MANCA SOLO ''SALUTAVA SEMPRE'' - PARLA LA MADRE DI BIN LADEN: ''MIO FIGLIO ERA UN BRAVO RAGAZZO, GLI HANNO FATTO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO''. PER LA PRIMA VOLTA RACCONTA TUTTO AL 'GUARDIAN' ALIA GHANEM, CHE FA PARTE DEL CLAN ANCORA POTENTISSIMO IN ARABIA SAUDITA, E CHE VUOLE UNA VOLTA PER TUTTE TOGLIERSI DI DOSSO L'IMMAGINE DEL CAPO DI AL QAEDA
Marta Serafini per www.corriere.it
alia ghanem madre di osama bin laden
Seduta su un divano a Jeddah, coperta da un hijab rosso, a fianco la fotografia di un giovane uomo barbuto con indosso una tuta mimetica. Alia Ghanem, sui 75 anni, per la prima volta parla. Alia non è una donna saudita qualunque. Alia Ghanem è la madre di Osama Bin Laden.
In un’intervista al quotidiano britannico Guardian, la donna, insieme ad altri due figli, Ahmad e Hassan, e insieme al suo secondo marito Mohammed al-Attas, accetta di ricordare quel figlio così amato. «La mia vita è stata molto difficile perché lui era lontano. Era un bravissimo ragazzo e mi amava così tanto», racconta. Alia parla da Jeddah città che è stata dimora dei Bin Laden per generazioni e dove è nato l’impero di una delle famiglie più ricche dell’Arabia Saudita.
Per anni la donna ha rifiutato di parlare con la stampa. Il nome di Osama e l’attacco dell’11 settembre per anni sono stati ritenuti una piaga dai funzionari del Regno, troppi infatti erano i legami con il Paese e il fatto che 15 dei 19 dirottatori provenissero da lì veniva considerata una prova dell’appoggio dato al piano di Bin Laden. Ma ora che il Paese è guidato dal principe ereditario Mohammed Bin Salman e ora che sono passati 17 anni da quel giorno la donna ha cambiato idea.
L’ESILIO DEI BIN LADEN
Alia ricorda il figlio, primogenito, come un ragazzo timido e bravo a scuola. E’ all’università di Jeddah - Osama frequentava economia - che il ragazzo viene radicalizzato da un membro dei Fratelli musulmani, Abdullah Azzam, che diverrà il consigliere spirituale del leader di Al Qaeda. «Era un bravo studente fino a quando non ha incontrato delle persone che gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Gli dicevo di starne alla larga ma lui non ammetteva di essere coinvolto, anche per non darmi dispiaceri», continua la donna.
Poi Osama parte per l’Afghanistan. Siamo nei primi anni 80 e sulle montagne il ragazzo ventenne diventa un mujaheedin che combatte contro i russi. «Chi lo ha incontrato in quel periodo lo ha sempre rispettato. All’inizio eravamo molto orgogliosi di lui. Persino il governo saudita lo trattava con rispetto», racconta Hassan. Mai e poi mai, assicura Alia il sospetto che il figlio potesse diventare un jihadista.
L’ultima volta che lo vedono è in Afghanistan nel 1999. Lo incontrano due volte vicino a Kandahar. «Era felice, uccise un animale e facemmo un banchetto». Ghanem racconta anche della sua infanzia in Siria, nella città costiera di Latakia, dove cresce in una famiglia alawita (minoranza religiosa cui appartiene anche il presidente siriano Bashar Assad mentre originaria di Latakia era anche Najwa, la prima moglie di Bin Laden, ndr). La donna è stanca e va a riposare. La conversazione del Guardian continua con gli uomini. «Sono passati tanti anni e lei ancora non riesce a biasimarlo. Incolpa quelli che gli sono stati vicino. Ha conosciuto solo il suo lato buono».
la famiglia bin laden in svezia osama il secondo da destra
I fratelli raccontano invece di essersi vergognati di lui e ripercorrono le conseguenze e l’esilio che gli innumerevoli membri della famiglia hanno dovuto subire a causa delle “gesta” di Osama (le vicende dei figli del leader di Al Qaeda sono raccontate in un libro meraviglioso The Exile, scritto dai giornalisti britannici Cathy Scott Clark e Adrian Levy).
Il Guardian ha incontrato anche il principe Turki al-Faisal, a capo dell’intelligence saudita per 24 anni, tra il 1977 e il 1 ° settembre 2001. «Ci sono due Osama Bin Laden, uno prima della fine dell’occupazione sovietica in Afghanistan e uno dopo. Non era un combattente. Per sua stessa ammissione è svenuto durante una battaglia», spiega Turki. Quando torna a Jeddah però è un uomo diverso. «Aveva sviluppato un atteggiamento più politico. Voleva cacciare i comunisti e i marxisti dallo Yemen. L’ho ricevuto e gli ho detto di fermarsi», continua Turki.
osama bin laden corano e fucile
«Ma lui aveva la faccia da poker». Bin Laden però capisce di dover cambiare aria. Va prima in Pakistan, poi in Sudan. Entra in esilio e infine torna in Afghanistan. Il capo dei talebani, il mullah Omar, si rifiuta di consegnarlo ai sauditi in quanto difensore dei musulmani. Ma è con gli attacchi alle ambasciate statunitensi in Tanzania e in Kenya che la storia di Bin Laden cambia per davvero. O, almeno, così è per la famiglia e per Turki.
Ma è il figlio di Osama Bin Landen, Hamza, 29 anni, il principe ereditario ora a preoccupare i servizi di mezzo mondo. Sarà lui il leader di Al Qaeda dopo Al Zawahiri? La madre di Osama ritorna in campo e si unisce di nuovo alla conversazione. «Parlo con il suo harem quasi tutte le settimane», dice. «Vivono qua nelle vicinanze». Il Guardian chiede alla famiglia se siano preoccupati dal ruolo di Hamza. «Hamza avrebbe detto di voler vendicare suo padre. Non vogliamo di nuovo vivere quello che abbiamo vissuto. Se ora fosse qui gli direi di non ripercorre i passi di suoi padre», spiegano gli zii. Poi la chiusa finale dell’articolo, affidata a Turki che rende omaggio al principe alla guida del suo Paese. «Se Mohammed Bin Salman non sfonderà, ci saranno altri Osama».
a sinistra il padre di osama bin laden la fattoria di bin ladendai video di osamaosama nel compoundalia ghanem madre di osama bin ladenhamza figlio di osamaosama bin ladenil nascondiglio di bin laden in afghanistan 3il nascondiglio di bin laden in afghanistan 22il nascondiglio di bin laden in afghanistan 19nel cortile di bin laden