pablo iglesias annalena baerbock jean luc melenchon

I POPULISTI DEGLI ALTRI – NELLO SCONTRO TRA I PARTITI “TRADIZIONALI” E L’ALA NAZIONAL-SOVRANISTA C’È UNA GALASSIA CHE RIFIUTA L’AUSTERITY MA NON VUOLE RIBALTARE L’EUROPA – PODEMOS IN SPAGNA, MÉLENCHON IN FRANCIA, I VERDI IN GERMANIA: ECOLOGISTI E POPULISTI “DI SINISTRA” CHE ALLE EUROPEE POTREBBERO ROMPERE LE UOVA NEL PANIERE A SALVINI, MA PURE A MACRON – C'È PURE L'INTERNAZIONALE DI VAROUFAKIS SOSTENUTA DA ASSANGE, KEN LOACH, BARBARA SPINELLI E NOAM CHOMSKY (PARE IL CAST DI UN FILM HORROR)

Gianni Rosini per www.ilfattoquotidiano.it

 

MACRON ALLA GOGNA - PROTESTE CONTRO IL PRESIDENTE FRANCESE

I Socialisti crollano, i Popolari arrancano ma resistono, la compagine liberale rappresenta un’incognita anche grazie alla costante perdita di consensi di Emmanuel Macron e la sua En Marche!, la new entry che doveva dare slancio al gruppo. Sovranisti e neo-nazionalisti, nonostante sia diminuita la crescita impressionante avuta tra il 2017 e il 2018, continuano a guadagnare terreno sugli altri partiti. La corsa alle europee di maggio 2019 ha una caratteristica senza precedenti: una polarizzazione tra partiti cosiddetti “tradizionali” e l’ala nazional-populista europea con a capo la Lega di Matteo Salvini.

 

merkel

Ma tra questi due grandi blocchi non c’è il vuoto e a dimostrarlo sono state, per prime, le recenti elezioni nei Land tedeschi di Baviera e Assia. Sparsi per l’Europa continuano a esserci e, in alcuni casi, a crescere partiti europeisti che, su tematiche come l’austerity, non risparmiano critiche al sistema Europa. Niente conservatorismo, quindi, ma nemmeno il disfattismo e l’avversione all’Ue che caratterizza la maggior parte dei partiti e movimenti euroscettici. Un gruppo che potremmo definire di critici riformisti che non ha intenzione di rinunciare alla propria appartenenza all’Unione europea ma che, allo stesso tempo, ha deciso di cambiarla e migliorarla.

 

Podemos, O’Bloco e Partito Socialista portoghese, l’asse iberico

pedro sanchez pablo iglesias

In Spagna, la voce grossa degli anti-austerity la fa certamente Podemos, il partito di stampo socialista, ecologista, anti-austerity e fedele al concetto di democrazia partecipativa nato nel 2014 dal movimento degli Indignados e guidato da Pablo Iglesias Turrión. 

 

Partito da posizioni estremiste e anti-Euro, tanto da essere etichettato come un movimento populista di sinistra, negli ultimi anni Podemos ha abbracciato un europeismo di stampo critico-riformista. Gli ultimi sondaggi danno il partito intorno al 17%, in calo rispetto alle ultime elezioni del 2016, quando ottenne il 21% delle preferenze.

irene montero pablo iglesias

 

Se i numeri raccontano una flessione, a livello nazionale Podemos può contare su una maggiore influenza sull’esecutivo, come testimonia l’accordo varato sui Presupuestos della legge di bilancio 2019 insieme al leader del Partito Socialista al governo, Pedro Sánchez. Un testo che i media spagnoli hanno definito “il più a sinistra della storia” spagnola e che, tra i vari provvedimenti, prevede una patrimoniale, l’aumento del salario minimo, Tobin tax, lotta all’evasione, politiche per la casa, parità di genere e riforme ambientaliste. 

 

PABLO IGLESIAS

Un riavvicinamento, quello tra Podemos e Psoe, che potrebbe dare vita a una futura e più salda coalizione di governo, facilitata anche dal crollo dei Popolari iniziato dopo la sfiducia all’ex premier Mariano Rajoy, e così influenzare anche il voto alle prossime elezioni europee di maggio 2019, con il partito di Iglesias Turrión che andrebbe a portare voti e seggi al gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (Gue/Ngl).

