MAS-SHOW-NERIA - DOPO UN PROCESSO DURATO 20 ANNI SIAMO ALLO SHOW-DOWN FRA L’EX PROCURATORE CAPO AGOSTINO CORDOVA E IL GRAN MAESTRO DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA (GOI), ANTONIO PERFETTI - CORDOVA INDAGÒ SUL GOI DOPO CHE UN MAFIOSO PUGLIESE, IN UN’INTERCETTAZIONE, CHIESE L’AIUTO DI LICIO GELLI - PER PERFETTI FURONO EFFETTUATI SEQUESTRI NON AUTORIZZATI, E SPARIRONO DALLE SEDI DEGLI OGGETTI DA COLLEZIONE…

Antonio Massari per "Il Fatto Quotidiano"

"Ha dimestichezza con Internet? Sa che digitando su Google le parole 'Cordova', 'massoneria' e 'flop', il web sforna migliaia di documenti?". "La domanda non è ammessa!" interviene il giudice, Giuseppa Ferrucci, stoppando l'avvocato. Nel frattempo Agostino Cordova risponde comunque che no, Internet non lo usa, precisando di aver "applicato la legge sempre in modo inflessibile". Affermazione che fa sobbalzare Antonio Perfetti, gran maestro aggiunto del Goi, il Grande Oriente d'Italia, la loggia di Palazzo Giustiniani, che siede a due metri dall'ex procuratore capo di Palmi: "Da questo processo - dirà alla fine dell'udienza - dipende la dignità e l'orgoglio del Goi".

A 20 anni esatti dall'inizio di questa storia - il fascicolo di Cordova sulla massoneria fu aperto il 16 ottobre 1992 - il capo massone e l'ex procuratore tornano a scontrarsi: in un'aula di giustizia. Siamo alla stretta finale. Alla salvezza dell'onore. Da entrambi i lati: Cordova rivendica il rigore del suo lavoro, Perfetti ambisce al crisma della persecuzione, subìta dal Goi, per mano giudiziaria. Tutto poggia su una denuncia per diffamazione, presentata da Cordova contro Perfetti, per via di un'intervista che il Gran Maestro ha rilasciato due anni fa accusando il procuratore d'aver sperperato denaro pubblico, d'aver privilegiato l'indagine sulla massoneria lasciando morire i fascicoli contro i delinquenti.

Lamentando perquisizioni e sequestri senza alcun titolo. Così ogni domanda diventa un processo sul processo. Nel '92 tutto nacque da un'intercettazione: un mafioso pugliese chiedeva l'aiuto di Licio Gelli per aggiustare il processo di due criminali. Da lì si giunse alla super loggia coperta. Oggi l'avvocato di Perfetti insinua la totale incapacità di Cordova con una semplice domanda: "Conosce la differenza tra massoneria regolare e deviata?". Cordova sarà pure anziano ma è combattivo. L'udito è indebolito e la memoria - ammetterà più tardi - gli difetta un po' da quando gli hanno impiantato cinque bypass.

"Nel Grande oriente d'Italia c'erano 7mila massoni coperti. Poi questo procedimento fu trasferito a Roma: per ragioni che tuttora ignoro. Sono trascorsi vent'anni, ho prodotto i documenti, non posso ricordare tutto con precisione", risponde l'uomo che istruì - incassando una lunghissima sfilza di archiviazioni - la più corposa inchiesta mai svolta sulla massoneria. E questa è la resa dei conti, dinanzi a un giudice che fatica a tenere i due contendenti sul tema del contendere senza riaprire il vaso di Pandora: impresa impossibile, poiché è proprio lì, in quel vaso, il corpo della diffamazione. Entra in aula un'altro teste chiamato da Cordova - che è assistito dall'avvocato Michele Miccoli - e siede per essere interrogato: "Mi chiamo Francesco Neri".

Nel '92 era un sostituto di primo pelo: oggi - dopo aver istruito, tra i tanti, il fascicolo sulla strage di Ustica - è consigliere della Corte d'Appello di Roma. Negli occhi gli leggi l'affetto e la riconoscenza che si deve al vecchio maestro. "Cosa ricorda della perquisizione al Goi?". "Ad aprirmi la porta fu Giorgio de Stefano". Cala il silenzio: parliamo del fratello del Mammasantissima di Reggio Calabria, tra i capi di una guerra che costò 200 morti.

L'avvocato Vigna incassa e punge sul punto più incredibile. Perfetti sostiene che siano avvenute perquisizioni senza mandato, sequestri senza deleghe, con la sparizione di oggetti sequestrati. "Sempre tutto regolare" spiega Neri. "Dalla Loggia Fratelli Bandiera - dice Perfetti dopo l'udienza - è sparito materiale da collezione". È per questo che Vigna domanda a Cordova: "Tutto ciò che fu sequestrato finì a Roma? O qualcosa fu custodito nel palazzo di giustizia di Palmi?".

Un'accusa incredibile, che sarà vagliata, se qualcuno oserà pronunciarla nel prossimo scontro in aula. Che si aprirà con un colpo di scena. Cordova ha presentato il documento che certifica: Perfetti non fu mai indagato.

 

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