luigi di maio gilet gialli

DI MAIO SI TOGLIE IL GILET GIALLO E SI PRECIPITA SUBITO ALLA CORTE DI MACRON - IL MINISTRO DEGLI ESTERI JEAN-YVES LE DRIAN HA SCRITTO A LUIGINO: ''SPERIAMO DI AVERE RELAZIONI PIÙ COSTRUTTIVE, L'ITALIA ORA HA UN GOVERNO DETERMINATO AD AVERE RELAZIONI POSITIVE CON LA FRANCIA, PIÙ APERTE ANCHE A METTERE IN ATTO POLITICHE MIGRATORIE CONDIVISE''

Paolo Bracalini per www.ilgiornale.it

giuseppe conte luigi di maio

 

Una volta passati dal «mai col partito di Bibbiano» al governo con il Pd e dall'accusa di «alto tradimento» a Gentiloni a farlo nominare commissario Ue, passare dai gilet gialli a Macron è una passeggiata.

 

In più Luigi Di Maio, fresco di trasloco alla Farnesina, è in ansia di accreditarsi presso le cancellerie internazionali, consapevole della scarsa fiducia di cui gode per le posizioni tenute dal M5s sui dossier che interessano le potenze alleate (dal Venezuela ai rapporti con la Cina, dagli F35 alla Libia). Non sorprende quindi l'ennesima giravolta del leader (ex?) pentastellato anche per quanto riguarda le relazioni con la Francia e l'entusiasmo con cui ha ricevuto la lettera recapitatagli dal suo omologo parigino, Jean-Yves Le Drian, il macroniano ministro degli Esteri francese.

 

emmanuel macron jean yves le drian

Intervenendo in un programma radiofonico Le Drian ha detto che «in Italia c'è un governo che appare più determinato ad avere relazioni positive con la Francia, più aperte anche a mettere in atto politiche migratorie condivise. Ho scritto a Di Maio e dopo quello che è successo, speriamo di avere relazioni più costruttive». Il riferimento del ministro francese è all'incidente diplomatico verificatosi nel febbraio scorso, proprio per colpa di Di Maio.

 

jean yves le drian 4

L'allora vicepremier grillino, nel pieno degli scontri in Francia tra gilet gialli e polizia, andò ad incontrare Christof Chalencon, uno dei leader più estremisti del movimento di protesta francese (disse di essere «pronto a intervenire con dei paramilitari» per far cadere Macron), evidenziando dopo la chiacchierata con i gilet gialli «posizioni e valori comuni che mettono al centro delle battaglie i cittadini, i diritti sociali, la democrazia diretta e l'ambiente». Un clamoroso schiaffo al governo francese da parte di un membro dell'esecutivo italiano che portò al richiamo a Parigi dell'ambasciatore Christian Masset, fatto gravissimo segno di una tensione tra i due paesi mai stata così alta dalla Seconda guerra mondiale in poi.

 

Tutto grazie all'opera di Luigino Di Maio, che poi provò a rimediare all'incidente - su pressione di Mattarella - con una lettera a Le Monde in cui riuscì a infilare una gaffe ridicola definendo la Francia una nazione dalla «tradizione democratica millenaria», invece che centenaria. Ma usando poi la Francia di Macron come argomento di polemica strappaconsensi per tenere testa nei sondaggi alla Lega, come quando minacciò: «La Francia cominci ad aprire i porti. I migranti li portiamo a Marsiglia finché non la smettono di stampare a Lione la moneta per l'Africa».

di maio di battista gilet gialli

 

Tutto dimenticato, adesso il ministro Di Maio all'ombra del premier europeista Conte (a sua volta all'ombra del Quirinale) non vede l'ora di essere apprezzato dai francesi. E infatti il grillino fa subito sapere di essere pronto a un incontro «al più presto, per discutere in modo positivo e costruttivo delle comuni sfide a livello europeo ed internazionale». Ma le diplomazie straniere hanno già preso le misure a Di Maio durante il governo gialloverde, e hanno capito che vanno studiate le cose che fa più di quelle che dice. E infatti sotto l'attenzione è finita la prima nomina fatta alla Farnesina dal neoministro che ha scelto come su Capo di gabinetto Ettore Sequi, attuale ambasciatore d'Italia a Pechino. Decisione letta come la prova che Di Maio voglia proseguire nella strada degli accordi commerciali con la Cina. Quella «via della Seta» guardata con grande diffidenza da Europa e soprattutto dagli Usa.

