giorgia meloni

MELONI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI: LA SORA GIORGIA INVENTA COMPLOTTI IMMAGINARI E METTE NEL MIRINO I "SOLITI NOTI" - DA GENTILONI A SCHOLZ, DAL SOCIALISTA JOSEP BORRELL, ALTO RAPPRESENTANTE DELL’UE PER LA POLITICA ESTERA FINO ALLA GIUDICE DI CATANIA, IOLANDA APOSTOLICO, SI MOLTIPLICANO ANCHE QUELLI CHE LA DUCETTA VEDE COME "NEMICI": NEL SUO TEOREMA È LA GERMANIA, A COMPLICARE SENZA RAGIONE LA VITA ALL’ITALIA SULLE NUOVE REGOLE FISCALI E SUI RIFUGIATI. MENTRE LA FRANCIA DI MACRON…

Ilario Lombardo per “La Stampa” - Estratti

 

meloni gentiloni

Li indica senza mai nominarli. «I soliti noti» che ieri si sono rivelati essere «altri Stati» e «un pezzo d’Italia», e altre volte erano «certi ambienti europei» o più nel dettaglio «la sinistra» o «forze politiche nazionali ed europee». Sono i nemici individuati da Giorgia Meloni. Ormai uno al giorno, uno dopo l’altro. Offre indizi, abbozza identikit, disegna sagome che senza troppi sforzi di fantasia diventano poi volti, nomi e cognomi.

 

È il tic dell’underdog che vive in un’eterna opposizione, di chi usa il «voi», plurale e generico, per ribattere alle domande dei giornali che reputa più fastidiosi. È un metodo che svela una strategia, meditata dopo il riposo estivo, perché il calendario impone di recuperare i toni della campagna elettorale, perché la stagione porta con sé due emergenze che fiaccano l’azione del governo. Se le ricette contro l’immigrazione vanno male, se i conti del bilancio non tornano, ci sono precise responsabilità, secondo Meloni, colpevoli facilmente individuabili.

 

GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ

Una lista che si ingrossa appena qualcuno mette in dubbio provvedimenti e iniziative dell’esecutivo. L’ultima, in ordine di tempo, è Iolanda Apostolico. La giudice che ha rimesso in libertà quattro tunisini trattenuti a Pozzallo, praticamente smantellando il decreto Cutro. C’è un precedente contro la magistratura. 

 

(...)

 

Prestissimo, perfettamente coordinata con i giornali di destra freschi di stampa, editi dal deputato leghista Antonio Angelucci. Il Giornale, diretto da Alessandro Sallusti, coautore dell’ultimo libro di Meloni, e Libero, diretto da Mario Sechi, suo portavoce a Palazzo Chigi fino a un mese fa, sparano in prima pagina due titoli quasi identici. Tipica character assassination di berlusconiana memoria: chi è la toga, quali sono i segreti del giudice che ha opposto le proprie convinzioni giuridiche al governo.

IOLANDA APOSTOLICO

 

È successo altre volte, in queste ultime settimane. Magistratura, Europa e sinistra sono i bersagli macro. Meloni allude, e le testate militanti subito integrano con nome e cognome. Dalla nebbia dei riferimenti della premier a «certi ambienti europei» è emerso il volto di Josep Borrell, socialista spagnolo e Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, sospettato dai sovranisti italiani di voler sabotare il Memorandum d’intesa firmato con la Tunisia nella speranza di frenare gli sbarchi.

 

Negli stessi giorni, la fisionomia di un altro nemico si è andata definendo a poco a poco, colpo su colpo, allusione dopo allusione. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni è la sintesi perfetta del perfetto nemico della destra. Ex presidente del Consiglio, Pd, anche lui esponente di spicco del socialismo europeo, evocato come possibile premier di un governo di larga coalizione. Meloni e il vicepremier leghista Matteo Salvini ancora più esplicitamente lo hanno accusato di scarsa italianità, di non aver fatto abbastanza sulla riforma del Patto di Stabilità e di non aver mostrato la giusta flessibilità durante i negoziati sul via libera alle rate del Piano nazionale di ripresa e di resilienza.

 

von der leyen borrell

L’autoassoluzione è totale e la catena della colpa porta quasi sempre all’estero. Prima era la Francia di Emmanuel Macron, quando il presidente la snobbava, quando dimenticava di invitarla a cena, e dopo le liti sulle navi dei migranti le scatenava contro il ministro dell’Interno Gérald Darmanin. Oggi le cose sono cambiate. Macron ha messo a disposizione di Meloni il suo miglior sorriso dopo aver capito una volta per tutte che è Salvini l’alleato italiano a braccetto del quale Marine Le Pen può lanciare la campagna dell’estrema destra contro l’immigrazione e la debolezza della risposta europea.

 

Ma i colpevoli, quando si cercano, non mancano mai. Adesso è il turno della Germania. Il governo socialdemocratico e verde del cancelliere Olaf Scholz e della ministra degli Esteri Annalena Baerbock, sono loro «gli altri Stati» che, accusa Meloni, «lavorano nella direzione opposta» all’Italia, sabotando accordi, finanziando le Ong che salvano vite in mare e portano i sopravvissuti sul territorio italiano. Nel teorema Meloni è la Germania, severa avversaria della destra dai tempi di Berlusconi, a complicare senza ragione la vita all’Italia, frenando le proposte di compromesso sulle nuove regole fiscali e facendo solidarietà sui rifugiati «con i confini degli altri».

 

GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ

Tra Roma e Berlino c’era in ballo un piccolo trattato di amicizia a cui stavano lavorando le diplomazie, sul modello del Trattato del Quirinale firmato da Macron con Mario Draghi. Tutto è fermo ora, e lo resterà fino a quando non tornerà il sereno. A Granada, giovedì e venerdì, a margine dei due vertici europei, Meloni avrà l’occasione di parlare di persona con Scholz. Gli staff tecnici sono in contatto quotidianamente per un possibile bilaterale. Le tregue servono, tanto quanto i nemici.

BORRELLgiorgia meloni con paolo gentiloniolaf scholz giorgia meloni MELONI SCHOLZ VIGNETTA GIANNELLI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…