
“UNA PACE FONDATA SULLA PREPOTENZA NON DUREREBBE A LUNGO” – MENO MALE CHE C’E’ MATTARELLA A PRETENDERE DA PUTIN IL RISPETTO DELLE REGOLE INTERNAZIONALI E A RICORDARE CHE LA SUA È STATA “UN’AGGRESSIONE” NEI CONFRONTI DELL’UCRAINA - IL CAPO DELLO STATO SI DICHIARA FAVOREVOLE A UNA DIFESA EUROPEA MA FRENA SULL’INVIO DI SOLDATI ITALIANI SUL CAMPO: “NON È ANCORA TEMPO” – FOLLI E LE DIVISIONI NEL GOVERNO CON SALVINI CHE “PUNTA TUTTO SULLA DESTABILIZZAZIONE” - “MATTARELLA SI RIVOLGE TRA LE RIGHE ANCHE ALL’OPPOSIZIONE, INVITANDOLA A…”
Stefano Folli per la Repubblica -Estratti
(...) Lo scenario di fondo non cambia: Mattarella — e con lui buona parte della maggioranza e dell’opposizione — ritiene la Russia responsabile dell’aggressione all’Ucraina. Il linguaggio è ben calibrato per non offrire altri pretesti polemici, ma il senso è trasparente.
Occorre una pace che non suoni come premio all’aggressore per evitare in seguito nuove pagine dolorose. Dunque una «pace giusta» che tenga conto delle esigenze e delle richieste dell’Ucraina alla quale — se ne deduce — non può essere imposta una resa. Discorso senza dubbio chiaro da parte di un uomo che si è sempre riconosciuto nella logica dell’Alleanza Atlantica e non sembra aver cambiato idea. Anche se per l’invio di soldati italiani sul campo «non è ancora tempo».
sergio mattarella vladimir putin
Viceversa il rafforzamento delle difese militari nell’ambito dell’Unione è una via obbligata se si vogliono consolidare le istituzioni europee. Mettere in dubbio tale prospettiva è un esercizio superfluo, oltre che rischioso. Se ne potrebbe dedurre che in un Paese maturo le parole del capo dello Stato costituirebbero la base di una convergenza parlamentare più ampia della coalizione di governo. Non per modificare, beninteso, gli assetti dell’esecutivo, bensì per creare nelle Camere un minimo di solidarietà, visto che è in gioco la sicurezza nazionale.
Osservando la posizione delle forze politiche, si può dire che Giorgia Meloni, pur accusata d’essere una “equilibrista” tentata di abbracciare la linea Trump senza compromettere del tutto i rapporti con Ursula von der Leyen, si è mossa in sintonia con il Quirinale: cornice atlantica, tentativo di tenere insieme Europa e Usa, riarmo dell’Unione ma senza metter mano ai “fondi di coesione”, rinvio sine die per un eventuale utilizzo delle nostre truppe.
vladimir putin sergio mattarella
Una linea prudente che non isola l’Italia e la lascia alla finestra in attesa dei prossimi eventi. Avrebbe potuto fare di più? Forse sì, ma non siamo protagonisti in Europa — come vorrebbe una certa propaganda di destra — e non siamo nemmeno i pontieri tra Washington e Bruxelles: altra illusione che i fatti hanno cancellato in fretta.
In compenso il governo di Roma si è ben guardato dal seguire le impuntature di un Orbán: ha invece agito come si conviene a una media potenza che peraltro figura tra i Paesi fondatori della Comunità europea.
Non è certo una posizione facile, nel momento in cui la Lega abbraccia senza mezzi termini la linea Trump-Musk-Vance, al pari di un Farage a Londra o di Alternative a Berlino. Tuttavia Salvini sta puntando tutto sulla generale destabilizzazione e già altre volte questa scommessa è fallita. S’intende che Mattarella si rivolge tra le righe anche all’opposizione, invitandola a comportarsi in modo responsabile intorno al tema di come rafforzare la gamba europea dell’alleanza militare.