di maio gilet gialli

Ultimi Dagoreport

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - A 53 GIORNI DAL RINNOVO DELLA GOVERNANCE DI GENERALI, A CHE PUNTO È IL RISIKO BANCARIO? NEL SUO SOGNO DI CONQUISTARE IL LEONE DI TRIESTE, EVITANDO PERO' IL LANCIO DI UNA COSTOSISSIMA OPA, PARE CHE NELLA TESTA DI CALTA FRULLI UN PIANO IN DUE TEMPI: INTANTO CONQUISTARE LA MAGGIORANZA NEL CDA DELLA COMPAGNIA, DOPODICHÉ PAPPARSI MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI (SEMPRE CHE NON ARRIVI A PIAZZETTA CUCCIA UN CAVALIERE BIANCO) – ALL’OFFENSIVA DI CALTA, L’ASSO NELLA MANICA DI DONNET SI CHIAMA UNICREDIT. ORCEL AVREBBE PERSO L’ENTUSIASMO PER BPM E SAREBBE BEN FELICE DI PORTARSI A CASA BANCA GENERALI - TANTO PER SURRISCALDARE IL CLIMA GIÀ TOSSICO È ARRIVATA IERI “LA STAMPA” CHE LANCIAVA ‘’L’IPOTESI DEL CONCERTO CALTAGIRONE-MILLERI” (SMENTITA)…

luca richeldi papa francesco bergoglio sergio alfieri

DAGOREPORT - I MEDICI DEL GEMELLI CHE CURANO IL PAPA (SERGIO ALFIERI E LUCA RICHELDI) SONO STATI CHIARI CON FRANCESCO: SE E QUANDO VERRÀ DIMESSO, BERGOGLIO DOVRÀ DIMENTICARE LA VITA MOVIMENTATA CHE HA CONDOTTO FINORA, E DARSI UNA REGOLATA. IL FISICO DEL PONTEFICE 88ENNE È MOLTO PROVATO E NON POTRÀ REGGERE AD ALTRI VIAGGI, OMELIE AL GELO E MARATONE DI INCONTRI CON I FEDELI – IL FUMANTINO CAPO DELLA CHIESA CATTOLICA ACCETTERÀ LA “CAMICIA DI FORZA” DI UNA CONVALESCENZA "PROTETTA" A SANTA MARTA?

angela merkel friedrich merz

DAGOREPORT – IL MURO DI BERLINO NON E' MAI CADUTO: MERZ E MERKEL SONO LE DUE FACCE DI UN PAESE CHE NON HA SANATO LE STORICHE DISEGUAGLIANZA TRA IL RICCO EST E IL POVERO OVEST – FIGLIOCCIO DI SCHAUBLE LUI, COCCA DI KOHL LEI, MERZ E MERKEL SI SFIDARONO NEL 2000 PER LA LEADERSHIP DELLA CDU. MA LA DEFLAGRAZIONE DEI LORO RAPPORTI SI È AVUTA CON LA POLITICA MIGRATORIA DI ANGELONA, FALLIMENTARE AGLI OCCHI DI MERZ (CHE RITENEVA NECESSARIO INTEGRARE I TEDESCHI DELL’EST, PRIMA DI ACCOGLIERE SIRIANI E TURCHI) - SE LA MERKEL L’AVESSE ASCOLTATO, OGGI L’AFD NON SAREBBE AL 20%...

beppe sala elly schlein

DAGOREPORT - TE LO DO IO IL CENTROTAVOLA! - L'IDEONA DI ELLY SCHLEIN PER NEUTRALIZZARE CHI SOGNA LA NASCITA DI UN PARTITO CENTRISTA ALLEATO DEL PD: CREARE LISTE CIVICHE PER LE REGIONALI E, SE FUNZIONANO, RIPROPORLE IN CHIAVE NAZIONALE ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 COL NOME DI "ALLEANZA PER L'ITALIA" - LEADER DEL PROGETTO DOVREBBE ESSERE BEPPE SALA, CHE PERÒ HA PERSO SMALTO (LE INCHIESTE SULL’URBANISTICA MILANESE) - L'ISOLAMENTO DI SCHLEIN NEL PD SUL PIANO DI RIARMO DI URSULA E LA SUA MANCANZA SI CARISMA: I SUOI GIORNI AL NAZARENO SONO CONTATI...

elon musk trump zelensky jd vance

DAGOREPORT – LE SPARATE DI ELON MUSK SONO SOLO UN MODO PER ATTIRARE L’ATTENZIONE E RISPONDERE AL PRESENZIALISMO DI JD VANCE, CHE MR. TESLA CONSIDERA UN “BURINO” – IL MILIARDARIO KETAMINICO HA PRESO MALISSIMO LA VISIBILITÀ OTTENUTA DAL VICEPRESIDENTE USA GRAZIE ALL’IMBOSCATA TESA A ZELENSKY. TRUMP CONOSCE BENE L’EGO-MANIA DEL SUO “DOGE”: PER QUESTO HA CHIESTO AL CONGRESSO UNA STANDING OVATION PUBBLICA PER MUSK (E QUELLO, TUTTO TRONFIO, SI È ALZATO COMPIACIUTO MOSTRANDO IL POLLICE)…

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER