche la miseria di un adulterio negato sotto la scrivania dell’Oval Office. Oggi ci sono più giovani donne single che sposate tra gli elettori, e stanno sotto le bandiere guascone di Sanders o, quelle in faticosa carriera, con il miliardario Trump.
A Hillary restano le vecchie femministe come Gloria Steinhem, e il gruppetto di vecchie star di Hollywood. Sostiene di non voler essere votata perché donna, la prima, e sbaglia due volte, perché sarebbe un argomento ancora forte, e perché mente, visto che la sua vecchia sodale Madeleine Allbright portata a un suo comizio conclude dicendo che “ c’è un angolo speciale dell’inferno per le donne che non votano le donne”.
Ecco, bugiarda, che si tratti di soldi presi dalle banche o di americani mandati a morire in Libia, così viene da molti democratici o simpatizzanti percepita Hillary Clinton; bugiarda e arrogante nella sua certezza di essere la matrona della dinasty. People don’t feel the Bern, così si dice a New York, la gente non sente quel sentimento magari un po’ coglione ma eccitante di rivolta contro il sistema, che il vecchio Bernie Sanders, da outsider, ha suscitato. Esattamente come Trump dall’altra parte della barricata.