In fondo si tratta anche di togliere alibi a Trump: prima ha chiesto agli europei di spendere di più per la loro sicurezza, adesso sembra disinteressato al futuro della Nato. Questione che non riguarda i Cinque Stelle: hanno scelto di isolarsi rispetto all’alleato/rivale, il Pd, di cui denunciano il «bellicismo». Puntano anch’essi alla destabilizzazione, bisogna dire con maggiore coerenza della Lega.
TRUPPE A KIEV, MATTARELLA FRENA “TROPPO PRESTO PER PARLARNE”
Concetto Vecchio per la Repubblica - Estratti
«L’Italia deve mandare i propri soldati in Ucraina? », domanda la giornalista della tv di Stato giapponese Nhk a Sergio Mattarella. «Non siamo ancora a questo punto», risponde il presidente della Repubblica. «Non sono nemmeno cominciati i negoziati di pace, parlare di quello che avverrà come soluzione è totalmente fuori dal momento ».
sergio mattarella vladimir putin
La questione delle truppe di peace-keeping , di mantenimento della pace, agita il dibattito politico romano e tiene sulle spine Giorgia Meloni, fredda verso l’invio.
Mattarella prova a dare una gerarchia alle cose: prima occorre «una pace giusta e duratura basata sulle norme della Carta dell’Onu, accettata dalle due parti», e poi vedremo come assicurarla.
Fiocchi di neve su Kyoto. Il presidente visita il tempio zen di Kinkaku- ji ricoperto di foglie d’oro.
La gente dice una preghiera, getta una moneta nella cascata ed esprime un desiderio. Mattarella è al quinto giorno della sua visita di Stato in Giappone, un Paese amico con cui cerchiamo di intensificare i rapporti.
L’urgenza è la guerra. Che fare con Kiev? «Ci auguriamo che la Russia sia disponibile a una soluzione che non rappresenti un omaggio alla prepotenza delle armi e non mortifichi nessuna delle due parti, ma che sia conforme al diritto internazionale». Quello che al Quirinale non possono accettare è una pace privata, siglata da Trump e Putin. Un accordo che sia il preludio a un mondo diviso «in sfere di influenze», che ci riporterebbe alla guerra fredda. «Una pace fondata sulla prepotenza non durerebbe a lungo».
Mattarella pretende da Putin il rispetto delle regole internazionali. Ripete che la sua è stata «un’aggressione » che ha «violato ogni regola di convivenza tra i Paesi». Nessun cedimento è possibile, perché se «passasse la regola per cui un Paese più forte può aggredire uno più debole si avrebbe la barbarie nei rapporti internazionali. Perciò in Europa c’è una forte difesa dell’Ucraina », spiega all’opinione pubblica di qui.
MATTEO SALVINI CONTESTATO IN POLONIA CON LA MAGLIETTA DI PUTIN
Il rischio è l’escalation. Un’altra guerra «di proporzioni inimmaginabili ». Ridirebbe quello che ha detto a Marsiglia, sull’aggressione russa paragonata al Terzo Reich?
«Corriamo il rischio che tornino cattive abitudini inammissibili», come negli anni Trenta.
Ricorda che Mosca non ha rispettato il trattato firmato per rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina, dopo che gli ucraini, negli anni Novanta, avevano consegnato 5000 testate nucleari ex sovietiche. Dà così ragione ai timori espressi da Zelensky nella sala ovale della Casa Bianca.
È favorevole, non da ora, a una difesa europea. «È una naturale conseguenza dell’integrazione», spiega. I partiti in Italia sono però divisi sul piano von der Leyen.
Non è ancora quel che Mattarella si aspettava probabilmente. «Servono perciò garanzie di sicurezza », si limita a dire qui. Per secoli l’Europa ha conosciuto la guerra. I nazionalismi portarono alla Seconda guerra mondiale. L’Europa unita ha garantito la pace per 70 anni: «Eravamo in sei, ora siamo 27, e altri sette-otto chiedono di entrare », spiega ai alla cronista giapponese.
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