tria salvini di maio

BARATTO DI GOVERNO - SALVINI PORTA A CASA I DECRETI SU SICUREZZA E IMMIGRAZIONE, DI MAIO LE MISURE ANTI-POVERTA’ - SPALLEGGIANDOSI, I DUE HANNO SPINTO IL MINISTRO TRIA A LASCIARE SPIRAGLI DI TRATTATIVA PER OLTREPASSARE LE COLONNE D'ERCOLE DELL'1,6 PER CENTO DI DEFICIT E DI ARRIVARE QUASI AL 2

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

Luigi Di Maio, in versione sovranista dice che il reddito di cittadinanza andrà solo agli italiani. E dunque, a suo avviso, aveva ragione il sovranista per eccellenza, Matteo Salvini, e torto il ministro dell' Economia Giovanni Tria che in realtà l' altro ieri non ha fatto altro che citare la platea considerata dal M5S in campagna elettorale. Ma un conto sono i numeri, un altro la politica, l' arte magica di cambiare idee e proposte. Nella difficile convivenza di governo, è scontato che spesso bisogna muoversi nella logica del compromesso e dello scambio.

 

Così è avvenuto ieri mattina, quando al vertice di Palazzo Chigi si è incrociata la discussione sulla manovra a quella sui decreti di Salvini su sicurezza e immigrazione. Ci sono state limature, e si è affrontato il nodo dei requisiti di necessità e urgenza, obbligatori affinché il Quirinale firmi i due decreti del Viminale.

conte di maio salvini

 

Ma il vicepremier leghista è riuscito a strappare quello che voleva: arrivare con il testo intatto al Consiglio dei ministri di lunedì. Una concessione che il premier Giuseppe Conte e i grillini hanno fatto dietro la garanzia di poter liberamente modificare il testo una volta arrivato in Parlamento. «Quando arriverà in Camera e Senato si vedrà» commenta Salvini, consapevole che l' intenzione del M5S è di spolpare il suo testo e buttarne gran parte nel cestino. Ma è una partita rinviata.

salvini di maio

 

L'importante era non impantanarsi in uno scontro che in questa fase, quella delicatissima sulla legge di Stabilità, sarebbe potuto essere fatale. Il leader della Lega, in cambio del passaggio più agevole del decreto in Cdm e della limitazione del reddito di cittadinanza agli italiani, offre la sua sponda a Luigi Di Maio, assente, perché impegnato nel viaggio in Cina. Durante la riunione per la prima volta sostiene con convinzione la misura simbolo dei 5 Stelle, che il grillino vuole anticipare a marzo 2019, in tempo per le Europee.

Ma il leghista li spalleggia anche nel loro sforzo di ottenere da Tria più margini di deficit per finanziare la loro proposta, dopo settimane di cautela e di indifferenza alle istanze degli alleati.

conte salvini di maio

 

Finita la riunione, per tutto il giorno la sensazione, alimentata dalle indiscrezioni veicolate dai due partiti, è che per la prima volta il ministro del Tesoro abbia disarmato la guardia, lasciando spiragli di vera trattativa per oltrepassare le colonne d'Ercole dell' 1,6 per cento. Senza per questo accogliere le proposte più radicali grillo-leghiste .

 

LA GUERRA DEI NUMERI

giulia bongiorno giovanni tria matteo salvini

I 5 Stelle presenti al vertice sono la viceministra Laura Castelli e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. Prima di andar via Salvini si mostra favorevole alle richieste del Movimento. Il M5S chiede il 2,6 per cento di deficit, un punto in più rispetto a quanto il ministro dell' Economia era disposto a concedere.

Tria strabuzza gli occhi, spiega che è impossibile, che Bruxelles non lo concederà mai perché significherebbe far schizzare il debito. Al massimo, fa capire il ministro, si può arrivare all' 1,8-1,9 per cento.

 

giovanni tria

«Io non mi impicco ai decimali e dell' Europa sinceramente non mi interessa» dice Salvini. La Lega si spinge a forzare fino al 2,2-2,4 per cento. L' impressione è che comunque si sia ritrovato una comune energia per sfondare il 2 per cento, la soglia che, anche secondo il più realista del governo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, potrebbe essere il compromesso: «Questa mattina mi è sembrato di vedere grandi progressi» si sbilancerà in serata il numero due della Lega. E il sottosegretario all' Economia Massimo Bitonci conferma: «Penso si possa arrivare tranquillamente tra il 2 e il 2,2 per cento».

 

LA LISTA DELLA SPESA

Avere un deficit più ampio a disposizione è in realtà più vitale per i 5 Stelle che per i leghisti. Perché nella Lega sono convinti che i provvedimenti più cari a Salvini saranno coperti quasi interamente dagli introiti derivanti dal condono. Secondo i loro calcoli la pace fiscale potrebbe portare nelle casse dello Stato oltre cinque miliardi (i grillini dicono tre): solo Quota 100, la riforma delle pensioni che permette l' uscita a partire dai 62 anni di età e 38 anni di contributi, dovrebbe costare 5-6 miliardi. Resta il nodo della copertura strutturale, perché essendo una sanatoria la pacificazione delle cartelle ha un valore una tantum.

CONTE GIORGETTI

 

Tutto, o quasi, quello che arriverà dal disavanzo dovrebbe andare ai grillini. O così sperano loro, mentre compilano la lista della spesa: 12 miliardi sono necessari per centri per l' impiego (2 miliardi) pensioni di cittadinanza da gennaio e reddito di cittadinanza da marzo (10 miliardi). Tre miliardi sono garantiti dall' assorbimento del reddito di inclusione (Rei) introdotto dal centrosinistra. Sette miliardi dal deficit. E il resto?

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…