tria di maio

DI MAIO PARLA DI BRUXELLES COME DELL'ISIS: ''SIAMO DISPONIBILI A SEDERCI AL TAVOLO E RICONOSCERE COME INTERLOCUTORI LE ISTITUZIONI EUROPEE''. A BREVE TRIA, SEMPRE PIÙ DEFILATO, INVIERÀ LA SUA LETTERINA DI RISPOSTA AL CAZZIATONE DI MOSCOVICI. CI HA PENSATO LUIGINO IERI A PARLARE PER LUI IN TV: ''STA PORTANDO AVANTI CON MOLTO CORAGGIO QUESTA MANOVRA''. SE FOSSE PER TRIA, LA PORTEREBBE AL MACERO…

  1. DI MAIO,DISPONIBILI A TAVOLO CON UE,VOGLIAMO RESTARE IN EURO

di maio conte salvini tria 1

 (ANSA) - "Stamattina manderemo la lettera alla Commissione Ue in cui ribadiremo che siamo disponibili a sederci al tavolo e riconoscere come interlocutori le istituzioni europee". Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, parlando a Rtl 102.5 della manovra 2019. "Sembra scontato ma c'è la percezione di un governo che non vuole interloquire, che vuole farsi i fatti suoi. Ma noi siamo nell'euro e nell'Europa e ci vogliamo restare", ha precisato.

 

  1. IL MINISTRO TRIA SEMPRE PIÙ DEFILATO: NON VUOLE PROPRIO METTERCI LA FACCIA

Roberto Scafuri per il Giornale

 

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

Oltre al danno, potrebbero suonare come una beffa, le carotine inviate ieri per via televisiva dal vicepremier Di Maio al ministro dell' Economia, Giovanni Tria. «Alla lettera in risposta alla Ue ci sta lavorando il ministro Tria e il premier Conte...», ha spiegato il popolare Giggino a Lucia Annunziata su Rai3. E poi: «Tria è il ministro che sta portando avanti con molto coraggio questa manovra». Quindi il salto verso l' iperbole, cui ci ha abituato: «Se passa questo modello, cambia tutta l' Europa».

 

Santa improntitudine o colpevole inconsapevolezza che sia, alle orecchie di Tria quelle parole non sono bastate a cancellare lo sgradevole suono dell' arroganza dell' altroieri, quando assieme a Moavero (e con il silente accordo di Savona), ha provato per l' ennesima volta a rendere più ragionevoli le pretese di un governo sotto attacco su tutti i fronti (persino quello interno).

 

Avevano proposto di abbassare il rapporto del deficit-Pil al 2,1, dal 2,4% che sta facendo impennare lo spread, per dare un segno tangibile ai mercati e alla Ue. «Un segno di buona volontà per aprire il dialogo a livello europeo», era l' idea manifestata dal drappello economistico-diplomatico che siede in Consiglio dei ministri.

giovanni tria imitato da maurizio crozza

 

Ma il «no» tranchant dei dioscuri Di Maio e Salvini ha reso inutile, anzi futile, quest' ultima idea resistenziale di Tria. Che per tutta risposta, nella conferenza stampa successiva al «chiarimento», si è dato alla macchia, come spesso ormai gli capita di dover fare. L' uomo, lo si è visto già in occasioni passate, vive una stagione di grande difficoltà che pure non gli fa perdere l' onestà di fondo.

 

Quella quasi innocente voglia di spiegarsi, e spiegare persino ai giornalisti, quale sia la sua posizione sulle decisioni che gli passano ormai sulla testa senza che lui possa schivarle o, almeno, lenirle negli effetti. Inchiodato al suo posto anche per suprema volontà quirinalizia, visto che il Colle non può permettere né sbandamenti a una squadra di governo così traballante di suo, né di perdere una voce «responsabile» in seno al Cdm, Tria pare così sempre più una di quelle anime vaganti e tendenti al vapor acqueo, spirituali più che materiali, capaci di prendere il volo quando si addensa la dura realtà e di volatilizzarsi se è in ballo il residuale prestigio accademico.

 

STEVE MNUCHIN GIOVANNI TRIA

È stata perciò una domenica di passione, per il ministro dell' Economia, costretto ancora una volta a mettere la propria firma per sottoscrivere intenti affatto condivisi. La deadline di oggi alle 12, ora nella quale la risposta italiana sarà recapitata a Bruxelles, segna perciò quel tipico passaggio - hic Rhodus, hic salta - nel quale il ministro dovrà per forza di cose abbandonare la terra sotto i piedi e compiere quel balzo colossale che proprio non ha voglia di fare. Balzo verso un iperuranio di cifre aleatorie e conti che non tornano e non torneranno, refrattari come sono alle «geometrie variabili», anche se qui dovremmo parlare di «aritmetiche variabili», degli alleati di governo.