 

Le formazioni anti-austerity sono forti anche nel vicino Portogallo. Quando il primo ministro António Costa ha deciso, nel 2015, di dar vita a una maggioranza di governo composta dal suo Partito Socialista e dalle altre anime della sinistra lusitana, anche estrema, ha allo stesso tempo deciso di accettare un approccio marcatamente di sinistra, socialista e critico verso le politiche di austerity imposte al Paese negli anni precedenti. 

 

antonio costa portogallo

Così, dopo cinque anni di governo di centro-destra che aveva negoziato con Bruxelles le politiche economiche che permettessero al Paese di affrontare la crisi, Costa ha avviato riforme che si allontanano dalle politiche di austerity, grazie anche ai buoni numeri riguardanti la crescita economica.

 

Tra i partiti più radicali che hanno favorito questa svolta dell’esecutivo c’è prima di tutto il Bloco de Esquerda, formazione nata nel 1999 e che per anni si è battuta per riforme di stampo marcatamente socialista e no-global e che, nel 2015, è riuscito a ottenere oltre il 10% dei consensi. O’Bloco, che al Parlamento europeo ha un solo rappresentante, in virtù del 4,5% ottenuto alle Europee del 2014, sembra ancora in crescita. 

jean luc melenchon sophia chikirou

 

Nonostante sia stato fondato da tre uomini, oggi le facce del partito sono anche e soprattutto femminili: ci sono la portavoce Catarina Martins, la vice-presidente del gruppo parlamentare Mariana Mortagua e la deputata europea Marisa Matias. È anche grazie a loro se, oltre alle politiche di stampo socialista, all’approccio no-global e alle tendenze eurocritiche, se non euroscettiche, e la visione ambientalista, il partito ha abbracciato le istanze femministe.

 

Il “populismo di sinistra” di Mélenchon

jean luc melenchon sophia chikirou 1

In Francia, il sogno Macron che aveva infuocato gli animi di chi era in cerca dell’uomo nuovo che risollevasse il Paese dopo i mandati di Nicolas Sarkozy e François Hollande si è infranto appena un anno dopo la sua entrata all’Eliseo. Gli ultimi sondaggi puniscono il presidente francese con un misero 21,5%, appena mezzo punto sopra l’avversaria che aveva battuto alle ultime presidenziali, Marine Le Pen. Ma se il 21% dei francesi guarda a un’alternativa di estrema destra, nazionalista e xenofoba come il Front National, c’è chi il suo voto di protesta andrà a cercarlo all’altra estremità del panorama politico nazionale, ne La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.

 

Terzo partito francese alle presidenziali del 2017, con quasi il 20% delle preferenze, La France Insoumise, oggi data intorno al 12,5%, si candida come l’alternativa eurocritica alle cosiddette formazioni nazional-populiste. Sostenitore della necessità di riforme di stampo socialista ed ecologista, Mélenchon è contrario alle privatizzazioni, favorevole a politiche di maggiore apertura nei confronti dei migranti, guadagnandosi anche per questo gli epiteti di “populista di sinistra” e “filo-chavista”.

Jean-Luc Melenchon

 

Il 67enne di origine marocchina è però anche un convinto critico delle politiche di austerity imposte dall’Unione europea e vorrebbe rinegoziare i termini di permanenza nell’Ue anche per la sua Francia. Una convinzione sulla quale non accetta compromessi, tanto da portarlo a lasciare il Partito della Sinistra europea a causa, sostiene lui, di incompatibilità tra “gli oppositori e gli artigiani dell’austerità”, in riferimento a Syriza di Alexis Tsipras “diventata la rappresentante della linea di austerità in Grecia al punto di attaccare il diritto di sciopero, abbassare drasticamente le pensioni, privatizzare interi settori dell’economia. Tutte le misure contro le quali i nostri partiti combattono in ciascuno dei nostri Paesi”.

 

La Germania è sempre più verde

Annalena Baerbock e Robert Habeck

Tra i partiti anti-austerity che hanno ottenuto i maggiori successi negli ultimi mesi in tutto il panorama europeo ci sono sicuramente i Grünen, i Verdi tedeschi galvanizzati dagli ultimi risultati ottenuti alle elezioni nei Land di Baviera e Assia. Nel Paese che più di tutti ha sostenuto le politiche di austerity dell’Europa, ma dove i Cristiano Democratici di Angela Merkel sono in costante calo e i Socialisti della Spd sembrano ormai sul viale del tramonto, il partito ecologista si sta imponendo come prima alternativa, in opposizione alla formazione ultranazionalista e xenofoba di estrema destra, Alternative für Deutschland.

