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IL JIHAD È SERVITO - MARIO GIORDANO: “SIAMO MINACCIATI DA UN’INVASIONE DI TERRORISTI E CI STIAMO CONSEGNANDO AI NOSTRI NEMICI - CE L’AVEVANO GIÀ DETTO: ‘VI INVADEREMO CON I BARCONI’. COME SI FA A NON CAPIRLO?”

Mario Giordano per “Libero quotidiano”

Mario Giordano Mario Giordano

 

Sei cristiano? Ti butto a mare. Giù dal barcone. In pasto ai pesci. È successo, succederà ancora. Come volevasi dimostrare: lo avevano promesso e lo hanno fatto. Fra le migliaia di immigrati che sbarcano sulla nostra costa c’è il jihad, la guerra santa islamica.

 

O qualcosa che gli assomiglia molto. Ci sono i tagliagole, quelli che vogliono eliminare i cristiani, arrivare al Vaticano, piantare la bandiera nera sul Cupolone e sterminare gli infedeli che non credono in Allah. Quando l’avevamo detto ci avevano accusato di essere i soliti esagerati. Chissà come sembreranno esagerati ora quei dodici corpi finiti in fondo al Canale di Sicilia soltanto perché non sapevano recitare il Corano. Dodici, peraltro, è un numero provvisorio e indicativo.

 

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Potevano essere molti di più. Forse sono molti di più. E di sicuro, con i prossimi arrivi, saranno molti di più. Ma qui non si tratta di fare il bilancio, si tratta di capire quello che accade. Ahimé, da troppo tempo quelli che ci danno lezione di buonismo e accoglienza non l’hanno capito. O fingono di non capirlo per continuare i loro lerci affari. Il nostro Paese è minacciato da un’invasione. E quelli che ci invadono non sono solo profughi disperati, vittime della guerra, mamme e bambini affamati, come vogliono farci credere. Alcuni sono terroristi. Non siamo noi a dirlo.

 

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È la Procura di Palermo che ha accusato 15 persone che stavano su quei barconi di omicidio plurimo aggravato dall’odio religioso. Significa che hanno ucciso nel nome di Allah. Significa, dunque, che sono l’avanguardia del jihad che sta sbarcando fra noi. Per carità: possiamo far finta di niente. Possiamo continuare a girare la testa dall’altra parte, rotolarci dentro la solita melassa, intontirci di retorica.

 

Possiamo ripetere come pappagalli gli slogan delle coop che mostrano la faccia buona per speculare sulla tragedia. Possiamo fare quel che vogliamo, ma non possiamo raccontarci balle: così facendo, ci stiamo consegnando ai nostri nemici. A quelli che vogliono sterminarci. A quelli che, due giorni fa, hanno diffuso un messaggio in italiano: «Faremo scorrere il vostro sangue nelle vostre strade».

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Loro ci hanno messo parole e musiche. Noi ci metteremo la gola. Anzi, ci rimetteremo la gola. Così è se vi pare: oggi c’è la dimostrazione ufficiale di quello che diciamo da tempo. Sui barconi ci sono anche i terroristi. Usano i clandestini per nascondersi. Per coprirsi. Per mimetizzarsi. Ma sono proprio loro, i fedelissimi della guerra santa, massacratori senza scrupoli, sterminatori spietati.

 

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Del resto, se uno è disposto a buttare a mare dodici persone soltanto perché sono cristiane, perché non dovrebbe continuare l’opera una volta sbarcato? Perché dovrebbe fermarsi? Gli imam del jihad non hanno forse chiesto a tutti i buoni musulmani di dedicarsi allo sgozzamento di chi non accetta di convertirsi?

 

Quello sulla barca è solo l’antipasto. Il piatto forte, purtroppo, è la nostra pellaccia. Non è che non l’avessero annunciato. Anzi: ce l’avevano già detto, in modo esplicito: «Vi invaderemo con i barconi». Siamo noi che non vogliamo sentire, o facciamo finta di non vedere. Quei cristiani copti decapitati dall’altro lato del mare, con il loro sangue a bagnare le rive, erano un altro chiaro e triste messaggio.

il giovane giustiziato da isisil giovane giustiziato da isis

 

La foto della bandiera nera sul Vaticano pure. E gli spari degli scafisti contro la nostra Marina militare, incredibilmente disarmata, stavano lì a dimostrare che sulle rotte del Mediterraneo non s’incrociano solo disperazione e business. S’incrociano, per l’appunto, i terroristi del jihad. Ora ne abbiamo la prova definitiva. E dunque, come non capirlo? Noi che andiamo loro incontro a braccia aperte, anzi: che andiamo a prenderli e a portarceli in casa fra cori beati d’incenso, beh, non stiamo soltanto facendo un errore. Non stiamo soltanto facendo una follia. Più concretamente: stiamo facendo un suicidio. Il nostro.

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