PRESIDENZIALI FATTE A MAGLIE - AL GRANDE CIRCO 2016 MANCAVA SOLO QUEL FORMIDABILE AGITATORE DI POPOLO CHE NIGEL FARAGE, CHE HA ECCITATO IL POPOLO DI TRUMP IN UNA SERATONA IN MISSISSIPPI - IL TUTTO MENTRE RI-ESPLODE IL CASO DELLE MAIL DELLA CLINTON E L'ASSOCIATED PRESS RACCONTA LA RETE DI INTERESSI TRA LA SUA FONDAZIONE E CHI LA FINANZIA
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Al grande circo del 2016 mancava solo quel formidabile agitatore di popolo che è Nigel Farage, reduce dal successo Brexit, pronto ad arringare le plebi di Trump col linguaggio che è musica per loro, contro Hillary (non la voterei neanche se mi pagaste, non la voterei neanche se mi pagasse) e Obama (David Cameron ha pensato di vincere il referendum chiamando personaggi stranieiri, è arrivato un certo Obama a trattarci come se fossimo niente) l'establishment ( tutto è possibile se un bel numero di gente decide di combattere l'establishment), la globalizzazione ( indossate scarponi e uscite a combatterla) e poi i commentatori, i sondaggisti, categorie di bugiardi e manipolatori della realtà.
Seratona a Jackson, in Mississippi, perché l'ex leader del movimento indipendentista ha attirato sulla campagna di Trump l'attenzione nazionale, e per un'oretta ci siamo distratti dal tormentone delle mail.
Al solo sentir pronunciare la parola mail infatti , ormai uno è tentato di mettere mano alla pistola, ma si sapeva che gli ultimi due mesi di campagna elettorale, anche in attesa dei dibattiti diretti tra i candidati, sarebbero stati intasati da una questione pesante e irrisolta come quella. Vengono fuori da ogni parte, destinate a chiunque e su qualunque argomento, ma soprattutto girano intorno alla brutta storia di Bengasi e dell'assassinio dell'ambasciatore americano e delle sue guardie del corpo.
Se poi la Associated Press decide di raccontare quale rete di speciali interessi ci fosse tra il segretario di Stato Clinton e i finanziatori della sua fondazione, l'affare si ingrossa ulteriormente. Un'occhiata ai sondaggi per distrarsi conferma che i due candidati sono più o meno alla pari, altro che le fantasiose costruzioni del New York Times che spara Hillary Clinton vittoriosa al 85%. Vediamo. Per Upi c'è un vero soffio, 44,3 lei, 43,5 lui.;in Florida Clinton 41 Trump 43, in North Carolina Clinton 48 Trump 47, in Arizona Trump 49 Clinton 44, New Messico Clinton 40 Trump 31.
Trump spera ora nell'effetto Jackson, perché l'annunciato arrivo sul palco del comizio di Nigel Farage in visita negli Stati Uniti ha illustrato la Brexit per quello che è stata, una insperata storia di successo, proprio come l'impresa di Trump. Gli americani sono stati favorevolmente colpiti dalla decisione inglese di lasciare Unione Europea, e Farage è un personaggio controverso ma popolare. Dall'entourage dell'inglese nel pomeriggio di ieri avevano detto che non sarebbe stato un discorso di endorsement. In realtà è stato molto di più. Nuovo slogan di Trump: chiamatemi pure mister brexit.
HILLARY E BILL ALLA FONDAZIONE CLINTON
Il candidato in grande forma ha ripetuto concetti nuovi e vecchi , l'appello ai neri d'America ad andare con lui, ché i democratici per luna stanca politica di sussidi li supertassano; la promessa agli immigrati illegali che vivano da tempo nel Paese e si comportano nel lavorano correttamente, di esaminare caso per caso la loro situazione; ma soprattutto a con grande gusto ha attaccato l' avversaria che, ha detto, guida un'impresa criminale.