 

Annalena Baerbock e Robert Habeck 1

Politiche sociali e di solidarietà anche in campo economico, pensioni, lotta al carovita, attenzione alla pressione fiscale e, ovviamente, temi ambientalisti. È così che i Verdi e i loro leader, Annalena Baerbock e Robert Habeck, si sono imposti nel panorama politico tedesco come nuova anima della sinistra e, con i sondaggi che li danno oltre il 20%, come secondo partito a livello nazionale dopo la Cdu, scesa sotto il 30%.

 

A questi capisaldi deve poi essere aggiunto il convinto europeismo condito, però, da pesanti critiche nei confronti delle politiche di austerity e dalla volontà di riformare l’Unione europea. “Il punto non è se la politica di austerità sia giusta o sbagliata (penso che sia sbagliata), ma se ciò sia ancora importante”, si legge sul sito internet di Habeck. “Se i giovani in Spagna, Portogallo o Italia si allontanano dall’Europa, per la maggior parte a causa di questa politica, allora dovremmo cambiarla”.

YANIS VAROUFAKIS

 

L’incognita viene invece dal Movimento per la democrazia in Europa 2025 (Diem25), movimento paneuropeo fondato e guidato dall’ex ministro delle Finanze greco del governo Tsipras, Yanis Varoufakis, che ha deciso di candidarsi come capolista alle prossime Europee proprio in Germania, nella patria dell’austerity. Le posizioni dell’economista di Atene, che in contrasto con le politiche ritenute troppo accondiscendenti del primo ministro Tsipras lasciò l’incarico di governo, sono note e si ritrovano anche in alcuni punti del programma di Diem25: maggiore trasparenza delle istituzioni europee, un ambizioso progetto ambientalista, il rispetto dell’auto-determinazione nazionale e una maggiore condivisione del potere decisionale con i Parlamenti nazionali e locali. 

 

LA VILLA DI VAROUFAKIS

Il movimento, che sul proprio sito dichiara di contare 75mila iscritti da tutto il mondo, ha ottenuto l’appoggio di personaggi noti come il fondatore di Wikileaks, Juliane Assange, il regista Ken Loach, il filosofo e scrittore Slavoj Zizek, l’eurodeputata Barbara Spinelli e il filosofo e linguista Noam Chomsky.

 

In Grecia ha vinto l’austerity?

Quando nel 2015 Syriza ha vinto le elezioni e Alexis Tsipras è diventato primo ministro, la Grecia è diventata la casa della prima grande coalizione anti-austerity d’Europa. I sostenitori di politiche socialdemocratiche, antiglobaliste e anticapitaliste salivano così al potere sfidando i diktat di Bruxelles e la Troika. 

 

TSIPRAS VAROUFAKIS

Ma presto, quello che per una buona parte della sinistra europea era diventato un sogno, una nuova battaglia, ha dovuto chinare il capo di fronte al volere dell’Ue che, forte dei tre piani di salvataggio pensati per tirare fuori Atene dal baratro economico nel quale era caduta, ha gradualmente ammorbidito, indebolendole, le posizioni del governo e del suo leader.

 

Nel 2018, Bruxelles ha annunciato che il Paese è finalmente fuori dalla crisi, anche se i lunghi anni di austerity hanno lasciato il Paese allo stremo delle forze. È adesso che le politiche promesse da Tsipras e dai suoi ministri potrebbero avere più spazio per essere realizzate. Ma in mezzo ci sono tre anni di forte austerity, con membri della coalizione che hanno abbandonato la nave in disaccordo con le decisioni del premier, uno su tutti Varoufakis, e un sostegno crollato, secondo gli ultimi sondaggi, sotto il 20%, a dieci punti dal partito di centro-destra Neo Demokratia. Solo questi mesi che separano il Paese dalle elezioni europee di maggio e, poi, dalle elezioni parlamentari di ottobre diranno se la Grecia ha ancora un grande partito anti-austerity.

 

La Solidarietà irlandese

varoufakis a roma diem25

Una realtà più piccola ma nata proprio per contrastare le politiche di austerità è quella di Solidarity che alle ultime elezioni irlandesi ha formato l’alleanza Solidarity-People Before Profit (S–PBP) conquistando sei seggi in Parlamento con il 3,9% dei consensi. Prima di assumere questo nuovo nome, nel 2017, il partito nato nel 2014 era conosciuto come Alleanza Anti-Austerity (AAA) e ha lo scopo dichiarato, anche nel nome, di combattere l’austerità e le ineguaglianze attraverso politiche di stampo socialista e anti-capitalista che mettano al primo posto il benessere dei lavoratori.

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO