LA GERMANIA ESPORTA TUTTO, ANCHE LO SMOG! LA MERKEL SOTTO ACCUSA IN FRANCIA PER IL FUMO DELLE CENTRALI A CARBONE CHE, A CAUSA DEL VENTO, HA INVASO PARIGI, COSTRETTA ALLE TARGHE ALTERNE

Daniel Mosseri per ‘Libero Quotidiano'

Da quando l'eurozona è entrata in crisi, Angela Merkel è sul banco degli imputati. Si dice europeista ma fa solo l'interesse della Germania; assiste al tracollo della Grecia, facendo pagare i danni a tutti, quando sono state proprio le banche del suo Paese a investire in quelle elleniche; strangola mezzo Continente con una politica draconiana solo per salvaguardare l'export tedesco (un'accusa, questa, mossa anche dal Fondo monetario internazionale).

La lista è ancora lunga e comprende una politica estera «strabica» con la Russia, assieme alla capacità di attribuirsi ogni successo, addossando agli alleati europei o ai soci di coalizione ogni errore. Libero per primo non ha mai fatto sconti alla cancelleria tedesca. Ma ci voleva tutto l'estro dei francesi per accusarla dell'inquinamento del cielo di Parigi. Da diversi giorni la capitale francese boccheggia sotto una coltre di smog e dopo aver invitato la popolazione a non usare l'auto, lunedì scorso il sindaco socialista Bertrand Delanoë ha imposto la circolazione a targhe alterne.

Chi è dunque il responsabile della coltre che appanna la vista della Tour Eiffel? È stato il primo quotidiano economico francese, Les Echos, a svelare l'arcano. Non si tratta di inquinamento nazionale: la coltre grigia è made in Germany. D'altronde si sa, si leggeva sulla stampa transalpina: spaventata dal disastro di Fukushima, nel 2011 Angela Merkel ha decretato la chiusura delle centrali atomiche tedesche e da allora nella Repubblica federale hanno ripreso allegramente a bruciare il carbone.

I venti che spirano dall'est hanno fatto il resto, concludeva Les Echos, citando dati di Air- Parif, l'agenzia ambientale parigina, secondo cui «ben il 68% dell'inquinamento atmosferico in Ile de France (la regione attorno alla capitale, ndr) è importato». E il fragrante aromadi baguette appenasfornate ha lasciato il passo a un puzzolente smog teutonico. È vero che da quando Frau Merkel ha deciso la svolta energetica (Energiewende), le centrali tedesche a carbone lavorano a pieno ritmo.

A denunciarlo sono stati, guarda caso, i Verdi, irritati con la cancelliera per avergli sfilato per decreto una più che trentennale battaglia contro l'atomo. Ma è anche vero che una settimana prima dello «scoop» del giornale finanziario francese, un ingegnere di AirParif spiegava a Le Monde che la situazione di questi giorni è «normale» o quantomeno «tipica» delle giornate invernali più tiepide.

L'aria in quota si scalda in fretta mentre il suolo resta freddo, così che gli inquinanti più bassi, a cominciare da quelli emessi dalle automobili diesel, restano fermi dove sono. E il parigino medio soffoca.

«Un massiccio inquinamento atmosferico di origine tedesca ci sembra poco probabile», ha riferito a Le Figaro un portavoce del ministero dell'Ambiente di Berlino. Mercoledì Le Monde riconosceva che almeno il 50%degli agenti inquinanti è di origine locale e che i picchi di PM10 si registrano nei pressi del famigerato périphérique (il congestionato anello stradale che circonda Parigi) e dei grandi assi di circolazione.

Poi c'è un buon terzo di polveri sottili di importazione estera, salvo che, spiegava il presidente di AirParif, Jean-Félix Bernard, «in Ile de France due giorni su tre i venti spirano da nord-ovest ». Scagionata d'ufficio la Merkel resta da capire il perché di una tale sparata. La ragione può essere nella politica.

Domenica i cittadini della Ville Lumière votano al primo turno delle municipali. Dopo tredici anni all'Hotel de Ville, Delanoë ha deciso di non ricandidarsi. Secondo alcuni, comegià feceJacquesChirac, il sindaco si prepara a un salto verso il governo nazionale. Si contendono lo scranno la delfina del primo cittadino nonché attuale vice sindaco socialista Anne Hidalgo, e la sfidante di centrodestra (Ump) Nathalie Kosciusko-Morizet. I sondaggi danno la prima per vincente. Il punto è che, a meno di una netta inversione della situazione atmosferica, i parigini voteranno sotto una cappa di smog. Niente di meglio di una bella campagna antitedesca per distogliere l'attenzione da una pesante eredità della politica locale e nazionale.

 

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