SOLO MASOCHISMO EUROPEO O C’E’ ALTRO?- LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI RISCHIA DI PERDERE 5 MILIARDI DI FONDI EU. MOTIVO: CAMBIATE LE REGOLE DEL PIANO JUNCKER PER L’OCCUPAZIONE. E LA CDP NON LE RISPETTA PERCHE’ HA DENTRO LE FONDAZIONI BANCARIE (PRIVATE) - LA DECISIONE FINALE AD UNA TEDESCA DEL PPE. CHE HA COME SOPRANNOME ''SIGNORINA ROTTENMEIER''
Marco Bresolin per La Stampa
Il governo considera la questione «di primario interesse» per il nostro Paese. Per questo durante l' estate ha avviato un pressing intenso a Bruxelles, mobilitando anche alcuni pesi massimi delle istituzioni Ue come il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen e il presidente dell' Europarlamento, Antonio Tajani. La partita è delicata e rischia di penalizzare pesantemente l' Italia. Con la Cassa Depositi e Prestiti che si troverebbe tagliata fuori dal suo ruolo di porta d' accesso privilegiata ai Fondi europei e tutto ciò che ne potrebbe conseguire.
L' Unione Europea sta riscrivendo il proprio regolamento finanziario. L' insieme di norme - tra le altre cose - stabilisce le modalità di assegnazione dei Fondi strutturali e di investimento. Nel testo preparato un anno fa dalla Commissione c' è un articolo che di fatto priverebbe la Cdp del ruolo di «Istituto nazionale di promozione» che consente di ottenere l' assegnazione diretta dei fondi europei. Un bel guaio.
Nel 2016 l' Italia è stata il Paese che più di tutti in Europa ha beneficiato del Piano Juncker. Tutto ciò grazie al ruolo di collettore esercitato proprio dalla Cassa, che ha permesso di utilizzare ben 5 miliardi in un anno, generandone 11 di investimenti. Ma con le nuove norme non potrebbe ottenere l' assegnazione diretta dei fondi a causa della sua natura particolare (parte del capitale è privato). E per l' Italia sarebbe il caos.
Il testo è finito sui tavoli del Consiglio Ue nel primo semestre di quest' anno e l' Italia ha cercato di mettere mano al passaggio contestato (quello che modifica l' articolo 82 del Regolamento 1303/2013), ma nel testo uscito alla fine di giugno la norma anti-Cdp è rimasta. Il nodo è giuridico perché le modifiche proposte dall' Italia rischiano di entrare in contrasto con la direttiva appalti.
Due giorni fa è quindi iniziato quello che in gergo comunitario si chiama «trilogo», il negoziato tra Consiglio, Commissione e Parlamento per trovare un' intesa sulle leggi che devono essere approvate. La trattativa dovrebbe durare un paio di mesi: Jean-Claude Juncker vuole un' approvazione rapida. Si punta al voto finale in Parlamento entro la fine dell' anno o al massimo all' inizio del 2018. C' è da fare presto.
L' Italia cerca sponde ed è partita all' attacco su più fronti. Da un lato con una richiesta formale avanzata durante l' estate alla Commissione. I ministri Pier Carlo Padoan (Economia) e Claudio De Vincenti (Coesione Territoriale), con il sottosegretario agli Affari Ue Sandro Gozi, hanno inviato una lettera al vicepresidente della Commissione Ue, Jyrki Katainen. La missiva (spedita anche alle commissarie Corina Cretu ed Elzbieta Bienkowska) chiede che la Commissione faccia un passo indietro rispetto al testo approvato nel settembre del 2016, proponendo alcune modifiche per salvare Cdp.
Un intervento «che permetterebbe all' Ue di affidare i Fondi Sie (Strutturali e di investimenti, ndr) in modo più rapido ed efficiente e all' Italia di potenziarne gli impegni», come si legge nel documento visionato da «La Stampa». La Commissione è disposta ad ascoltare le ragioni italiane. Del resto il ruolo di Cdp è stato più volte elogiato da Katainen, che lo scorso anno l' aveva definita «la migliore banca per la promozione dell' economia in Europa».
Un' apertura c' è stata, ma la Commissione non intende mettere mano a quelle che vengono definite linee rosse. Le regole sull' assegnazione diretta dei fondi devono rispettare la direttiva appalti e dunque le istituzioni con capitale privato sono tagliate fuori.
A metà settembre ci sarà un incontro tecnico per trovare una via d' uscita. E intanto si lavora sul fronte politico. Attraverso canali diplomatici, il governo ha chiesto esplicitamente un appoggio anche ad Antonio Tajani. Nel nome dell' interesse nazionale, il presidente dell' Europarlamento - su cui si fanno sempre più insistenti le voci di un possibile impegno nella politica nazionale dal prossimo anno - è chiamato a usare il suo peso istituzionale per sostenere la causa italiana.
Dal lato del Parlamento, infatti, il dossier è nelle mani di Ingeborg Grassle, la tedesca del Ppe che guida la commissione per il controllo dei bilanci. Per via della sua inflessibilità alcuni deputati l' hanno ribattezzata «la signorina Rottenmeier ».