 

Tria non si dimette, magari si defila, ma salta lo stesso. «L' Italia confermerà l' impianto della manovra approvata», è stato detto nelle alte sfere di Palazzo Chigi. Via XX settembre pronta al decollo, verso dove nessun lo sa.

 

 

  1. RISPOSTA A UE, LEALE COLLABORAZIONE MA DEFICIT NON CALA

Silvia Gasparetto per l'ANSA

 

Una lettera puntuale. Per ribadire che l'Italia si muove nei confronti di Bruxelles con "spirito di leale e costruttiva collaborazione" ma ha bisogno di cambiare marcia per crescere davvero. Nella risposta che il governo si prepara a inviare alla Commissione Ue i rilievi sulla manovra verranno respinti al mittente, almeno per ora, spiegando che l'extradeficit non rappresenta poi uno sforamento così drammatico e serve a "investire sui diritti dei cittadini". Il 'fatidico' 2,4%, insomma, non cambia.

giovanni tria pierferdinando casini mario monti

 

O perlomeno, non prima che si sia portato fino in fondo il "contraddittorio" con le istituzioni europee che, ne è convinto Luigi Di Maio, alla fine porterà a "condividere gli obiettivi". Eventuali contromisure non saranno prese in considerazione nell'immediato, non prima di aver valutato l'impatto che avrà sui mercati la scelta di tenere il punto e di andare avanti con questa manovra, che ha già incassato il declassamento di Moody's, e che si avvia a ricevere la bocciatura ufficiale anche da Bruxelles.

 

TRIA E MOSCOVICI

I mercati, secondo gli analisti, hanno già incorporato il downgrade e non dovrebbero avere reazioni troppo negative in avvio di settimana. Ma a 'ballare' davvero su borsa e spread si potrebbe iniziare quando arriverà il giudizio ufficiale della Commissione, che si riunisce martedì per esaminare le manovre di tutti i Paesi e dovrebbe poi diffondere il parere tra martedì e mercoledì. Di lì in poi si dovrà rivalutare tutta la situazione.

LA LETTERA DI MOSCOVICI E DOMBROVSKIS AL GOVERNO ITALIANO

 

"Il 2,4% è un tetto massimo per tutte le misure in essa contenute, ma non è detto che questo accada perché potrebbero esserci delle difficoltà anche operative", ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti in una intervista. Ma al momento, anche a taccuini chiusi, esponenti di governo continuano a ribadire che non si cambia nulla. Alla lettera, ha confermato Di Maio, stanno lavorando il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

 

Il premier, dal palco della kermesse del Movimento 'Italia a 5 Stelle', si è fatto "garante del contratto", mandando il messaggio di un governo saldo e intenzionato a durare "fino al 2023". E ha sottolineato che "l'Italia ora si fa rispettare nei consessi internazionali, con forza, dignità, determinazione e giusto orgoglio". Restando comunque, come recita anche il comunicato del Consiglio dei ministri diffuso a tarda notte, "saldamente e fermamente ancorata all'interno dell'Unione Europea e dell'euro".

 

Una garanzia che lo stesso Di Maio ha dato anche dal salotto di 'In 1/2 ora', ribadendo che "non c'è un piano B, c'è solo un piano, il piano A" che è restare in Europa "per cambiarla". E il primo passo è proprio una manovra "molto coraggiosa" che ribalta il modello "dell'austerity" che finora non ha portato a ridurre il debito, per "investire sui diritti dei cittadini". Per farlo, è il ragionamento su cui punta l'esecutivo, si utilizza uno spazio in realtà limitato di deficit, appena "lo 0,4%", considerando "i debiti che ci hanno lasciato i precedenti governi" sotto forma di clausole di salvaguardia.

juncker dombrovskis

 

 Il target dell'indebitamento netto, in effetti, partiva da un tendenziale più alto di quanto ipotizzato solo in aprile, circa il 2%, per effetto anche della minore crescita. Ma a contare, per Bruxelles, è lo sforzo strutturale: per il 2019 era richiesta una correzione dello 0,6% che non ci sarà. Anzi, il deficit strutturale (calcolato al netto degli effetti del ciclo economico) peggiorerà dello 0,8% rispetto a quest'anno.

 

Non solo, la Commissione contesta anche stime troppo ottimistiche di crescita, che il governo sostiene invece non sia affatto gonfiate e che potrebbero addirittura migliorare per effetto del piano di riforme strutturali non tutte già 'cifrate'. A non essere rispettata, secondo la prima analisi di Bruxelles, è infine la 'regola del debito'.

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