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MARIO, RIMANI A PALAZZO CHIGI! - I PARTITI IN CRISI DI CREDIBILITÀ (E D’IDENTITÀ) NON VOGLIONO CHE DRAGHI SALGA AL COLLE: SAREBBERO COSTRETTI A DECIDERE QUALCOSA E TEMONO DI PERDERE LA POLTRONA - MA DAL “PARTITO DI DRAGHI” AVVERTONO: ALLA LUNGA IL RISCHIO È CHE SI CHIAMI FUORI DA TUTTO (E POI, CHI CI VA AL QUIRINALE?) - L’UNICA CHE VUOLE AL COLLE IL PREMIER È GIORGIA MELONI
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
Ora i partiti sono diventati un ostacolo fra Draghi e il Quirinale. La disponibilità a candidarsi per il Colle, da parte del premier, ufficialmente non c'è. Ma in pochi, fra Camera e Senato, sono pronti a giurare che l'ex banchiere non sia interessato alla prima carica dello Stato. E anzi i più maliziosi, ieri mattina, hanno ascoltato con sorriso sornione le parole al miele che Mario Draghi ha rivolto all'aula durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
mario draghi sergio mattarella
(…) Una certezza tuttavia c'è: sulla strada non ancora intrapresa di Draghi verso il Colle i leader si sono messi di traverso. Facendo leva sull'importanza che l'ex banchiere resti a Chigi. Enrico Letta, davanti alla platea targata Fdi di Atreju, ha detto con chiarezza che «Draghi sta facendo molto bene. Se restasse al governo sarebbe una cosa positiva».
E soprattutto: «Non so se questa maggioranza andrebbe avanti dopo di lui». Che poi, a leggerla bene, è la stessa posizione di Antonio Tajani, il coordinatore di Forza Italia: «Se Draghi va al Colle, non c'è alternativa al voto ».
MATTEO SALVINI IN SENATO APPLAUDE DRAGHI
E il capo dei 5S Conte? Per lui «è prioritario» che l'ex presidente della Bce resti alla guida dell'esecutivo. E Matteo Salvini, sinora, si è detto aperto a ogni soluzione, pur sapendo che una buona parte dei suoi parlamentari vede come uno spauracchio qualsiasi ipotesi che avvicini le urne.
«La Lega è un partito di ispirazione sovietica ma almeno il 20 per cento dei nostri non si allineerebbe all'indicazione di votare Draghi per il Colle», rivela un deputato di peso del Carroccio. Paradossalmente, l'unica forza che ha reale interesse a promuovere Draghi è Fratelli d'Italia, che è anche l'unico partito d'opposizione (e la sola che, per via dei sondaggi positivi, non pagherebbe dazio al taglio dei seggi nella prossima legislatura).
Ce n'è abbastanza per far irritare, se non il diretto interessato, coloro che gli stanno più vicini. Come Giancarlo Giorgetti, il ministro leghista che teme che in questo clima il presidente del Consiglio perda la pazienza e molli tutto, l'ipotesi Colle come il governo di unità nazionale. O come il sottosegretario Bruno Tabacci: «Sì, il rischio che si stanchi c'è. A causa di una sommatoria di piccoli interessi che ne intralciano il cammino».
La realtà è che l'attuale inquilino di Palazzo Chigi si trova in una strettoia. L'incognita sulla sua reale volontà di puntare il Quirinale non nasconde il fatto che i segretari dei partiti non sono certi di poterlo sostenere con facilità: «Questi leader non controllano più nulla, non hanno la forza per garantire i 710 voti che servirebbero a Draghi alla prima votazione », segnala Tabacci.
sergio mattarella e mario draghi
Poi c'è il fattore X: quell'insofferenza trasversale per un presidente visto come un "commissario" della politica italiana, l'uomo che ormai per definizione "tira dritto" senza troppe concessioni a partiti che vivono un lungo momento di crisi. «La partita del Quirinale è la migliore occasione per consumare la rivincita», sbotta un altro ministro.
L'altra prospettiva che Draghi ha davanti a sè è continuare a guidare il governo in una fase più delicata, con i partiti in campagna elettorale e probabile causa di instabilità. Non esattamente il migliore degli scenari. Potrebbe accettarlo, l'ex capo della Banca centrale, in nome di una lotta alla pandemia che non è finita e del prolungamento dello stato d'emergenza: una misura che il premier ha sostenuto senza remore, ma che costituisce un oggettivo vincolo all'attuale incarico.