“Bugia dopo bugia dopo bugia Hillary Clinton è totalmente inadeguata a gestire un incarico pubblico. È impossibile immaginare dove finisce la Fondazione Clinton e dove comincia il Dipartimento di Stato. In questo disastro è indispensabile nominare uno special prosecutor. Che in casa Clinton è una brutta parola davvero perché ricorda quel procuratore speciale Kenneth Starr che vent'anni fa peraltro inutilmente decretò l'impeachment per Bill Clinton.
Chiusa da tre giorni in un giro di ricevimenti della California destinati a raccogliere forsennatamente i quattrini che scarseggiano, ma dai quali è anche ossessioata, Hillary Clinton non rilascia interviste e non fa dichiarazioni sull'ombra che l'accompagna nella campagna.
Hanno fatto la scelta di trincerarsi dietro l'assenza di incriminazioni penali, dismettono come propaganda ogni nuova rivelazione e arrivo di pacchi di mail. Ma la situazione, anche se non è ancora degenerata, è di sicuro peggiorata nel senso che l'accavalllarsi di notizie obbliga i giornali amici a occuparsi dell'argomento. In attesa che arrivino le domande scritte dell'associazione Judicial Watch, alle quali dovrà rispondere per ordine del giudice federale entro trenta giorni, la Clinton si è trovata di fronte una pesante inchiesta della Associated Press.
L'agenzia di stampa ha ottenuto una lista di conversazioni telefoniche di appuntamenti ufficiali del segretario di Stato, Hillary Clinton, dal 2008 al 2012. Ci sono colloqui con 154 persone, 85 dei quali finanziatori della Clinton Foundation. Queste stesse persone hanno donato alla Fondazione 156 milioni di dollari, anche se la AP precisa che nuovi documenti pubblicati al Dipartimento di Stato potrebbero ulteriormente alzare la cifra.
Qual è il punto? Capire se c'è una separazione netta o no tra gli interventi del Dipartimento di Stato e coloro che avevano versato contributi alla sua fondazione, insomma se la Clinton li incontrava per discutere di argomenti di politica estera americana e poi le donazioni alla Fondazione era una coincidenza, come sostiene lei, o se invece le donazioni alla Fondazione fossero il prezzo di un occhio di riguardo in politica estera. Sotto accusa in particolare gli incontri organizzati da una collaboratrice di Hillary Clinton, Huma Abedin, con alcuni importanti donatori, tra i quali un membro della famiglia reale del Bahrain.
Certo i soldi che hanno fatto i coniugi Bill e Hillary Clinton con grande spregiudicatezza, a partire dal 1997 quando lui era ancora presidente degli Stati Uniti e fu creata la Fondazione, avrebbero dovuto consigliare al Partito democratico di sciegliersi un altro candidato. Hillary Clinton avrebbe cercato persino di non etichettare come terrorista la famigerata Boko Haram in cambio di affari con certi amici nigeriani. Una chicca: siccome i cambiamenti climatici sono una delle ragioni fondanti della Foundation, ecco che ci trovate anche donazioni del ministero dell'Ambiente italiano, e addirittura del Monte dei Paschi di Siena.
Intanto il tormentone continua. Un blocco di 15000 messaggi, sui quali pare che neanche il Fbi avesse messo le mani, dovranno essere resi pubblici. È un insopportabile gioco delle tre carte ma è stata Hillary Clinton a cominciare,trattando conversazioni su segreti di Stato su un server privato e privo di qualunque protezione. Ieri Wikileaks ha tirato fuori alcune decine di mail tra lei e sua figlia Chelsea, chiamata con un nome falso, Diane Reynolds.
Abubakar Shekau leader di Boko Haram 3
In una di queste mail Hillary scrive che la strage di Bengasi l'ha fatta un gruppo vicino ad Al Qaeda, che è vero, ma è esattamente quello che poche ore dopo avrebbe negato pubblicamente. E questa Huma Abedin che procurava incontri con influenti arabi ha lavorato per dodici anni al Journal of minority Muslim Affairs,una pubblicazione decisamente antisemita, di cui è editore sua madre, e che ha per argomento preferito, naturalmente, che gli ebrei manipolano il sistema politico americano grazie all'uso della memoria dell'Olocausto.